L’escluso Matteo Renzi, autentico Barone di Munchhausen, crea un ‘palamara-fuori programma’ inquietante su Arianna Meloni per rientrare sotto la luce dei riflettori

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Fortemente ispirato dal Karl Friedrich Hieronymus von Münchhausen, conosciuto come il Barone di Münchhausen, militare tedesco e personaggio a cui si  ispirò Rudolf Erich Raspe per il protagonista del romanzo ‘Le avventure del barone di Münchhausen’. Il vero barone era infatti divenuto famoso per i suoi inverosimili racconti: tra questi, un viaggio sulla Luna, un viaggio a cavallo di una palla di cannone e il suo uscire incolume dalle sabbie mobili tirandosi fuori per i propri capelli. Questo, per la fase storico letteraria ma, se ci dobbiamo ispirare alla vita reale, il vero Barone di Munchassen è Matteo Renzi che nella vita politica la spara grossa quotidianamente, partendo dalla lite con Barack Obama e dai suoi mirabolanti ruoli internazionali.  L’ex presidente del Consiglio,  a dicembre del 2016 annunciò il suo esilio definitivo dalla politica dopo la sconfitta sonora al referendum costituzionale, è ancora qui tra noi, a partire dal seggio del Pd preso il 2018, per lasciarlo un anno dopo, si è ripreso il seggio il 2022 con un’alleanza con Calenda, e oggi tenta  di rientrare nel centrosinistra, riabbracciando, come suggeriva Alberto Sordi, tutti, che so,  Schlein e Salis anche se,  come conferma Fratoianni, non lo vuole nessuno.

Alessandro Sallusti  su ‘Il Giornale’   tira in ballo Italia Viva come co-protagonista di uno scenario politico e giudiziario inquietante su Arianna Meloni.  Renzi, sdegnatissimo,  ricorda a Sallusti che  nel suo libro, “Il Mostro”,  scrive, riferendosi ai casi di malagiustizia affrontati, che: “hanno arrestato i miei genitori con un provvedimento subito dopo annullato, hanno sequestrato i telefonini ai miei amici non indagati, hanno cambiato nomi nei documenti ufficiali per indagare sulle persone a me vicine, hanno scritto il falso in centinaia di articoli, hanno pubblicato lettere privatissime tra me e mio padre, mi hanno fotografato negli autogrill e mentre uscivo dal bagno di un aereo, hanno controllato e pubblicato tutte le voci del mio estratto conto, hanno violato la Costituzione per controllare i miei messaggi di WhatsApp”. Ed è vero, considerando che proprio la Corte Costituzionale ha dichiarato nulle le conversazioni intercettate nei suoi confronti, essendo parlamentare, censurando pesantemente l’azione della procura di Firenze.

Ma Sallusti gli ha ricordato  il suo continuo attacco alla stampa, a certa stampa, accusata di far parte di un sistema di complotti che egli oggi definisce paranoideo. Renzi sta dimostrando che il suo passato di garantismo era evidentemente riferito alle vicende giudiziarie personali e familiari. Vicende sulle quali non è vero che Fratelli d’Italia ha usato la clava. Lo confermano i tweet di congratulazioni del ministro Crosetto per l’assoluzione dei genitori in uno dei processi, supportati da altri deputati di primo piano.

Renzi, a dire il vero,  è noto perché ama abbattere i governi in corso, senza vincere le elezioni. A febbraio del 2014 si insediò da segretario del Pd e rassicurò l’allora premier Enrico Letta, con la famosa frase: “Stai sereno”: un mese dopo lo fece fuori e prese il suo posto.

A settembre del 2019, dopo che Zingaretti aveva dato la sua parola d’onore a Matteo Salvini che si sarebbe andati al voto a seguito della caduta del primo governo Conte, fu lui a mettersi in mezzo e a far nascere il Conte bis.

Ma anche questa cosa gli stava stretta e cosi ad inizio 2021 si adoperò per far cadere Conte e far nascere il governo Draghi.

Oggi ci sta riprovando e lo ha detto testualmente in un’intervista a Repubblica qualche settimana fa quando ha preconizzato la caduta del governo Meloni e la nascita di una grande coalizione. Con la differenza che oggi c’è una maggioranza coesa, nata dalle elezioni politiche, e non si vede come la si possa far cadere.

