Albania e La Russa: ‘Confidiamo nella Corte Ue’

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C’è un passaggio rivelatore nella nota con cui la presidente della Sezione Immigrazione del Tribunale Civile di Roma, Luciana Sangiovanni, ha accompagnato il decreto che ha sospeso il fermo dei migranti trasferiti in Albania. Vi si dice, in sintesi, che il punto della questione non sono i rimpatri nei Paesi non sicuri, che restano fattibili, ma le procedure da applicare. Dunque, se l’interpretazione del giuridichese è corretta, emerge che per i giudici la procedura ordinaria di espulsione va bene, quella accelerata o “di frontiera” no. Ed è in questa distinzione che emerge il colpo diretto all’operazione Albania in sé.

Dopo aver argomentato la scelta di ricorrere al parere della Corte di Giustizia dell’Unione Europa, la nota diffusa da Sangiovanni spiega che “deve essere inoltre chiaro che la designazione di Paese di origine sicuro è rilevante solo per l’individuazione delle procedure da applicare; l’esclusione di uno Stato dal novero dei Paesi di origine sicuri non impedisce il rimpatrio e/o l’espulsione della persona migrante la cui domanda di asilo sia stata respinta o che comunque sia priva dei requisiti di legge per restare in Italia. In ragione del rinvio pregiudiziale i giudici non si sono pronunciati sulle richieste di convalida, ma hanno dovuto necessariamente sospendere i relativi giudizi in attesa della decisione della Corte di giustizia. La sospensione dei giudizi – è la conclusione del comunicato – non arresta il decorso del termine di legge di quarantotto ore di efficacia dei trattenimenti disposti dalla Questura”.

“È un tema oggi molto controverso e credo che alla fine una parola decisiva debba arrivare”. Così Ignazio La Russa a margine delle celebrazioni dei 150 anni dell’avvocatura milanese in merito al nuovo stop dei giudici al trattenimento dei migranti in Albania. “C’è stato un ricorso alla Corte europea – dice il presidente del Senato – e può darsi che sia quella la sede giusta per definire quello che secondo me è un problema che sarebbe stato meglio non fosse sorto. Ma visto che è sorto in qualche modo dobbiamo definirlo”.

La Russa: le invasioni di campo devono cessare, non aiutano l’Italia. Anche sullo scontro tra toghe politicizzate e governo, enfatizzato dalla stampa, La Russa invita ad abbassare i toni: “Non ci deve essere, non ci vuole essere, non ci può essere. Io continuo a dire che di comune accordo maggioranza e opposizione, avvocati e magistratura, debbano immaginare di perimetrare le funzioni di politica magistratura e governo. Perché le invasioni di campo, non sempre da una parte sola, sono sotto gli occhi di tutti e devono cessare perché non aiutano l’Italia“.

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