Si riparte con una agenda molto impegnativa sia sul piano interno (legge finanziaria) sia internazionale (nuovo governo europeo), ma per il Corriere della Sera il problema del Paese si chiama Roberto Vannacci, il generale tuttofare a cui il quotidiano ha dedicato addirittura l’articolo di fondo di solito riservato ad analizzare, e se il caso criticare, le mosse dei grandi leader politici alle prese con i problemi del mondo. Inventato da La Repubblica – senza l’ossessiva campagna di stampa contro l’allora sconosciuto suo libro il generale sarebbe rimasto un anonimo militare -, è ora elevato a statista dal Corriere, secondo cui è una vergogna che Vannacci una volta eletto invece di dimettersi dall’esercito si sia messo solo in aspettativa, prassi peraltro comunemente utilizzata da magistrati, professori universitari e pure giornalisti rispetto alle loro professioni. Tassello dopo tassello, i grandi critici di Vannacci stanno costruendo gratis la sua fortuna, riservandogli attenzioni e onori – tale è un fondo del Corriere – un tantino sproporzionati, detto con rispetto, all’attuale ruolo dell’uomo.
Usa i social Roberto Vannacci per attaccare il presidente del Senato, Ignazio La Russa. Levandosi qualche sassolino dalle scarpe, dopo le critiche ricevute dalla seconda carica dello Stato, tra i fondatori di Fratelli d’Italia. Su Facebook il generale – eletto con la Lega all’Europarlamento – posta due foto. La prima -titolo: desolazione alla Versiliana – è uno scatto del 30 agosto, durante l’intervista a La Russa alla kermesse di Marina di Pietrasanta, dove sottolinea Vannacci si sono contate «circa 120 persone contate.
Poi affianca un secondo scatto, in cui il generale parla di sé stesso in terza persona: «Il confronto con la serata di Vannacci dello scorso 24 agosto che ha radunato 1000 persone, di cui molte rimaste in piedi, non è neanche possibile…». A seguire hashtag in stile Vannacci, tra cui spiccano #Decima #menefrego.
Tra i commenti qualcuno scrive «se si continua con questa ipocrisia di Maurizio Gasparri che attacca Vannacci che a sua volta attacca La Russa… beh, si sta facendo il gioco che vuole la sinistra», parole che lo stesso Vannacci commenta: «Nessun attacco, solo una risposta a La Russa che non ha mai perso occasione per criticarmi e sminuirmi. Per me la cosa finisce qua».
In un post, Vannacci si è rivolto a Sallusti, direttore del Giornale, ringraziandolo con ironia: “Dopo la serata un pò desolata con il presidente del Senato Ignazio La Russa alla Versiliana – spero di tirargli su il morale regalandogli una delle mie camicie ‘vintage'”.
Un riferimento all’editoriale firmato dal giornalista, dal titolo ‘Il diavolo in divisa’, in cui sosteneva che “i grandi critici di Vannacci stanno costruendo gratis la sua fortuna, riservandogli attenzioni e onori – tale è un fondo del Corriere – un tantino sproporzionati, detto con rispetto, all’attuale ruolo dell’uomo”. “Io per esempio – ha scritto ancora Sallusti – credo che il problema principale del generale non sia l’aspettativa, bensì la mancanza di un sarto: veste camicie e giacche anni Sessanta-Settanta davvero inguardabili nella forma e nei colori (tanto meno negli abbinamenti), probabilmente le stesse che aveva nell’armadio quando da ragazzo mise per la prima volta la divisa per mai più toglierla”.
“La vicenda dei testimoni nel delitto” di Sharon Verzeni “rappresenta un esempio significativo di immigrazione regolare che ha portato a una virtuosa integrazione nella società italiana”, dice Roberto Vannacci, dopo gli ultimi sviluppi dell’indagine che ha portato al fermo del presunto assassino della barista 33enne a Terno d’Isola.
“Questi due giovani, di origini marocchine ma cresciuti in Italia e divenuti cittadini italiani in età adulta incarnano perfettamente i valori di un’immigrazione che segue i canali legali e che, proprio per questo, si traduce in un’integrazione positiva e costruttiva”, sottolinea il generale. “Essi lavorano, praticano sport e conducono una vita normale, partecipando attivamente alla comunità italiana. La loro decisione di fornire una testimonianza decisiva alle autorità non solo ha aiutato a risolvere un grave crimine, ma ha anche evidenziato come l’immigrazione regolare e la naturalizzazione a seguito di un percorso congruo e pesato possa portare a un inserimento armonioso e produttivo nella società”.
“Questi giovani sono un esempio concreto di come, attraverso percorsi regolari di immigrazione e l’ottenimento della cittadinanza conquistata con l’accettazione dei principi e della cultura del paese ospite, si possano costruire identità integrate, in cui il rispetto delle leggi e il contributo fattivo alla comunità siano al centro”, è il ragionamento dell’eurodeputato della Lega. “La loro storia dimostra che, quando l’immigrazione avviene in modo ordinato e secondo le regole, i risultati possono essere estremamente positivi, contribuendo non solo alla crescita personale degli individui coinvolti, ma anche al rafforzamento del tessuto sociale e culturale del nostro paese. In un periodo in cui il tema dell’immigrazione è spesso oggetto di dibattito acceso, la storia di questi due testimoni offre un importante promemoria: l’immigrazione regolare e l’integrazione sono possibili e possono essere una risorsa preziosa per tutti, se gestite con intelligenza, pragmatismo e umanità”, conclude Vannacci.