L’ex presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, è libero e  torna subito in campo: ipotesi lista con il suo nome

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Nella giornata di giovedì 1 agosto, l’ex presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, è tornato libero, dopo oltre 80 giorni. Il giudice per le indagini preliminari, Paola Faggioni, ha accolto la richiesta di revoca degli arresti domiciliari presentata dall’avvocato Stefano Savi. Dopo le sue dimissioni, per il giudice non ci sarebbe più il pericolo di reiterazione del reato. “Ritengo francamente che le accuse, la tempistica, la dinamica e la carcerazione siano state un eccesso” ha dichiarato al Corriere della Sera.

Giovanni Toti ha raccontato che dopo la notizia della revoca dei domiciliari, ha sentito “il presidente Mediaset Fedele Confalonieri. Ho parlato con tanti, Crosetto, Donzelli, Lupi. C’è un lungo elenco“, aggiungendo di aver ringraziato Matteo Salvini per la sua vicinanza. L’ex governatore ha aggiunto di aver provato “un profondo senso di ingiustizia e un po’ di impotenza, anche quella di un sistema politico che si è fatto mettere molto in subordine dal sistema giudiziario. Proseguendo il braccio di ferro con la magistratura di Genova avremmo di fatto paralizzato la presidenza della Regione. Essendo un’inchiesta dai connotati politici molto spiccati è giusto che i cittadini esprimano il loro parere con il voto” ha concluso Giovanni Toti.

”Mettere Toti nella condizione di scegliere tra le dimissioni e l’uscita dagli arresti domiciliari rappresenta il tentativo di condizionare il voto dei liguri”, ha detto il ministro degli Esteri e leader di Forza Italia, Antonio Tajani, a La Stampa. Quella di Toti, ha aggiunto, è stata ”una scelta personale, ma ciò che mi preme dire è che questa vicenda rischia di condizionare il voto dei liguri. Per come si è messa la questione, costringendo alle dimissioni Toti, mettendolo dinanzi alla scelta tra dimettersi e restare ai domiciliari. E se Toti al processo sarà assolto? Cosa accadrebbe? Dinanzi all’idea che un arrestato è automaticamente colpevole noi ribadiamo il nostro essere garantisti”, ha rivendicato Tajani, dicendosi d’accordo con il ministro della Giustizia Carlo Nordio che ha parlato di vicenda anomala.

Antonio Di Pietro, intervistato dal Tempo, ha voluto escludere la “malafede” e “l’ideologia” da parte dei giudici di Genova, che secondo l’ex pm di Mani Pulite “hanno commesso semplicemente un grossolano errore”. Per Antonio Di Pietro il no alla liberazione di Toti è stato motivato in modo “insostenibile”,  poiché evidente che non c’è alcuna possibilità di reiterazione dei reati contestati. “Capisco lo stato d’animo di Toti, come dei partiti che lo sostengono”, ha proseguito Di Pietro, raccontando di quando nel 1996, “proprio in Liguria”, a causa di una intercettazione poi risultata trascritta male fu raggiunto da un avviso di garanzia, finì nel tritacarne mediatico e si ritrovò costretto alle dimissioni da ministro. La domanda da porsi: “Fino a che punto ciò che avviene prima della condanna è rilevante? Parliamo di un calvario che ho vissuto sulla mia pelle”, ha chiarito Di Pietro, invitando a porsi la domanda “fino a che punto tutto ciò che avviene prima della condanna deve essere considerato rilevante?”. Quanto all’ipotesi di finanziamento illecito contestata a Toti, Di Pietro ha avvertito che “non c’è niente di più ipocrita, ingenuo, scollegato dalla realtà che pensare che il sistema delle imprese finanzia il politico per un ideale” e che “siamo di fronte a un’ipocrisia legislativa di fondo”.

“È impossibile – ha avvertito – che chi svolga una funzione pubblica, prima o poi, non incorra in un atto che fa l’interesse di una specifica persona o di un’impresa. Attenderei l’esito finale del processo per capire se sia stato commesso un reato. Non conosco le carte e non mi affido alle sintesi interessate”, ha proseguito l’ex pm, sottolineando che la scelta delle dimissioni “nobilita Toti: col suo gesto ha evitato un danno superiore a quello per cui sta patendo”.

“Non voglio drammatizzare oltre misura, non è lo Spielberg e io non sono Silvio Pellico. Il posto è gradevole, la famiglia mi ha coccolato, ma ritengo francamente che le accuse, la tempistica, la dinamica e la carcerazione siano state un eccesso”. Ha detto in primis Toti al Corriere a proposito degli ultimi tre mesi ai domiciliari.

