Bari – Cercavano di evadere dal carcere, ma sono stati scoperti

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Solo l’acume, l’esperienza e la scaltrezza di alcuni agenti di polizia penitenziaria hanno evitato una evasione di gruppo, lo scorso fine settimana, dal carcere minori di Bari. Come nel film del principe della risata “Totò e le sette prigioni”, sabato pomeriggio, quattro detenuti del carcere minorile “N. Fornelli” barese, stavano tentando la fuga cercando di scavare un foro nella parete della cella con pezzi di gambe di un tavolo, di una sedia e di un letto. Protagonisti della fuga sfumata quattro detenuti di origini foggiane, tutti e quattro maggiorenni, che da giorni stavano lavorando al diabolico piano di evasione. A scoprirlo è stato, ieri, dopo le sedici del pomeriggio, l’agente di sezione che dopo i vari giri di visite ispettivi come da consegne ha sentito strani rumori provenire da una cella nel reparto “gruppo C2”. L’operatore di polizia penitenziaria, in maniera molto scaltra, si è appostato nascondendosi nei pressi della cella e quando ha avuto la certezza che quei rumori di scavo provenivano dall’interno, insieme ad altri colleghi, ha fatto irruzione. Entrando gli agenti hanno scoperto che dietro un armadietto i quattro detenuti foggiani, tutti maggiorenni, perché scontano una pena legata a reati compiuti quando erano minorenni, avevano scavato, forse lavorando da settimane, se non mesi, un buco nella parete esterna della cella nella parte della palazzina che si affaccia direttamente sulla porta carraia dell’istituto di prevenzione minorile al quartiere al confine tra i quartieri di “Carrassi” e “Poggiofranco”. Immediatamente è scattato, come da protocollo, l’allarme e i quattro sono stati messi nelle condizioni di non poter portare a termine il piano di fuga evadendo dal carcere del capoluogo pugliese. In attesa di disposizioni che hanno tardato ad arrivare dagli organismi superiori, come fa sapere attraverso un comunicato stampa, Domenico Mastrulli, presidente nazionale Conaippe, la confederazione autonoma italiana polizia penitenziaria e segretario generale nazionale CO.S.P., un agente ha dovuto piantonare i quattro detenuti nella loro cella per tutta la notte, per evitare che questi potessero fuggire nonostante fossero stati preventivamente scoperti. Attualmente nel carcere minorile del capoluogo pugliese vengono ospitati trentuno detenuti e quello che è successo nelle ultime settimane, quando si sono registrati vari episodi di tentativi di incendio, sommosse, disattenzioni ai regolamenti e ordini penitenziari e aggressioni, dimostra che la popolazione minorile che minore non è presenta preoccupanti caratteristiche di notevole aggressività e continua predisposizione a commettere azioni criminali. A tal proposito il sindacato degli agenti di polizia penitenziaria “auspica, ancora una volta e anche questa volta, un intervento urgente  del DGMC romano, il dipartimento per la giustizia minorile e di comunità e del CGM, il centro per la giustizia minorile pugliese su quanto sta accadendo e sulla distanza che si continua a mantenere tra il personale di polizia operante e chi ne amministra e dirige la struttura, luogo dove verrebbe ancora disattesa accordi sindacali, mobilità  interna e scelta unilaterale e  discutibile di operatori di polizia nelle postazioni  fisse a carica speciale dove spetterebbe ai vincitori e non a chi appare essere vicino all’amministrazione territoriale”. Per questa ragione il presidente Mastrulli, che il prossimo 3 ottobre terrà conferenza stampa alla  sala stampa della Camera dei Deputati  a Roma, sulla situazione carceraria, proporrà nelle prossime ore all’amministrazione centrale di via Arenula, che “agli agenti in servizio sabato, al carcere minorile di Bari e impegnati nell’operazione che ha portato a evitare l’evasione, venga riconosciuta una ricompensa formale sotto forma di elogio e lode”. Sulla questione lo stesso presidente Mastrulli ha chiesto di poter essere ascoltato dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, alla quale il rappresentante sindacale ha intenzione di prospettare un quadro generale delle criticità dell’attuale sistema di gestione della sicurezza delle carceri italiane e cercare insieme all’UE di trovare una soluzione ai problemi.

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