L’Italia del benessere e’ in costante declino

Il consumo del benessere senza guardare allo sviluppo

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L’Italia degli ultimi decenni, una volta esaurita la spinta propulsiva della ricostruzione e del boom economico post bellico, si sta avviando verso un lento ma costante declino, perché votata a consumare benessere senza creare sviluppo e senza sfruttare i nodi strutturali che lo sviluppo comporta.Risultato: vantaggio per pochi, con gli esiti tragici che sono evidenti a tutti. Di questo passo in una società che corre velocemente, il benessere di massa va verso il declino. Teniamo conto che l’Italia ha un debito pubblico che per il 2024 supera il 135% del Pil e per il 2025 si assesterà, si fa per dire, intorno al 140%, per non parlare dell’analfabetismo funzionale che in Europa ci vede campioni. Il 28% della popolazione non riesce ad usare le informazioni, a causa dell’inabilita’ alla lettura e comprensione del testo.Ma il gap più grave è rappresentato dall’inarrestabile decremento demografico, che rischia di trasformare il Paese in quello con il più basso tasso di crescita demografica d’Europa. E alla storiella propagandistica a fini elettorali che il Pil dell’Italia dalla fine del COVID sia in media il più alto d’Europa, sinceramente fa sorridere e non risolve i problemi e i nodi strutturali del tessuto economico e sociali del Paese. Al contrario i segnali negativi aumentano. In particolare, è sufficiente dare uno sguardo ad uno dei pilastri del Sistema Paese: la Sanità.Negli ultimi mesi un vero e proprio smottamento. Cittadini alle prese con lunghe liste d’attesa per ricevere prestazioni necessarie , ricoveri posticipati sine die. Certamente le cause di questo dissesto vanno ricercate nel passato, soprattutto nella dissennata gestione regionale del settore. Un altro allarme viene dal mondo giovanile. E’ da diversi anni che tanti giovani preparati lasciano l’Italia alla ricerca di opportunità che qui non trova. Oggi, purtroppo i giovani ritengono che il proprio Paese non sia in grado di garantire loro un futuro. Questo è il fallimento di un sistema Paese e di una classe politica che nella cosiddetta seconda Repubblica non ha saputo guardare oltre la punta del naso. Il benessere di massa è destinato a finire con il rischio concreto ed evidente a tutti di creare una società divisa in classi, dove al benessere di pochi si contrappone quello di una popolazione che scivola sempre verso un costante e progressivo impoverimento.La rabbia sociale cresce e rischia di minare la stabilità del sistema Paese e della democrazia. La nuova fase storica con i suoi rapidi cambiamenti, è eminentemente di transizione e conseguentemente di trasformazione. Questo cambio è destinato ad incidere negativamente sugli equilibri poco virtuosi che il Paese si trascina dietro da decenni. Per smuovere il Paese da questa sorta di inerzia latente occorre una politica illuminata e che sappia guardare lontano e non tirare a campare… Un nuovo patto tra sistema politico e cittadini per uno sviluppo che premi tutti e non solo i pochi che si limitano a drenare le ultime risorse rimaste.

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