Si è dimesso, ma non ha nessuna intenzione di ritirarsi a vita privata. Giovanni Toti va al Porto antico di Genova e incontra gli amministratori della sua lista. Sindaci. Consiglieri regionali. Assessori. Comincia il dopo Toti ed è lui a guidarlo. La sua lista sarà in qualche modo in campo alle elezioni che potrebbero tenersi nella seconda metà di ottobre, ma quasi sicuramente slitteranno a novembre per essere accorpate a quelle che si terranno in Emilia Romagna e Umbria. Forse, il movimento manterrà anche quel riferimento anagrafico, lista Toti, che evidentemente non è motivo di scandalo: «Vedremo – dice lui, nel corso di un’affollata conferenza stampa – se ci sarà ancora il mio nome oppure no, certo io mi farò da parte, non sarò candidato, i protagonisti saranno altri».

Il candidato alla successione verrà scelto dopo un serrato confronto con i partiti e le diverse componenti della società ligure, ma intanto Toti disegna la sua strategia: la coalizione dovrà tener conto dell’esperienza straordinaria delle liste civiche che prima hanno conquistato la Regione, da sempre tradizionalmente rossa, e poi hanno espugnato quasi tutte le città. Il civismo è il contenitore del totismo, un movimento che ora sembra avere le gambe per andare avanti senza il padre fondatore, visto che  la lista Toti potrebbe sopravvivere e buttarsi nella mischia ma potrebbe anche confluire in un listone civico più ampio, in grado di riproporre quell’esperimento, aggiornandolo ai tempi. Toti incontra i suoi amministratori e, a parte, anche il sindaco di Genova Marco Bucci e il viceministro Edoardo Rixi.

Il leader sonda entrambi: Bucci sarebbe il candidato perfetto, ma purtroppo ha problemi di salute e non è disponibile; Rixi resta l’opzione più accreditata, ma continua a dire di no. C’è ancora qualche giorno per provare a convincerlo, altrimenti la ricerca dello sfidante, che se la vedrà quasi sicuramente con Andrea Orlando del Pd, proseguirà nel bacino dei candidati civici e delle professioni.

Entro fine agosto un nome deve saltare fuori. Dovesse andare male il confronto con la società civile, si tornerebbe verso l’area Toti, quella di Ilaria Cavo, Giacomo Giampedrone, Marco Scajola, ma sarebbe un momento successivo. Toti saluta ma il suo più che un congedo è un arrivederci.

‘Ora chiediamo un giudizio politico su questi nove anni. Saranno i liguri a dire la loro. Ne ho parlato agli esponenti della Lista Toti in un incontro, valutando come ci dovremo e potremo muovere. Io non ci sarò, non correrò né come presidente né come consigliere. Ho dato tutto quello che potevo dare. Darò il mio sostegno ma è evidente che i protagonisti saranno altri’, così l’ex presidente ligure Giovanni Toti ha confermato che non correrà alle elezioni come anticipato  dopo la liberazione. “Ne ho parlato ai miei e ad alcuni sindaci che ho incontrato poco fa – ha aggiunto Toti -. Ho appena incontrato Bucci e il sindaco di Chiavari. Lo dirò ad altri sindaci, come Claudio Scajola e Peracchini. L’importante è che non si deve perdere il programma, lo spirito, l’abbrivio, e l’alchimia di questi nove anni tra i partiti della coalizione e la gamba civica. Gamba civica che dirà la sua sul progetto politico e sul candidato presidente. Faccio politica da quando sono bambino, l’ho fatta anche lavorando, facendo il giornalista, da privato cittadino. Non ho ancora pensato a quello che farò in futuro. La campagna elettorale si svolgerà forse per un periodo in sovrapposizione al processo ma sono due cose diverse non confliggenti. Io con l’avvocato Savi mi confronterò con i pm mentre i candidati con gli elettori. Certamente darò una mano ai nostri. Daremo tutti una mano. Per chi voterò è scontato.  Sul mantenimento del mio nome nella lista dovremo fare delle valutazioni. In Liguria l’anima civica è stata fatta dalla Lista Toti e poi dalle liste Vince Genova, Vince Spezia, Vince Sarzana, dalle liste che hanno sostenuto il sindaco Claudio Scajola. Credo che tutto questo mondo civico dovrà confluire in una offerta organizzata. Che sia una o due liste valuteremo. Se sarà più utile una esperienza più ampia la lista Toti convoglierà dentro un contenitore più ampio, se si ritiene più utile spendere il mio nome in memoria di questi nove anni non ho problemi, ma fisicamente non ci sarò in quella lista’.

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