Il rapporto “Education at a Glance 2024” dell’OCSE mette in luce aspetti interessanti del modo in cui l’educazione viene profondamente influenzata da fattori culturali e sociali soffermandosi, in particolare, sull’annosa questione del gender gap in fatto di educazione e, conseguentemente, di occupazione. Nonostante il 54% delle donne italiane siano più propense a concludere il ciclo di studi fino alla laurea rispetto ai loro colleghi, una volta entrate nel mondo del lavoro, guadagnano uno stipendio pari al 58% di quello maschile.
Per rendersi conto di quanto questa percentuale sia bassa, vale la pena tenere in considerazione che le altre donne europee laureate, in media, guadagnano l’83% dello stipendio maschile. A livello europeo, il numero di ragazzi che abbandonano la scuola secondaria di secondo grado è maggiore rispetto a quello delle ragazze e l’Italia non fa eccezione: durante lo scorso anno, l’abbandono scolastico in Italia è diminuito dell’1,5% per le donne e dello 0,5% per gli uomini. Solo il 36% delle donne non possiede un diploma di maturità; la percentuale schizza al 72% per gli uomini.
Donne più determinate a raggiungere i loro obiettivi accademici, ma non solo: sono anche più brave a farlo. Sin dalla scuola secondaria, le ragazze in Italia tendono ad avere voti più alti rispetto ai loro compagni maschi; la media di voti femminile per le lingue si attesta intorno al 6,6, mentre quella maschile al 6,2 e il trend si conferma anche per le altre materie, con l’eccezione delle materie tecniche. Con questo non si vuole alimentare un sistema disumanizzante, che basa il valore degli studenti su una semplice media aritmetica, ma disporre di tutti i dati possibili; perché un voto dovrebbe essere preso come un “premio” davanti alla prestazione, tutto sommato soddisfacente, di una ragazza dalla quale non ci si aspettava che fosse così brava in matematica, per esempio?
Le donne concludono lauree stem in meno tempo e con voti più alti degli uomini, per quanto siano soltanto il 41% contro il 59% dei ragazzi. Eppure, nessuno dei loro sforzi viene riconosciuto, non se rimangono nel paese con il pay gap più alto d’Europa.