A Bruxelles, u acìdde pissce u litte e u cule iàve mazzàte…!

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Fitto potrebbe pagare un conto non direttamente suo. Un antico e popolare proverbio barese, recita: “u acìdde pissce u litte e u cule iàve mazzàte…!” che tradotto in italiano, per in non conoscitori del vernacolo del capoluogo pugliese, sta a significare, in riferimento alla pipì notturna fatta a letto da un bambino: “il pissellino fa pipì e bagna il letto e il culetto viene percosso”. Nel tempo il proverbio è stato applicato, anche, a situazioni legate alle marachelle di di fratellini quando uno dei due combina un guaio e i genitori danno la colpa all’altro, magari perché non l’ha fermato, oppure per denunciare che la colpa di qualcosa è stata data a qualcuno che non c’entra. Il primo caso della nuova applicazione della massima popolare barese sembra, ironia della sorte, fare proprio al caso del leccese Raffaele Fitto. Il riferimento è alla sua attuale precaria situazione di designato dal governo italiano a ricoprire la carica di Commissario Europeo che potrebbe non trovare i necessari e dovuti consensi nell’abito del parlamento di Strasburgo per la sua ratifica. Infatti, pare che uno dei punti di debolezza, fatti emergere, nelle ultime ore, soprattutto, dal eurogruppo parlamentare della Pse, il partito socialista europeo sia il fatto che il gruppo degli europarlamentari italiani di Fratelli d’Italia, qualche mese fa non votò a favore della riconferma alla guida della Commissione della presidente Ursula von der Leyen. In questo caso il peccato originale dell’”Adamo” sarebbe, per l’euro contesto di sinistra, non solo in non aver impedito all’“Eva” Meloni la scelta di quella strategia ma di aver continuato, poi, a rimanerne legato, a doppio filo conduttore, nella terrena “valle dell’eden” governativa. Un posizione, questa, letta dalla sinistra europea, che ha i numeri necessari e indispensabili per supportare il nuovo euro governo, come una sorta di riproposizione, da parte dello scafato politico salentino, di quella famosa frase del film del 1981 di Mario Monicelli, Il Marchese del Grillo: “ma io so io… e voi non siete un cazzo”. Insomma, metafora a parte, una posizione quella di Fitto per i parlamentari di sinistra europei che sa di sprezzo o, quantomeno, di non cautela nel consigliare alla “Eva nazionale” di non cogliere quella mela anti von der Leyen dall’arbusto delle sue scelte strategiche. Ed è così che mai come in questo casa pare calzare a pennello l’antico detto barese: “u acìdde pissce u litte e u cule iàve mazzàte…!”. Una sculacciata, questa che se assume i contorni importanti potrebbe portare Fitto ad essere estromesso dal governo europeo e sarebbe una gran scoppola per il “sistema Paese-Italia”, in primis e per l’attuale coalizione di governo in secundis. Ma se la sculacciata dovesse assumere contorni più blandi, questa potrebbe portare alla nomina di Fitto come euro Commissario ma con una delega di secondo piano e scarso rilievo. In questo caso al danno si aggiungerebbe la beffa. In entrambi i casi andando a scomodare il Sommo Poeta che nel tratto ventinove del canto dell’infermo scrisse: “credo ch’un spirto del mio sangue pianga la colpa che là giù cotanto costa”, ovvero chi è causa del suo mal pianga se stesso. Anche se in questo caso il pianto, ovvero il conto di queste scelte lo pagherebbero gli italiani e non chi lo ha generato in una sorta di rivisitazione del film statunitense del 1929, diretto da Edward Sutherand, “Lui, lei, l’altra”.

 

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