In Medioriente, con il passare delle ore, la situazione si fa sempre più calda. Si attende, istante dopo istante l’imminente attacco dell’Iran ad Israele in risposta al raid che è costato la vita a Haniyeh, leader di Hamas. Intanto la stessa Hamas ha nominato Yahya Sinwar capo politico di Hamas, chiamato alla successione di Ismail Haniyeh, ucciso sei giorni fa a Teheran in una foresteria dei pasdaran. Secondo diversi osservatori internazionali, questa decisione intorbidisce le acque ma chiarisce al mondo che il vero comandate di Hamas è lui, ormai da tempo. Da più parti ritenuto l’ideatore dell’attacco del 7 ottobre contro Israele, Yahya Sinwar, in questo suo nuovo ruolo di vertice avrebbe, così carta bianca per decidere da solo come continuare a combattere contro Israele e gestire i colloqui per la tregua e il rilascio degli ostaggi. Sinwar vive, da quasi un anno, blindato all’interno dei tunnel di Gaza. Da sempre il nuovo leader di Hamas era considerato la figura ombra che si occupava dei trasferimenti di denaro dall’Iran alla milizia islamica e degli investimenti in tutto il mondo. Intanto al Pentagono prende sempre più corpo l’ipotesi di un attacco coordinato. Sia Biden che Kamala Harris sarebbero stati informati dall’intelligence statunitense del possibile doppio scenario di guerra, il primo da Hezbollah e, poi, a seguire dall’Iran e da molti dei suoi altri gruppi affiliati nella regione. In Israele lo stato di allerta è altissimo. Nella zona delle alture del Golan le autorità locali, dopo che Hezbollah ha lanciato uno sciame di droni e una raffica di razzi verso le alture contese e la Galilea, facendo suonare più volte le sirene d’allarme, hanno chiesto ai residenti di restare vicino ai rifugi e ridurre al minimo gli spostamenti. Dalla Casa Bianca, il presidente statunitense Joe Biden ha assicurato che gli States sono “pronti a difendere Israele”, anche se contemporaneamente Antony Blinken, segretario di Stato, che precisato che “siamo impegnati costantemente nel chiedere a tutte le parti di astenersi dall’escalation”. Dall’Italia, sulla questione il presidente del consiglio dei ministri, Giorgia Meloni ha chiamato al telefono re Abdallah di Giordania, mentre Antonio Tajani, dalla Farnesina, ha parlato con il collega egiziano e di Amman. Intanto nonostante gli appelli alla moderazione di Vladimir Putin, la Russia continua a fornire armamenti agli iraniani.