Non aveva alternative. Un colloquio telefonico per smentire le ricostruzioni di stampa e ‘di parte’ non erano sufficienti. La sua versione dei fatti inviata al quotidiano ‘La Stampa’ è sembrata fin troppo vaga, quasi un autogoal. Serviva vedersi di persona e guardarsi negli occhi. Il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, è stato costretto a precipitarsi a Palazzo Chigi per incontrare la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. I due, da quanto si apprende, hanno parlato per circa un’ora e mezza. Un tempo lunghissimo, considerato la prassi istituzionale. E questo fa comprendere la gravità del caso: politica, istituzionale e di sicurezza, interna ed internazionale. Serviva chiarirsi. Perché in ballo, per come è straripata la vicenda, non c’è la sola e semplice nomina, mai formalizzata da quanto si apprende, di una ‘avvenente’ al grado di consulente del ministro della Cultura, senza alcun stipendio. Questa vicenda ha messo sul lastrico la credibilità ‘politica’ del governo. Ma soprattutto quella personale e politica di Giorgia Meloni che ‘velatamente’ ha difeso in tv il suo ministro per poi essere sostanzialmente mentita sul tutto il fronte. Un nuovo scandalo ‘gossippario’, perché alla fine così sarà archiviato negli annali delle cronache, in questa calda estate, Giorgia Meloni proprio non lo voleva. Non lo desiderava. Perché questa vicenda rischia di mettere in discussione la sicurezza dello Stato Italiano e di sfocare in un procedimento giudiziario-amministrativo. Elementi su cui, probabilmente, indagheranno le autorità competenti, sia ministeriali che giudiziarie. Ma la vicenda è stata giudicata inaccettabile dalla premier italiana alle prese con problematiche ‘politiche’ molto più importanti che potrebbero minare il futuro del suo governo: un concetto ribadito senza mezze parole al suo ministro della Cultura. L’importanza del faccia a faccia è stato di una tale rilevanza politica, non si dimentichi che Giorgia Meloni dovrà sostituire Raffaele Fitto, e sicuramente Daniela Santanché, che inizialmente si era parlato di una telefonata tra la premier ed il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Tema del colloquio, probabilmente, il rimpasto di governo. Una indiscrezione, per ora, smentita dai corridoi di Palazzo Chigi. Per ora c’è una certezza: il ministro della Cultura non intende dimettersi ed in una nota spiega l’incontro avvenuto a Palazzo Chigi. “Sono stato a colloquio con il Presidente del Consiglio per ribadire la verità delle mie affermazioni: mai un euro del ministero, neanche per un caffè, è stato impiegato per viaggi e soggiorni della dottoressa Maria Rosaria Boccia che, rispetto all’organizzazione del G7 Cultura, non ha mai avuto accesso a documenti di natura riservata”.
La cronaca racconta che Maria Rosaria Boccia, con una serie di stories su Instagram, smentisce le rassicurazioni date dal ministro della Cultura alla presidente del Consiglio e, addirittura, paventa alcuni audio che potrebbero rappresentare la ‘pistola fumante’ contro il ministro. Naturalmente tutto da dimostrare dalla diretta interessata. Pubblica le foto dei documenti sul G7, e sulle spese per le trasferte precisa che lei “di certo io non ho mai pagato”. Ma non c’è solo il nodo rimborso spese, fanno sapere dal ministero. L’aspetto più preoccupante ed inquietante riguarda la sicurezza dello Stato sul summit della Cultura. La Boccia avrebbe ricevuto ‘mail’ sensibili su cui dovrà farsi luce perché si tratta di documenti riservati.