Meno di 80 miliardi per l’istruzione, 83 miliardi di interessi sul debito pubblico.

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L’allarme lanciato dal governatore della Banca d’ Italia a Rimini. Il Prof Fabio Panetta parte da questo dato per evidenziare l’ assoluta necessità di ridurre il debito per non ipotecare il futuro delle nuove generazioni. Parola d’ ordine , imperativo categorico: ridurre il debito. L’ Italia è l’ unico paese in Europa che spende per l’ istruzione dei giovani , quindi del futuro del Paese, meno o quantomeno la stessa cifra che spende ogni anno per pagare gli interessi sul debito pubblico. La sfida lanciata dal numero uno di Bankitalia è rivolta soprattutto all’ Europa, con un riguardo a quelle che possono essere le scelte migliori, per un futuro tranquillo. Primo obiettivo, riduzione del debito pubblico , perché se continua in modo così elevato, rende più onerosi i finanziamenti alle imprese comprimendone la competivita’ e l’ incentivo ad investire. Sottrae risorse agli interventi sociali e alle misure a favore dello sviluppo. Il confronto tra quanto si spende per gli interessi e quanto per l’ istruzione, è allarmante, perché rischia concretamente per gravare sul futuro delle nuove generazioni. Una situazione al limite del surreale e tutta Italiana, se si fa un confronto con le altre nazioni europee. I Paesi Ocse hanno destinato il 5,1% del Pil e il 10% della spesa pubblica al sistema d’istruzione e formazione. Il nostro Paese è indietro rispetto a tutti gli altri stati dell’ Unione. Per questo la crescita è l’ obiettivo prioritario e per ottenerla bisogna risolvere i problemi strutturali: rafforzare la concorrenza, potenziare il capitale umano, accrescere la produttività, aumentare l’ occupazione di giovani e donne , definire le politiche migratorie attraverso il sistema dell’ inclusione e integrazione. Il governatore ha insistito su quest’ ultimo tema che in queste ore sta spaccando la maggioranza di governo, dopo l’ apertura di Tajani sullo ius scholae. Sull’ argomento il Prof Panetta tiene a precisare che la politica c’entra ben poco, ma l’ Europa deve adottare misure che favoriscano un afflusso di lavoratori stranieri, che consentano di sopperire al deficit ormai cronico nell’ ‘ Unione di forza lavoro, bilanciando le esigenze di produzione con gli equilibri sociali. Per far ciò occorre una politica comune di grandi investimenti che può essere attuata solo creando una capacità fiscale centralizzata. Per il nostro Paese , la strada maestra passa per una drastica riduzione del debito e da un deciso incremento della produttività. Solo questo può rafforzare la nostra economia e con essa quella dell’ Unione .

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