Oprah Winfrey, la queen d’America, e le presidenziali: ‘Con Kamala Harris la speranza è tornata’

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Oprah Winfrey, la queen d’America, incontra un gruppo ristretto di giornalisti a margine dei DVF Awards, i riconoscimenti che celebrano la solidarietà femminile della stilista Diane von Fürstenberg, seduta accanto all’ospite d’onore che ha premiato Graça Machel Mandela, nell’elegante studio di palazzo Giustinian Brandolini, a Venezia.

Oprah Winfrey, la donna più influente d’America e l’afroamericana più potente del mondo, produttrice e imperatrice della tv, 2,5 miliardi di patrimonio personale, 70 anni, 37mila interviste fatte, un marito, non era mai stata a Venezia prima d’ora. Entra nel salotto  di Diane von Fürstenberg, filantropa e stilista, insieme a lei – è ospite speciale della 15esima edizione del Diane von Fürstenberg Awards, che ogni anno premia le donne che hanno fatto moltissimo con pochissimo ed hanno combattuto per le altre donne – insieme a lei, e dice: ‘Per Diane sarei andata ovunque’.

Winfrey parla per la prima volta dopo la partecipazione alla Convention democratica di Chicago. ‘Non ero mai stata a Venezia, è una città meravigliosa.   Parliamo di Kamala Harris che ha risollevato sorte e morale di un Partito democratico che prima della sua nomination vedeva incombere la sconfitta contro Donald Trump. ‘Con Kamala Harris la speranza è tornata. Contro Trump dobbiamo essere determinati, non è votato solo da persone arrabbiate. L’opportunità di essere stata presente per Kamala è senza precedenti. C’è così tanto entusiasmo perché, come ha detto Michelle Obama nel suo meraviglioso discorso, la speranza è tornata. E penso che il sogno americano non solo sia vivo, ma sia forte e potente: una figlia di un immigrato giamaicano e di un’immigrata indiana può diventare presidente degli Stati Uniti d’America. È straordinario. Non avremmo mai immaginato una presidente donna, invece può succedere. Ed è emozionante’.

Per Winfrey è sorprendente il modo in cui Harris è ‘uscita dall’ombra’  del suo partito. ‘Anche i media la nascondevano’, continua von Fürstenberg. ‘In poco tempo è stata in grado di raccogliere più soldi e volontari di chiunque altro: è l’effetto del ritorno della speranza’, spiega Winfrey che cita di nuovo i suoi grandi amici, gli Obama: ‘Come hanno detto Michelle e Barack, ora non dobbiamo fare l’errore di accontentarci, dobbiamo essere determinati fino alla fine’.

Harris rappresenta la difesa dell’american dream, che Winfrey ama e sostiene ‘perché ne sono un esempio vivente. Sono la testimone che può accadere’. Racconta che dove è nata lei – ‘nel Mississippi dell’apartheid’ – in casa non aveva né acqua corrente, né elettricità, né visione di futuro. La sua amata nonna, la signora Hattie Maesai, che di lavoro faceva la domestica, le diceva: ’Cara Oprah Gail, spero che da grande tu possa trovare dei bravi bianchi’. Trovare una buona famiglia bianca era l’unico sogno che si poteva permettere: ‘Mia nonna non avrebbe mai immaginato che alla fine ho avuto anche persone con la pelle bianca che lavoravano per me», continua. Un giorno, faceva freddissimo, e sempre la signora Hattie Maesai l’ha chiamata nel retro di casa, in una veranda dove lavava i vestiti. ‘Non avevamo una lavatrice, ma lei faceva bollire i panni in una pentola di ferro da cui tirava fuori le lenzuola con un lungo bastone. Mi ha detto: ‘Faresti meglio a guardarmi Oprah Gail, perché dovrai imparare a farlo da sola’. In quel momento ho sentito una voce dentro di me dire ‘no, questa non sarà la mia vita’. Da bambina, Winfrey ha subito violenze che per anni ha nascosto, e per lei, il tema dell’aborto messo in discussione dopo l’abolizione della sentenza Roe vs. Wade è fondamentale: ‘Ieri sera c’era Chelsea Clinton con noi, se n’è andata perché sta presentando con Hillary un documentario sui diritti riproduttivi che abbiamo visto insieme. Viviamo un momento in cui le donne non possono prendere decisioni sul proprio corpo. Anche per questo Kamala Harris farebbe la differenza. Si tratta di buon senso’.

Durante la conversazione, né Winfrey, né von Fürstenberg pronunciano mai il nome di Donald Trump, ma i riferimenti ‘all’avversario’ ci sono: ‘Qui c’è in gioco una questione di decenza. Alcune persone vogliono proteggere le proprie finanze e si preoccupano delle tasse. Anch’io mi preoccupo delle tasse, ma è essenziale avere al comando donne e uomini che abbiano un forte rispetto per i cittadini, come Kamala Harris e Tim Waltz’. Secondo Winfrey bisogna ricordarsi che Trump non piace solo agli arrabbiati ‘e io l’ho imparato nei miei 25 anni di lavoro: tutti vogliono sentirsi visti e ascoltati. Alcuni di quelli che lo votano si sentono riconosciuti da lui’.

Guardando alle elezioni Usa del 2024, come riportato da Il Tempo, il ruolo di Robert Kennedy Jr. potrebbe rivelarsi determinante.

Con Harris e Trump sostanzialmente alla pari nei sondaggi in stati chiave come la Pennsylvania, il 5% di sostenitori residui di Kennedy Jr. potrebbe rappresentare il fattore decisivo.

Se Kennedy Jr. – come indicato dalla sua recente dichiarazione di sostegno il Tycoon- riuscisse a convogliare i suoi elettori verso l’ex presidente, potrebbe ribaltare gli equilibri e garantire a Trump la vittoria.

Le elezioni presidenziali degli Stati Uniti si sono spesso giocate su margini molto sottili, con i candidati terzi che hanno avuto un ruolo cruciale nei risultati finali.

Basti pensare al 2016, quando Hillary Clinton – pur avendo un vantaggio del 5% su Trump a fine agosto – perse le elezioni a causa della sconfitta in Stati chiave come: Pennsylvania, Michigan e Wisconsin.

Un fattore decisivo in quella tornata elettorale fu la presenza di Jill Stein, la candidata del Partito Verde, che raccolse un numero di voti superiore a quelli che avrebbero garantito la vittoria a Clinton in quegli stati.

Un discorso analogo vale per le elezioni del 2020. Joe Biden, nonostante avesse un vantaggio del 7% nei sondaggi nazionali a fine agosto, vinse contro Trump con margini estremamente ridotti in Arizona, Georgia e Wisconsin.

Anche in questo caso, i voti raccolti dalla candidata del Partito Libertario, Jo Jorgensen, furono superiori a quelli che il Tycoon avrebbe necessitato per assicurarsi la vittoria e mantenere la presidenza.

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