Secondo stime di Interzero, società di consulenza in materia di economia circolare, tra 8 anni ci saranno 9,2 milioni di batterie al litio da smaltire nei pochissimi (meno di cinque e tutti situati al Nord) impianti nazionali. La recentissima scoperta di un materiale, scarto nel processo di riciclo, con possibili proprietà sintetiche, potrebbe rappresentare la svolta in un settore che, se non implementato a dovere, arriverà a costare più di 10 miliardi di euro all’Italia.
Il materiale, scoperto per puro caso da un team di ricercatori italiani intenti a testare nuovi e più economici modi di riciclare le batterie, appare come un precipitato cristallino violaceo che gli scienziati hanno isolato ed analizzato grazie all’aiuto dell’intelligenza artificiale. Per l’AI, il composto ha delle similitudini con l’acido malico e, a seconda dei casi, presenta diverse percentuali di nichel, rame, cobalto e manganese. Note queste caratteristiche, l’AI ha poi consultato la letteratura scientifica (in un tempo assolutamente impensabile per una mente umana) ed ha subito proposto alcuni utilizzi possibili: data la rilevanza biologica dei metalli sopracitati ed il ruolo dei complessi derivati dall’acido malico nelle vie metaboliche, il nuovo materiale potrebbe essere utilizzato per sintetizzare nuovi farmaci o per catalizzare alcune reazioni chimiche.
Ogni previsione digitale è stata validata dagli scienziati, che hanno trovato nell’AI una nuova e super performante alleata. Nell’articolo pubblicato sull’ Environmental Research Journal, viene illustrata una mappa che segue i processi logici necessari, prima all’uomo e poi all’AI, per riconoscere e caratterizzare un nuovo composto chimico; la validazione umana rimane necessaria e fondamentale, ma l’altissima capacità di calcolo dell’AI diminuisce drasticamente i tempi di analisi e ricerca. Elza Bontempi, a capo del team, sottolinea quanto sia importante continuare a testare l’intelligenza artificiale in ambito scientifico per conoscerne ogni potenzialità e limite.