Affaire Boccia. Sangiuliano a Rai 1. “Solo relazione affettiva. Meloni ha rifiutato le mie dimissioni. Non sono ricattabile”

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Nessun euro speso dal ministero. Nessuna nomina formalizzata. Nessuno può permettersi di ricattarmi. Inizialmente un rapporto intimo ma poi ‘svanito’. Ma soprattutto dimissioni da ministro respinte dalla presidente del consiglio, Giorgia Meloni. Il ministro della Cultura della Repubblica Italiana, Gennaro Sangiuliano, in una lunga intervista andata in onda su Rai 1 rilasciata a Gian Marco Chiocci, cerca di mettere una pezza all’affaire Boccia. A Sangiuliano, nella sua difesa, sono cadute anche le lacrime. Lacrime, però, che non hanno fatto breccia nella professionista di Pompei che, con ulteriori stories sui social network, cerca di smontare la difesa del ministro, ed apre a nuove rilevanti confessioni. L’operazione verità che ha tentato il ministro della Cultura rischia, però, di diventare un boomerang politico per il governo e soprattutto per Giorgia Meloni. Uscirsene non è facile. La cosa più semplice, per evitare ulteriori contraccolpi, sarebbero le dimissioni di Sangiuliano. Lui dice che le ha presentate alla premier ma che sono state respinte. Ma ora Giorgia Meloni potrebbe rivedere il dossier e dovrebbe defenestrare il suo ministro. Semplicemente perché non ha più margini di difesa. Non può più difenderlo. A livello nazionale ma soprattutto internazionale la credibilità dell’Italia esce a pezzi. Per come sono evolute le cose sarebbe improponibile per l’Italia presentarsi al G7 della Cultura, soprattutto quale Paese organizzatore, con un ministro con tanti scheletri nell’armadio. A questo punto meglio sostituirlo che presentarlo al cospetto mondiale sicuri di essere ‘sbeffeggiati’ dai potenti del mondo. Per l’Italia, capitale mondiale della cultura, sarebbe veramente troppo. La soluzione ‘diplomatica’ all’evento può essere trovata se non va Sangiuliano. Palazzo Chigi deve decidere ed in fretta.

La cronaca racconta di un ministro che si batte come un leone per difendersi dalle accuse che gli vengono rivolte ma che non bastano a scagionarlo. “Io ho conosciuto la dottoressa Boccia all’inizio della campagna elettorale delle europee a un evento di Fdi a Napoli, mi è stata presentata da amici comuni. E’ nata un’amicizia personale e lì io ho riscontrato alcune doti organizzative e mi è venuta l’idea di nominarla a titolo gratuito come consigliere dei Grandi eventi”, dice Sangiuliano nell’intervista a Rai 1. “Poi questo rapporto da amicizia è diventato un rapporto sentimentale. Io ho portato avanti la nomina ma poi mi sono consigliato con amici legali e il mio capo di gabinetto che mi hanno fatto notare che tutto ciò poteva configurare un potenziale conflitto di interessi e allora ho mandato una mail al capo di gabinetto nella quale lo invitavo a interrompere il percorso di nomina della dottoressa Boccia per potenziale per conflitto d’interesse”. Insomma la nomina a consigliere del ministro della Boccia, a detta di Sangiuliano, non c’è mai stata. “Voglio precisare un’altra cosa – dice il ministro – una nomina del genere si perfeziona con l’invio all’Ufficio centrale di Bilancio. Questo invio non è stato mai fatto, non è mai avvenuto, non esiste un protocollo che certifichi l’invio all’Ufficio centrale di Bilancio”. Dunque per lui non c’è alcun problema amministrativo. La paventata nomina non sarebbe mai stata formalizzata.

E poi si passa al capitolo pagamenti. “Io riaffermo categoricamente che mai un euro del ministero è stato speso per la dottoressa Boccia. Ho pagato io” dice Sangiuliano confermando, carte alla mano, che il ministero non ha pagato alcunché per i viaggi e alloggi per l’imprenditrice campana la quale non è entrata in possesso di alcun documento sulla sicurezza del prossimo G7 della Cultura. Così come, sempre per il ministro, non sono stati rilevati documenti sensibili sul G7. Ma soprattutto, tiene a precisare il ministro, che lui non è ricattabile dalla Boccia, nonostante un presunto flirt tra i due. “Il rapporto affettivo con Maria Rosaria Boccia è iniziato un pò di tempo dopo la nostra conoscenza, ci siamo conosciuti a inizio maggio, a fine luglio il rapporto era finito”. Eventuali chat private che potrebbero essere rese note non lo preoccupano perché riflettono la sfera privata  delle persone. E poi smentisce le accuse di aver violato la sicurezza interna ed internazionale in vista del G7 della cultura. “Assolutamente no. Del G7 sono stati diffusi aspetti marginali, ma nessun documento classificato o riservato”.

Infine, l’aspetto emotivo. “Ho più volte ribadito che io non intendevo lasciare mia moglie che per me è la persona più importante della mia vita, sono disponibile a fare qualsiasi cosa ma non a rinunciare a mia moglie. Chiedo scusa a mia moglie, che è una persona eccezionale”, dice Sangiuliano. “Chiedo scusa a Giorgia Meloni, che mi ha dato fiducia, per l’imbarazzo che ho creato a lei e anche al governo e chiedo scusa ai miei collaboratori, investiti da questa vicenda pur non avendo fatto niente. La prima cosa che ho detto a Meloni è che sono disponibile a dimettermi un minuto dopo che lei me lo chiede. Però l’ho rassicurata, anche con le prove documentali, che è tutta una vicenda di gossip, fastidiosa sì, ma non un euro dei soldi pubblici è stato mai speso in questa vicenda e nessun documento riservato è mai circolato”, ribadisce Sangiuliano. Ora la palla passa alla Meloni che deve decidere sul futuro politico del suo governo visto che quello di Gennaro Sangiuliano sembra essere già segnato.

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