Il primo ministro britannico Keir Starmer ha messo sul tavolo una strategia che trasforma l’Europa da spettatrice in finanziatrice ufficiale del conflitto ucraino. Il vertice di Londra, con i rappresentanti di 16 Paesi euroatlantici, ha prodotto una bozza franco-britannica che si propone di aumentare il peso dell’Europa sul campo e, allo stesso tempo, alleggerire quello degli Stati Uniti. Un piano che prevede più soldi, più armi e un’eventuale coalizione ristretta pronta a muoversi senza aspettare il via libera di Washington.
Starmer ha convocato quindici alleati atlantici nella Lancaster House, Italia inclusa, per ribadire che l’Ucraina non verrà lasciata a sé stessa. Non una questione di altruismo, ma di puro calcolo: se Kiev crolla, i costi per la sicurezza del Vecchio Continente salgono alle stelle. L’Europa si è svegliata dal torpore strategico conscio che il tempo del supporto illimitato da Washington è alla fine ed gli sgoccioli ed ora la guerra la pagano gli europei, in tutti i sensi.
La gravità, anche economica, della situazione risalta nelle parole di Ursula von der Leyen: “Ora è di fondamentale importanza aumentare gli investimenti nella difesa per un periodo di tempo prolungato. È per la sicurezza dell’Unione Europea. Nell’ambiente geostrategico in cui viviamo, abbiamo bisogno di prepararci al peggio e quindi di intensificare le difese”, dice la presidente della Commissione europea’’.
La der Leyen presenterà il suo piano nella lettera ai leader convocati a Bruxelles per il Consiglio europeo straordinario del 6 marzo. Sul tavolo diverse opzioni, ma non quella di un nuovo debito comune per far fronte agli investimenti necessari: non è ancora matura. Il quadro è disperato e per giunta non unitario. Al summit di Londra il britannico Keir Starmer e il francese Emmanuel Macron forgiano la loro coalizione dei volenterosi per l’Ucraina: 30mila soldati sul campo per vigilare sull’accordo di pace quando sarà siglato. Il canadese Justin Trudeau si dice disponibile, ma i no sono tanti. È forte il pressing su Giorgia Meloni, unica ad avere un bilaterale con Starmer prima del summit. Ma la premier resta “perplessa”. Contrario anche il polacco Donald Tusk. Tutti vorrebbero la garanzia che gli Usa facciano la loro parte. La pressione è massima anche su Volodymyr Zelensky affinché faccia pace con il presidente degli Stati Uniti.
“Se vogliamo essere credibili come europei nel nostro sostegno a lungo termine all’Ucraina, dobbiamo essere in grado di fornire delle garanzie di sicurezza solide”, dice Macron in un’intervista al Foglio sul Falcon diretto a Londra. “Stiamo cercando di muovere le cose. E abbiamo bisogno dell’Italia, di un’Italia forte che agisca a fianco della Francia, della Germania, nel concerto delle grandi nazioni. Per questo ho invitato la premier italiana, Giorgia Meloni, lo scorso 17 febbraio (al summit convocato dal presidente francese a Parigi, ndr.). È necessario che l’Italia sia al nostro fianco, che si impegni in questo percorso, e che lo faccia da grande paese europeo, sulla scia di quanto ha fatto Mario Draghi. In questo momento dobbiamo restare uniti”. In un’intervista a Le Figaro il presidente francese chiarisce la proposta pensata con Starmer: tregua di un mese in Ucraina.