Bari – Commissariamento? Ancora due mesi con il fiato sospeso

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Occorrerà stare ancora per un paio di mesi con il fiato sospeso per capire cosa succederà alla complessa macchia amministrativa barese. Ci hanno messo tre mesi in più, rispetto alla iniziale nomina ricevuta, ma il lavoro della commissione ministeriale di accesso agli atti, inviata dal Viminale a Bari è terminato. I tre 007, dall’ex prefetto, Claudio Sammartino, il viceprefetto, Antonio Giannelli e il maggiore dello Scico, il Servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata, della Guardia di Finanza, Pio Giuseppe Stola hanno redatto la loro relazione sulla gestione della cosa pubblica del capoluogo pugliese e, come da prassi, l’hanno inviata al prefetto di Bari, Franco Russo. I tre segugi della pubblica amministrazione barese avevano avuto bisogno, chiesto e ottenuto una proroga di altri tre mesi rispetto ai primi tre concessi loro per esaminare la situazione barese. Adesso l’inquilino di piazza Libertà, entro un mese e mezzo, dopo aver convocato un comitato provinciale per la sicurezza e l’ordine pubblico e dopo aver sentito il procuratore della Repubblica, Roberto Rossi, dovrà inviare una sua relazione al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, con la quale evidenziare i punti salienti del lavoro della commissione romana, per consentire al ministro di redigere un suo provvedimento successivo. Il Titolare del Viminale a questo punto si potrebbe trovare davanti a tre strade da percorrere. La prima è quella potrebbe vedere la chiusura con esito negativo dell’ispezione e in tal caso il ministro dovrà emettere un proprio decreto di chiusura del procedimento. La seconda ipotesi che potrebbe prospettarsi sarebbe quella secondo la quale ci sarebbero stati chiari elementi di infiltrazione mafiosa e di condizionamenti da parte della criminalità organizzata locale sull’attività di gestione del comune, e in questo caso Piantedosi dovrà presentare al consiglio dei ministri una sua apposita relazione, sotto forma di schema di decreto da approvare attraverso la quale si chiederebbe al presidente della Repubblica di sciogliere il consiglio comunale per gravi fatti di mafia, dichiarando tutti gli eletti ineleggibili e commissariando il comune di Bari per almeno un anno e mezzo. In questo caso il procedimento si chiude con apposito decreto di scioglimento del Capo dello Stato che metterebbe il prefetto di Bari nelle condizioni immediate di nominare il commissario straordinario al quale, ove ritenuto, affiancare alcuni sub commissari. La terza ipotesi, potrebbe portare, qualora ne sussistono gli elementi e le condizioni potrebbe portare al commissariamento solo delle aziende municipalizzate o partecipate o di qualche municipio, eventualmente interessato da problemi di infiltrazioni e/o condizionamenti mafiosi e in questo caso, sempre previo passaggio in Consiglio dei ministri, il ministro dell’Interno chiederebbe al Presidente della Repubblica di emettere un decreto per sciogliere quegli organismi amministrativi interessati, mettendo così nelle mani del prefetto la nomina dei commissari che dovranno amministrare per diciotto mesi gli enti colpiti dal provvedimento. Anche in questo caso gli amministratori, ai sensi e per effetti della normativa antimafia, diventerebbero non candidabili a norma di legge. Una situazione di stallo e incertezza questa, in attesa di conoscere gli sviluppi della attività ispettiva della commissione, che di fatto sta condizionando, anche, la nomina dei nuovi assetti governativi delle aziende pubbliche baresi scaduti o in scadenza. Del resto la politica locale, a giusta ragione, vorrà capire cosa succederà prima di imbarcarsi e cimentarsi nella designazione di nuovi management di realtà che potrebbero finire sotto la scure del commissariamento per mafia. Secondo i tempi stabiliti dalla norma, dunque, occorrerà aspettare almeno un paio di mesi prima di capire quale sarà la sorte futura della macchina amministrativa cittadina del capoluogo pugliese, tempi che, comunque, non agevolano la buona gestione e i processi di risanamento delle aziende pubbliche baresi e del comune più in generale. Intanto, nei giorni scorsi, uno dei tre commissari, il vice prefetto di Forlì, Antonio Giannelli, è stato promosso in virtù della nomina del Governo che gli ha affidato l’incarico di prefetto di Cremona.

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