Ad un passo dal prossimo Giubileo, le dichiarazioni di Papa Francesco tornano a far riflettere sulle posizioni di uno Stato che, per quanto dichiaratamente laico, ha sempre subito il forte ascendente del Vaticano. Durante il volo di ritorno dalle sue visite in Belgio e Lussemburgo, il Papa ha confermato la volontà di sostenere la causa di beatificazione di Re Baldovino, re dei Belgi dal 1951 al 1993 che, coerentemente con la sua fervente fede cattolica, si dimise pur di non firmare la legge pro aborto. “Una legge omicida”, come la descrive il pontefice, secondo il quale Baldovino dovrebbe essere di vera “ispirazione per i politici di oggi”.
Non ci si poteva certo aspettare parole meno severe dal Papa: l’aborto d’altronde, nella fede cattolica, è un tentativo disumano di giocare a fare Dio, decidere e disfare di leggi sacre che non competono agli umani e chiunque abbia una fede sincera non potrebbe dire altrimenti. Ma prendere ispirazione da Re Baldovino, per i politici moderni, non è (o non dovrebbe essere) possibile. Governare uno stato moderno, per di più aconfessionale, significa tutelare i diritti di tutti i cittadini senza distinzione di alcun tipo. Non è un problema se la premiere si dichiara “madre” e “cristiana”, ma diventa tale se, a questo, ci si aggiunge una lunghissima serie di azioni politiche e manovre economiche che, pur non modificando la legge 194, dichiarano guerra ad un diritto conquistato in anni di lotte storiche.
Ricordiamo, perché è sempre bene farlo: in Italia, gli ospedali con una percentuale di obiettori tra l’80% ed il 100% sono 72; i fondi del PNRR, destinati a garantire il diritto all’aborto, sono andati alle associazioni pro-vita trasformando il ruolo dei consultori, luoghi teoricamente sicuri e privi di giudizio a disposizione di donne in difficolta; il modello Marche, visto come una “guida”, per l’intero Paese, sin dai primi mesi di Governo, prevedeva consultori privi di pillola abortiva e difficoltà inaudite per accedere alle IVG. È il Papa a chiedere, nello stesso volo Bruxelles-Roma, di non proteggere gli abusatori, all’interno della Chiesa e non solo; è compito dello Stato, invece, assicurarsi che le vittime abbiano tutte le scelte possibili a disposizione.
Papa Francesco conclude il suo discorso parlando del ruolo della donna nella Chiesa: “sbagliato maschilizzare le donne; non è umano, non è cristiano” ha detto, riferendosi al sacerdozio femminile. “La Chiesa è donna ed è sposa di Dio”: questa è un’opzione. Ma alle donne Italiane (e non solo, chiaramente) deve esserne assicurata più di una.