Scurati, scrittore ‘antifascista’, scrive a Giorgia Meloni

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Antonio Scurati,   già firma della Stampa e, oggi, del Corriere della sera – è un Docente di Letterature comparate all’Università IULM. Nel  2005 vinse  il premio Campiello con ‘Il sopravvissuto’, ma divenne noto  per aver detto a Bruno Vespa, sul palco del teatro La Fenice e in differita televisiva, «Se dovessi uccidere qualcuno, questo sarebbe lei». Si riferiva a ‘Porta a Porta’ simbolo  di quell’informazione-spettacolo che,  ai suoi occhi,  mischiava pericolosamente realtà e finzione.  Non era un attacco personale al conduttore ma al linguaggio televisivo usato nel mondo di oggi.  Nel 2018, pubblicò ‘M. Il figlio del secolo’, un romanzo scritto come un saggio che  vinse il premio Strega, rimase in vetta alle classifiche per due anni consecutivi, tradotto in quaranta Paesi, diventato uno spettacolo teatrale e – a breve – anche una serie tv prodotta da Sky. Da quando uscì, settembre 2018 – governo Conte, Di Maio e Salvini –  Scurati è preoccupato delle inquietanti analogie rispetto al Ventennio, visto che «il clima sociale e politico di allora manifesta agghiaccianti analogie con quello odierno», come diceva all’epoca e come ripete oggi. In un’intervista pochi giorni dopo la nomina a premier di Giorgia Meloni,  la definì «erede di Mussolini». Scurati non ha mai avuto dubbi sulla natura eversiva del partito della Meloni.

Il caso odierno è noto. Scurati sarebbe dovuto intervenire a Che sarà, trasmissione del sabato sera di Rai 3 condotta da Serena Bertone. Un intervento di poco più di un minuto sul 25 aprile. Ospitata però saltata. “Per motivi economici”, spiega Paolo Corsini, il direttore di Approfondimenti Rai. Pd e Movimento 5 Stelle gridano alla “censura”, allo “spettro del fascismo” che si aggira a viale Mazzini, sostenendo a gran voce la protesta della Bortone stessa. Quindi Repubblica pubblica lo screenshot di un documento interno che attribuisce la mancata partecipazione di Scusati a “motivi editoriali”. Non spiega, però, Repubblica, che quel documento non fa riferimento alla mancata partecipazione, bensì alla pratica di annullamento del pagamento del compenso che, come ha spiegato Corsini, è risultato più alto di quanto preventivato. Secondo Fratelli d’Italia, “duemila euro per un minuto”. Ed è qui, per sgombrare il campo da ogni pelosa accusa, che interviene il presidente del Consiglio.

“In un’Italia piena di problemi, anche oggi la sinistra sta montando un caso. Stavolta è per una presunta censura a un monologo di Scurati per celebrare il 25 Aprile. La sinistra grida al regime, la Rai risponde di essersi semplicemente rifiutata di pagare 1.800 euro (lo stipendio mensile di molti dipendenti) per un minuto di monologo”, scrive su Facebook la premier, che aggiunge: “Non so quale sia la verità, ma pubblico tranquillamente io il testo del monologo (che spero di non dover pagare) per due ragioni: 1) Perché chi è sempre stato ostracizzato e censurato dal servizio pubblico non chiederà mai la censura di nessuno. Neanche di chi pensa che si debba pagare la propria propaganda contro il governo con i soldi dei cittadini. 2) Perché gli italiani possano giudicarne liberamente il contenuto”.

Sul suo profilo Facebook, Meloni pubblica quindi per intero il monologo che lo scrittore Scurati avrebbe dovuto fare in Rai. E, prima di trascrivere le parole di Scurati, Meloni augura “Buona lettura”.

Scurati, a sua volta, scrive alla premier:

Gentile Presidente,

leggo sue affermazioni che  mi riguardano. Lei stessa riconosce di non sapere “quale sia la verità” sulla cancellazione del mio intervento in Rai. Ebbene, la informo che quanto lei incautamente afferma, pur ignorando per sua stessa ammissione la verità, è falso sia per ciò che concerne il compenso sia per quel che riguarda l’entità dell’impegno.