Italia Viva, insieme a +Europa, ha superato di poco il 3% alle ultime elezioni europee non raggiungendo il quorum. Quanto vale oggi il partito di Renzi? Poco, molto poco sulla carta.

Gli attacchi ad orologeria ad Arianna Meloni somigliano molto ad  una mossa studiata da parte  del senatore di Rignano, che viene escluso da tutto, partendo dalla Liguria, fatta eccezione il do ut des di Conte. Uscire con lo stile dell’aggressione deviata attaccando la premier attraverso la sorella lo pone sotto la luce dei riflettori.  

Renzi, dopo avere votato la riforma Nordio insieme alla maggioranza e sottolineato che  le distanze tra lui e il centrosinistra su fisco, politica estera e altro erano incolmabili, tira fuori il coniglio dal cilindro che ha il nome di Arianna Meloni, autentico ‘fuori programma’ per attaccare, e sperare di dividere,  il governo.  

L’ultimo stadio della disperazione, come ha ricostruito Alessandro Sallusti sul Giornale, è tornare al punto di partenza. Con una variazione: se non puoi battere Giorgia sul campo dell’azione di governo – è il ragionamento dei suoi avversari – inizia a colpirla tramite Arianna. La sorella della premier, storica militante, apprezzatissima donna-partito che non ha, però, alcun ruolo di governo né istituzionale. «Non importa, qualcosa succederà». Il ‘Qualcosa’ è  frutto di un meccanismo, conosciuto come  il celebre ‘metodo Palamara’, combinato di stampa, partiti e procure,  con cui costruire una narrazione artificiale, una trama giudiziaria che ha l’evidente scopo di sfiancare chi guida il governo. Non ci sono riusciti con altri metodi e vogliono tentarci azionando  l’impalpabile traffico di influenze che sperano di attivare contro la sorella della premier,  alla quale  viene attribuita la regia delle nomine di Stato di ogni ordine e grado, metodo ‘sporco’  e anti-democratico, proprio della premier e del suo governo.  

 “Vogliono indagare Arianna Meloni”, è il titolo choc dell’editoriale a firma del direttore Alessandro Sallusti.

Nell’editoriale, Sallusti evoca l’inquietante “metodo Palamara“, (metodo che conosce in ogni sfaccettatura, avendo anche curato il libro intervista all’ex magistrato) parlando  di una “attenzione oggettivamente sproporzionata” che media e politica rivolgerebbero alla responsabile della Segreteria politica e del Tesseramento FdI e tratteggia appunto l’ipotesi “che ci sia in corso una manovra occulta. L’ipotesi di reato di cui, non è mistero, si sussurra in speranzosa attesa in questi giorni nelle stanze giornalistiche e giudiziarie dell’ex Sistema Palamara: traffico di influenza, un reato che ben si presta ad accuse in mancanza di meglio o di prove, stante la sua aleatorietà”, osserva Sallusti.

 “In questa brutta storia due cose sono certe. La prima è che Arianna Meloni non ha alcun potere decisionale su nessuna nomina; la seconda è che Giorgia Meloni non è tipo da farsi intimidire dalle minacce, neppure se coinvolgono una delle persone a lei più care al mondo. Il tentativo di cucire addosso ad Arianna Meloni un ruolo che non ha per mettere in difficoltà la sorella e l’intero governo è ormai palese, mandanti ed esecutori cominciano ad avere nomi e volti”.

Giorgia Meloni commenta: “Purtroppo reputo molto verosimile quanto scritto oggi da Alessandro Sallusti su il Giornale. D’altronde è uno schema visto e rivisto soprattutto contro Silvio Berlusconi: un sistema di potere che usa ogni metodo e ogni sotterfugio pur di sconfiggere un nemico politico che vince nelle urne la competizione democratica. Hanno setacciato la vita mia e di ogni persona a me vicina senza trovare nulla per attaccarci. Se fosse vero che ora sono passati alla macchina del fango e alla costruzione a tavolino di teoremi per sperare in qualche inchiesta fantasiosa contro le persone a me più vicine, a partire da mia sorella Arianna, sarebbe gravissimo.  Ma in fondo sarebbe anche un buon segno, perché queste mosse squallide e disperate da parte della peggiore politica significherebbero solo che stiamo smontando il sistema di interessi che tiene in ostaggio l’Italia da troppi anni. Quindi, avanti a testa alta, con ancora maggiore determinazione”.

