Autonomia differenziata e riforma delle pensioni le due spine nel fianco della Meloni

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Al di là del video grottesco e poco istituzionale della Premier, per annunciare il suo ritorno a Palazzo Chigi , quello che l’ aspetta è un governo diviso, privo di strategia e alla soglia della liquefazione; a questo si aggiungano le due spine nel fianco come l’ autonomia differenziata e la riforma delle pensioni. E’ iniziata lentamente, ma inesorabilmente, la parabola discendente. La Presidente del Consiglio, non avrebbe mai immaginato, due mesi fa’, che i due cavalli di battaglia, autonomia differenziata e riforma delle pensioni, del suo alleato più insidioso e turbolento, la Lega di Matteo Salvini, sarebbero esplose con questa rapidità e intensità, gia alla ripresa dopo la la pausa estiva. Salvini ,alle prese con un partito che stenta a controllare e l’ attivismo di Vannacci che gli toglie il sonno, è diventato una mina vagante per il governo. La tanto declamata svolta federalista, come amano definirla i leghisti, detta anche legge Calderoli sull’ autonomia differenziata delle regioni, nel giro di qualche mese si è trasformata in un problema per il governo molto serio ed insidioso, più di quota 41 per le pensioni. L’ approvazione della legge Calderoli, avvenuta in via definitiva alle Camere il 26 giugno, aveva fatto tirare un sospiro di sollievo alla Lega, nonostante la prospettiva di un referendum abrogativo, ma non avevano calcolato quanto fosse invisa a più dei due terzi del Paese da Nord al Sud , agli imprenditori, ai sindacati, agli amministratori locali, ai presidenti della quasi totalità delle regioni del Centro Sud e alla Chiesa , che ha manifestato il suo dissenso attraverso la Cei e non solo. Per non parlare poi di Forza Italia che sta preparando barricate per evitare che la legge abbia piena e immediata attuazione , perché è un testo che se ci sono fughe in avanti rischia di spaccare il Paese. A Forza Italia si stanno aggiungendo molti amministratori di FDI che sostengono la legge, ma non ne vogliono l’ immediata applicazione, prima che siano definiti i LEP( livelli essenziali di prestazione). Parole dure sono venute dalla Cei attraverso le parole del suo vicepresidente, il cardinale Savino, che ha parlato di’ pericolo mortale ‘ che porta con sé la legge Calderoli, e lo spettro di dar vita a ‘ tante Italia quante sono le regioni, e il rischio di un ‘ Far West tra quelle povere’.Difronte a questa levata di scudi Salvini mostra nervosismo e cerca, come suo solito, di arrampicarsi sugli specchi, ma ovviamente senza alcuna possibilità di rimanerci. La prossima manovra economica farà venir meno le promesse del Carroccio di abolire la Legge Fornero e come ampiamente descritto l’ Autonomia differenziata rischia di deflagrare, senza dimenticare le allusioni vannacciane ad una eventuale scissione e un probabile assalto, del resto e’ un militare, alla leadership della Lega. E’ legittimo, a questo punto, chiedersi quanto la Meloni sia consapevole del quadro che la circonda, per non parlare del contesto europeo che la vede emarginata, per la sua sciagurata scelta di votare no alla maggioranza Ursula. La Presidente del Consiglio ci ha fatto sapere con il video mandato in onda che è tornata ai posti di comando, però non si sa bene se di una nave in balia delle porcelle o di un otto volante. Intanto non ci resta che sperare.

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