La procura di Genova richiede il giudizio immediato per Giovanni Toti

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La richiesta di giudizio immediato per Giovanni Toti, Aldo Spinelli e Paolo Emilio Signorini contiene un elenco dettagliato delle fonti di prova indicate dalla procura. Si tratta di 35 testimoni, 44 dispositivi elettronici (tra telefonini, computer, hard disk e chiavette), l’elenco delle intercettazioni di cui si chiederà la trascrizione e 28 informative della guardia di finanza. L’elenco è lungo 30 pagine. Tutto il materiale verrà messo a disposizione delle difesa.

La procura di Genova ha chiesto il giudizio immediato per l’ex presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, per l’imprenditore portuale Aldo Spinelli e per l’ex presidente dell’Autorità portuale Paolo Emilio Signorini. La richiesta è stata inoltrata al giudice per le indagini preliminari che dovrà adesso verificare che sussistano le condizioni e poi fissare la data del processo. Il dibattimento potrebbe iniziare tra ottobre e novembre. I tre indagati hanno poi 15 giorni, dopo il decreto che dispone il giudizio, per scegliere eventuali riti alternativi come il processo immediato o il patteggiamento.

È stato il procuratore capo Nicola Piacente a convocare i legali di Toti, Spinelli e Signorini per comunicare la decisione di chiedere il giudizio immediato. “È stata una cortesia – hanno detto gli avvocati Stefano Savi, Andrea Vernazza e Sandro Vaccaro – che il procuratore ci ha voluto fare”.

I tre indagati hanno 15 giorni di tempo per chiedere un eventuale rito abbreviato o il patteggiamento. Il giudice ha cinque giorni per fissare il processo ma non è un termine perentorio. “Noi non chiederemo alcun rito alternativo”, hanno spiegato i legali. “Avremo tutto il materiale da studiare, comprese una serie di intercettazioni che finora non abbiamo mai sentito – ha concluso Savi -. Vogliamo ascoltare anche i toni usati perché a volte potrebbero essere delle battute”.

Ora, perciò, si entra in una nuova fase della vicenda. La procura di Genova ha dato parere positivo alla revoca degli arresti domiciliari per l’ex presidente della Regione Liguria Giovanni Toti. La decisione arriverà tra giovedì e venerdì e dovrà essere pronunciata dal gip Paola Faggioni. Per la procura ligure con le dimissioni dell’ormai ex governatore non ci sarebbe più il rischio di reiterazione del reato. Diversa sembra essere la parentesi giudiziaria che riguarda l’imprenditore Aldo Spinelli: da quanto trapela negli ambienti giudiziari il parere potrebbe essere negativo.

‘I giudici che hanno trattato il caso Toti non sono in malafede, né hanno agito per ideologia. Hanno commesso, a mio avviso, semplicemente un grossolano errore. La motivazione per cui non può essere ridata la libertà al governatore perché potrebbe commettere reati dello stesso tipo è insostenibile. L’ultima cosa che farebbe il presidente della Liguria è ripetere lo stesso sbaglio, né troverebbe mai qualcuno disposto a corromperlo’. A dirlo Antonio Di Pietro, ex Pm di Mani Pulite.

«’Capisco lo stato d’animo di Toti, come dei partiti che lo sostengono. Nel 1996, quando ero ministro, proprio in Liguria, per un’intercettazione in cui si diceva ‘quei due mi hanno sbancato’. (solo dopo si è scoperto che la parola utilizzata era sbiancato) fui raggiunto da un avviso di garanzia. Il clamore mediatico fu incredibile. Per rispetto delle istituzioni, pur essendo amareggiato, fui costretto a dimettermi. Parliamo, quindi, di un calvario che ho vissuto sulla mia pelle. Oltre a essere magistrato, ho rivestito tutti i ruoli previsti dal primo capitolo del codice di procedura penale’.

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