Non credo di meritare questa ulteriore aggressione diffamatoria. Io non ho polemizzato con nessuno, né prima né dopo. Sono stato trascinato per i capelli in questa vicenda. Io ho solo accolto l’invito di un programma della televisione pubblica a scrivere un monologo a un prezzo consensualmente pattuito con la stessa azienda dall’agenzia che mi rappresenta e perfettamente in linea con quello degli scrittori che mi hanno preceduto. La decisione di cancellare il mio intervento è evidentemente dovuta a “motivazioni editoriali”, come dichiarato esplicitamente in un documento aziendale,  ora pubblico. Il mio pensiero su fascismo e postfascismo, ben radicato nei fatti, doveva essere silenziato. Continua a esserlo ora che si sposta il discorso sulla questione evidentemente pretestuosa del compenso. Pur di riuscire a confondere le acque, e a nascondere la vera questione sollevata dal mio testo, un capo di Governo, usando tutto il suo straripante potere, non esita ad attaccare personalmente e duramente con dichiarazioni denigratorie un privato cittadino e scrittore suo connazionale tradotto e letto in tutto il mondo. Questa, gentile Presidente, è una violenza. Non fisica, certo, ma pur sempre una violenza. È questo il prezzo che si deve pagare oggi nella sua Italia per aver espresso il proprio pensiero?

Ripetere il suo scritto in una trasmissione di risulta dal 3% di share non avrebbe sorpreso nessuno. La Rai, il governo e il pubblico se lo sarebbero potuti permettere senza problemi, senza sorprese, senza drammi e senza danni. Invece per il combinato disposto di un dirigente più meloniano della Meloni, una conduttrice affamata di visibilità e la solita canea degli intellettuali di appelli e di antiregime, il monologo di Antonio Scurati è stato trasmesso a siti e social unificati prima ancora di essere censurato.

«Terribile». Riccardo Nencini usa questa parola  per commentare la vicenda dello scrittore Antonio Scurati “oscurato” dalla Rai nel suo monologo sul 25 aprile e Giacomo Matteotti. ‘Se inviti un ospite, peraltro premio Strega, deve poter esprimere il suo pensiero. Senza entrare nel merito, mi pare che a Giorgia Meloni non le mancassero strumenti per replicare e dare la sua versione, come poi ha fatto d’altronde. Poteva essere l’occasione per lei per pronunciare, sulla vicenda Matteotti e sul fascismo in generale, delle parole chiare e definitive che finora sono mancate, e anche stavolta non ho sentito. Meloni ha pubblicato il monologo, criticandone il carattere oneroso che, nella versione della Rai, sarebbe la vera ragione dell’esclusione. Francamente non mi pare una motivazione credibile. Cito Sandro Pertini, un altro grande socialista, che   ricordo in  una famosa frase che citava: «Dico al mio avversario: io combatto la tua idea che è contraria alla mia, ma sono pronto a battermi al prezzo della mia vita perché tu la tua idea la possa esprimere sempre liberamente». Una bella frase, che va all’essenza della democrazia. La cosa peggiore che poteva fare la Rai, in una fase come questa di fughe a ripetizione, era censurare Scurati’.

In chiusura parliamo di  una conduttrice Rai, Serena Bortone, «fieramente antifascista» come ebbe modo di dire in diretta,  di uno scrittore altrettanto orgogliosamente antifascista che ha fatto soldi scrivendo libri su Mussolini, Antonio Scurati, alla ricerca del colpo per tornare a far parlare di sé; uno o più funzionari Rai che – appreso che la Bortone e Scurati si erano messi d’accordo per buttare in diretta un po’ di fango su Giorgia Meloni – decidono di annullare lo show dei due con scuse veritiere o   ridicole. A disinnescare questo confronto ci ha pensato la stessa Meloni, che ha pubblicato sui suoi social il testo integrale dell’intemerata di Scurati come a dire: ‘Non mi fate paura, io non censuro’.

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