L’asse elettorale Trump-Musk tra guerre anti-woke, complottismi, interessi comuni e Grok, l’AI di Elon Musk,  totalmente senza freni creativi o inibitori,  che  disegna armi, sangue e cocaina

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Shepard Farey, l’artista della grafica autore nel 2008 dell’iconico manifesto ‘Hope’ di Barack Obama, ne ha creato un altro in omaggio a Kamala Harris intitolato con una nuova parola-slogan: “Forward”, avanti.

Il nuovo poster è stato immaginato pensando “semplicemente alla ricerca di un futuro migliore”.  Ha detto Fairey: “Non si torna indietro. Queste parole della Harris riassumono il momento in cui ci troviamo. Allo scopo di non tornare indietro, dobbiamo andare avanti. Non avremo raggiunto tutto quello che speravamo, ma stiamo facendo progressi, nonostante le minacce crescenti e nonostante avversari dalle politiche regressive”.

Per l’artista di Obama, la candidata democratica e il suo numero due Tim Walz, incarnano infatti la migliore chance per il paese di continuare a muoversi in avanti su temi come “il cambiamento climatico, la responsabilità di impresa e la parità contrastando razzismo, sessismo, xenofobia e omofobia, per il pieno accesso alla sanita e politiche di immigrazione eque”.

Alla creatività artistica di Shepard Fairey, artista grafica che nel 2008 creò  l’iconico manifesto “Hope” di Barack Obama si contrappone  Grok, l’AI di Elon Musk,  totalmente senza freni creativi o inibitori,  che  disegnano armi, sangue e cocaina. La nuova funzione, basata sul FLUX.1 di Black Forest Labs, è stata appena annunciata da Elon Musk, ma al momento è riservata ai solo abbonati a X Premium. Nonostante non sia ancora disponibile per tutti, però. Grok ha già scatenato un finimondo perché è, letteralmente, senza freni: con i giusti comandi è possibile creare immagini fake estremamente realistiche e altrettanto pericolose.

Su X, in queste ore, si sta vedendo di tutto e di più. Una sorta di sagra del politicamente scorretto in cui chiunque abbia un account X Premium entra gratis ed è protagonista. In particolare gli utenti americani si stanno sbizzarrendo con i candidati alle prossime elezioni presidenziali: Kamala Harris e Donald Trump. Usando Flux tramite Grok, infatti, non è affatto difficile creare l’immagine dei due candidati felicemente insieme, ma con la Harris visibilmente incinta, apparentemente di Trump. Lo stesso Trump è protagonista di migliaia di altre immagini, spesso con armi pesanti in mano. Ma, soprattutto, non manca Barack Obama con una enorme quantità di cocaina sul tavolo. Ultimo, ma non meno importante visto che Elon Musk ha apertamente appoggiato Donald Trump e sta finanziando la sua campagna elettorale, a quanto pare Grok tifa per i repubblicani. Alla domanda “Immagina il 47mo presidente degli Stati Uniti” l’AI di Musk offre questa risposta: ‘Libertà di espressione o enorme problema?’ Elon Musk ha pubblicato diversi post su X per mostrare quanto sia avanzata l’AI di Grok e quanto siano belle le immagini prodotte da Flux. Non ha però pronunciato parola sulla possibilità di usare il servizio per creare immagini fake pericolose  come quelle di cui abbiamo parlato.

A Trump  serve il megafono provocatorio  di Musk, per recuperare nei sondaggi e riprendere centralità nel dibattito, come al fondatore di Tesla conviene tenersi buono il tycoon per difendere i suoi affari con le auto elettriche. In mezzo ci sono le battaglie condivise contro la sinistra ultra liberal e l’immigrazione. Alle origini Musk  era pro-Biden.  Joe Biden ha sempre avuto  le idee molto chiare nel  puntare sul contrasto ai cambiamenti climatici e sui sindacati.  Musk non è l’unico ad essere avverso ai sindacati, ma Tesla è considerata un’azienda leader sul tipo di nuove tecnologie necessarie per affrontare il cambiamento climatico. Il piano di Biden per il cambiamento climatico prevedeva, e prevede,  che l’energia rinnovabile sostituisca in gran parte il petrolio, il gas naturale e il carbone e che si costruisca un’enorme quantità di veicoli elettrici.  Tesla era pronto a trarre grandi benefici dalle politiche climatiche di Biden, ma Musk ha una storia di comportamenti anti-sindacali molto lunga: “Un giudice di diritto amministrativo ha stabilito che Tesla e Musk hanno infranto le leggi federali sul lavoro durante una serie di azioni da parte di funzionari dell’azienda e di tweet di Musk nel 2017 e nel 2018, mentre i lavoratori cercavano di formare un sindacato”.  Tesla è stata anche citata per decine di violazioni della sicurezza nel suo stabilimento in California, come riportato da Forbes in un articolo del 2019. Tesla si colloca a metà strada tra la casa automobilistica e l’azienda tecnologica, ma Musk è un classico amministratore delegato della Silicon Valley, la maggior parte dei quali generalmente rifugge dai sindacati. Le tre principali case automobilistiche americane – General Motors, Ford e Chrysler – sono tutte sindacalizzate. La United Auto Workers (Uaw), il sindacato statunitense dei lavoratori dell’automobilistico, ha annunciato di aver presentato una denuncia a livello federale contro Donald Trump ed Elon Musk per le “minacce contro i lavoratori in sciopero” avvenute durante la recente conversazione tra i due su X. L’affabile conversazione  su X tra Donald Trump ed Elon Musk in cui sono volate parole grosse verso i sindacati e i lavoratori sindacalizzati finisce in tribunale: come riferisce Quartz, il potente sindacato dei lavoratori dell’Automotive United Auto Workers (UAW) ha annunciato di aver denunciato i “disgraziati miliardari” per aver violato le leggi federali sul lavoro. Della lunga chiacchierata tra il tycoon e il suo amico imprenditore,  nonché consigliere,  restano parecchi strascichi polemici, di cui quelli sollevati dai sindacati sono solo un esempio. Il segmento di dialogo incriminato è quello in cui Trump allude ai secondo lui auspicabili licenziamenti di massa di quei lavoratori che osassero entrare in sciopero, in una sorta di plauso della posizione di chiusura totale espresso storicamente da Musk. Benché i riferimenti del candidato fossero molto vaghi oltre che espressi in modo informale, tanto è bastato ai sindacati per denunciare l’inciucio tra un potente magnate che aspira alla presidenza e un suo collega che abbina alla fama di visionario quella del disprezzo totale verso i sindacati. Al di là dello show, sicuramente centrale nelle intenzioni di un candidato che sta perdendo smalto davanti a un’arrembante Kamala Harris, la trasmissione ha messo in risalto un aspetto che non è sfuggito ai reporter di Politico: Musk è il consigliere più influente di Donald Trump. È stato lo stesso fondatore di Tesla e SpaceX a rivelare ai suoi azionisti riuniti a giugno in assemblea che lui e Trump si sentono regolarmente per telefono. Questa intimità potrebbe dunque secondo Politico avere profonde implicazioni in caso di affermazione elettorale perché darebbe a Musk grande influenza nelle decisioni che la nuova amministrazione assumerà in campi come l’IA, l’energia, le auto a guida autonoma e lo spazio. Decisioni che farebbero tutto tranne che danneggiare i rilevanti interessi industriali di Musk,  ma l’allineamento tra i due personaggi potrebbe essere più problematico di quanto sembri.

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