“Eccoci qua: ‘Il Giornale’ apre con un retroscena molto preoccupante per la democrazia: ‘Vogliono indagare Arianna Meloni’. Attenzione, Arianna non ha fatto niente di male, avesse fatto qualche reato sarebbe giusto approfondire e verificare, ma la colpa di Arianna è solo quella di essere sorella di Giorgia. L’allarme lanciato da Sallusti non può lasciare indifferenti. Chi prova a inquinare la democrazia colpendo Arianna Meloni per minare il Governo democraticamente voluto dagli italiani.

In un video su Facebook, il responsabile Organizzazione di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli si unisce a quella di tantissimi esponenti di FdI che hanno preso posizione sulle clamorose indiscrezioni: “Le opposizioni tutte, però, chiariscano, oggi, perché  attaccano Arianna Meloni con così tanta cattiveria e determinazione -aggiunge- visto che non ha ruoli né in Parlamento e nemmeno al Governo. Se non lo faranno dovremmo ritenere l’allarme di Sallusti pericolosamente preciso e avanzato”.

“Ho letto con attenzione l’editoriale di Alessandro Sallusti e lo scenario che prospetta è oggettivamente preoccupante”. Così in un’intervista al Giornale Maria Stella Gelmini che, dal fronte dell’opposizione, ammette che spesso in passato l’assedio mediatico-giudiziario ha condizionato la vita politica, “facendo cadere governi, distruggendo carriere, famiglie, imprese. Spesso senza neanche una sentenza di condanna in primo grado”. La senatrice, portavoce di Azione, commenta così il caso Arianna Meloni scoppiato nel mezzo delle ferie agostane: ‘Non ho elementi concreti per poter esprimere un giudizio compiuto, ma basta solo un avviso di garanzia. Poi arrivano i titoloni sui giornali e la condanna senza appello del tribunale del popolo. Magari dopo anni si scopre che non c’era alcun reato, ma intanto il danno è fatto”. Le toghe fanno politica? “La stragrande maggioranza dei magistrati, ad ogni livello, fa, con grande dedizione, il proprio dovere”, risponde Gelmini. “Poi certo abbiamo visto che in alcuni casi non è stato così. E quando questo si sposa con la battaglia politico-mediatica di parte il mix è esplosivo. In quei casi sarebbe importante che si attivasse lo stesso autogoverno della magistratura, invece non succede quasi mai. Il sistema denunciato da Palamara  non è un’invenzione. Dobbiamo riconoscere che è accaduto e che potrà accadere di nuovo. Aggiungiamo a quegli ingredienti anche l’utilizzo improprio e spesso spregiudicato delle intercettazioni e il quadro è completo. Toccherebbe però alla politica trovare l’antidoto. Se imparassimo – a destra come a sinistra – a non usare l’arma delle inchieste, ci sarebbe meno spazio per le speculazioni. La soluzione è quella di ristabilire un corretto equilibrio fra i poteri. In passato una politica debole ha spesso abdicato al suo ruolo e ha pure cercato di lucrare sulle inchieste, specie quando l’avversario appariva troppo forte. Va ripensata la legge Severino, non per tutelare i politici ma salvaguardare la democrazia elettiva”. Gelmini poi osserva che nel Pd si è registrato un vistoso arretramento sul terreno del garantismo, come dimostra il caso Toti, definito “una sconfitta della politica e della democrazia. Il caso Liguria, con tanto di corteo giustizialista per chiedere le dimissioni di Toti, dimostra che la visione di Pd e Movimento 5 Stelle è oramai sovrapponibile. Anche sull’abuso d’ufficio, nonostante la battaglia di molti sindaci Pd, la linea del partito democratico è stata a rimorchio dei 5 stelle. La battaglia politica si fa con le idee e non a colpi di avvisi di garanzia”.

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