E’ iniziato il conto alla rovescia per quanto riguarda le sorti del comune di Bari. Tra poco più di una settimana la commissione di accesso agli atti, nominata a fine marzo terminerà il suo lavoro. Le ipotesi future per il capoluogo pugliese sono tre. La prima, quella più indolore, si potrebbe verificare qualora gli 007 ministeriali non abbiano riscontrato alcun elemento che riconduca l’azione amministrativa dell’ente e delle sue aziende a nessun condizionamento di attività mafiose e a gravi violazioni di legge. La seconda ipotesi, invece, riguarderebbe il caso nel quale i commissari riscontrino violazioni di legge e condizionamenti mafiosi circoscritti solo ad alcuni ambiti dell’attività amministrativa, come potrebbe essere una municipalizzata o una circoscrizione, in tal caso i provvedimenti riguarderebbe solo questi contesti e non tutto il consiglio comunale. La terza e ultima ipotesi riguarderebbe l’eventuale coinvolgimento ramificato nelle attività amministrative di infiltrazioni e coinvolgimenti mafiosi. Secondo quanto previsto dal d.lgs 267/2000, la terza ipotesi, porterebbe direttamente allo scioglimento del consiglio comunale e dei suoi organi elettivi collegati. In questo caso dovrebbero essere emersi “concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata di tipo mafioso o forme di condizionamento degli stessi, tali da determinare un’alterazione del procedimento di formazione della volontà degli organi elettivi e amministrativi e da compromettere il buon andamento o l’imparzialità delle amministrazioni comunali e provinciali, nonché il regolare funzionamento dei servizi a esse affidati, ovvero che risultino tali da arrecare grave e perdurante pregiudizio per lo stato della sicurezza pubblica”. Per lo scioglimento del consiglio comunale, infatti, devono ricorrere i presupposti concreti, univoci e rilevanti che dimostri l’alterazione della volontà decisionale degli organi elettivi e amministrativi. A tal proposito va ricordato che le risultanze del lavoro della commissione sono discrezionali, sia pur basati sulla oggettività dei fatti connessi al cosiddetto “fumus”, cioè alla sussistenza di evidenze comprovabili della compromissione del buon andamento dell’amministrazione. Il compito, quindi, della commissione di accesso è quello verificare se effettivamente sussistano o no gli elementi che possano poi condurre allo scioglimento. Alla base della nomina dell’organo ispettivo l’indagine giudiziaria “codice interno” che, a fine febbraio, portò a 137 arresti a Bari e alla nomina, ai sensi dell’art. 34 del codice antimafia, da parte del Tribunale, di un amministratore giudiziario per l’Amtab, interamente partecipata dallo stesso Comune, anche, non pare sussistano malfunzionamenti e condizionamenti provenienti dal comune, che in quanto titolare del 100 per cento delle azioni dispone di poteri di direzione molto forti sulla partecipata, bensì da influenze esterne, provenienti da esponenti della criminalità organizzata, che comunque hanno cercato appoggi anche politici. A fine mese la commissione trasmetterà al prefetto di Bari le sue conclusioni. Poi, entro un mese e mezzo, il prefetto convocherà il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica integrato con la partecipazione del procuratore della Repubblica di Bari per informarlo e sentirne il parere, prima di inviare al ministro dell’interno la sua relazione nella quale si dà conto della eventuale sussistenza degli elementi di infiltrazione. In questo caso, tre mesi dalla trasmissione della relazione del prefetto, si arriva allo scioglimento, disposto con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro dell’interno, previa deliberazione del Consiglio dei ministri. Il decreto va immediatamente trasmesso alle Camere. Nella proposta di scioglimento il ministro dovrà indicare dettagliatamente le anomalie riscontrate e i provvedimenti necessari per rimuovere tempestivamente gli effetti più gravi e pregiudizievoli per l’interesse pubblico. Nella proposta di eventuale scioglimento dovranno essere indicati i nomi degli amministratori ritenuti responsabili delle condotte che hanno dato causa allo scioglimento. A questo punto l’eventuale del consiglio comunale comporterebbe la cessazione dalla carica di consigliere, di sindaco, di componente della giunta e di ogni altro incarico comunque connesso alle cariche ricoperte. Mentre nel caso in cui dal lavoro della commissione del Viminale non emergano elementi che possano far intravedere la necessità dello scioglimento o l’adozione di altri provvedimenti, il ministro dell’interno, entro tre mesi dalla trasmissione della relazione finale del prefetto, emanerà, comunque, un decreto di conclusione del procedimento che riporterà gli esiti dell’attività di accertamento.
Bari, è iniziato il countdown
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