È morto a Roma all’età di 49 anni Mirko Giannotta, militante della prima ora della destra fin dagli anni del Msi. Mirko, figlio di Carlo, storico segretario della sezione di Acca Larenzia, era un gigante buono, una “spalla” per tutti nei momenti più dolorosi della sua comunità umana e politica. “Impossibile non volergli bene”, dicono in tanti addolorati dalla notizia.
Dipendente dell’Ama, lavoratore infaticabile, era molto apprezzato anche dalla dirigenza di sinistra. Mirko, insieme all’attuale presidente del Municipio VI-Le Torri, Nicola Franco, è stato consigliere circoscrizionale del Msi dal 1993 al 1995 dell’ex ottavo municipio e responsabile dell’ufficio speciale decoro urbano con il sindaco Gianni Alemanno. Molto attivo sul territorio, Giannotta collaborava con molte associazioni del quartiere, ad aprile 2022, come capo del Dipartimento della Protezione civile Endas, partecipò a una missione umanitaria per Kiev. Alla morte del papà ha raccolto il testimone alla guida dell’associazione culturale Acca Larenzia per difendere la memoria della strage che nel 1978 lasciò sul selciato tre giovanissimi militanti del Fronte della Gioventù, Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni. E proprio Acca Larenzia è firmata una grafica che ricorda Mirko con la scritta “Un sorriso che è per noi, tu conservalo se vuoi, mentre tutto intorno cambia…”.
“Ci hai lasciati senza parole. Con te anche il discorso più serio finiva con una battuta, una risata. Generoso, disponibile, premuroso. Piglio da duro e dolcezza infinita. Sei stato sorriso nei momenti difficili e difficile è ora dirti ciao”, è uno dei tanti post che sui social ricorda Mirko Giannotta. Stimato e apprezzato anche dagli avversari politici come dimostra un post su Facebook dell’ex presidente dell’Ama Daniele Pace.
“Ieri è mancata improvvisamente una persona buona. Un collega dell’Ama di cui avevo imparato ad apprezzare la dedizione all’azienda, la profonda onestà e, soprattutto, la bontà d’animo. Mirko era fascista, ovvero quanto di più lontano da me, cresciuto antifascista nei duri anni ‘70. Eppure il rapporto umano è riuscito a superare naturali diffidenze e posizioni politiche incompatibili. E insieme abbiamo fatto un buon lavoro e costruito un bel percorso personale. Ci siamo insomma voluti bene nonostante le profonde differenze”.
Le dichiarazioni di Daniele Pace, ex presidente di Ama, in memoria del funzionario Mirko Giannotta, hanno sollevato un acceso dibattito. Giannotta, morto improvvisamente a 49 anni, è stato descritto da Pace come un “fascista e un collega dedito all’azienda“. Questo tributo, pubblicato su Facebook, ha suscitato forti reazioni, soprattutto da parte della Cgil, che accusa Pace di aver violato il codice etico dell’azienda normalizzando l’orientamento politico di Giannotta.
Nel post, Pace ha ricordato Giannotta come “una persona buona“, lodando la sua dedizione all’azienda, la sua onestà e la sua bontà d’animo.
Tuttavia, come riporta La Repubblica, ha anche sottolineato le differenze politiche che li dividevano, definendo Giannotta un fascista e se stesso un antifascista degli anni ’70.
Nonostante queste divergenze, Pace ha evidenziato il legame umano che era riuscito a instaurare con Giannotta. Queste parole hanno rapidamente fatto il giro delle chat aziendali, provocando una valanga di reazioni.
Mentre il sindacato di destra Ugl ha espresso cordoglio, molti hanno sollevato dubbi sull’opportunità delle affermazioni di Pace.
La Cgil, attraverso il segretario generale Natale Di Cola, ha chiesto l’allontanamento definitivo di Pace da Ama. Di Cola ha criticato l’ex presidente per aver violato il codice etico aziendale e ha espresso sconcerto per la mancanza di provvedimenti contro di lui, sollevando ulteriori dubbi sulla trasparenza dell’azienda.
La municipalizzata dei rifiuti ha anch’essa ricordato Giannotta, sottolineando il suo impegno con la Protezione Civile.
La sorella di Giannotta, Francesca, dipendente Ama, ha diffuso una locandina su Facebook con il volto del fratello e le parole di una canzone della band neofascista ZetaZeroAlfa, invitando a ripetere il rituale dell’ultradestra per salutarlo.
Le polemiche sul neofascismo in determinati ambienti romani non sono certo una novità, basti pensare ai saluti romani di gennaio di quest’anno per ricordare Alberto Giaquinto.