Continua ancora la saga, giudiziaria, legata alla gestione dell’Amtab, l’azienda municipalizzata dei trasporti che gestisce la mobilità urbana della città di Bari. L’azienda era finita lo scorso, 26 febbraio, in amministrazione giudiziale in seguito agli elementi emersi dall’inchiesta “codice interno”, che portò, da parte degli agenti della squadra mobile della questura di Bari, all’arresto di 137 persone con l’accusa di associazione a delinquere con l’aggravante del metodo mafioso. Da quella indagine emerse che l’azienda pubblica barese, nel corso degli ultimi anni, era stata soggiogata dal volere del clan mafioso barese dei Parisi. Dalle intercettazioni e dalle carte emerse che la malavita organizzata barese era in grado di imporre alla società pubblica assunzioni e controllava alcuni settori della stessa attività aziendale con la complicità di qualche funzionario compiacente. Parenti, affiliati e persone contigue al clan di Japigia, secondo il teorema accusatorio erano in grado di essere assunte in cambio di impegni elettorali finalizzati al recupero di voti in favore di politici locali. Situazione questa che indusse la terza sezione del tribunale di Bari a mettere in amministrazione giudiziale l’azienda. I fatti contestati, risalirebbero a qualche anno fa quando in cda, sedeva l’attuale presidente, la professoressa Angela Donvito come consigliere e a presiedere il consiglio di amministrazione c’era l’avvocato calabrese, Pierluigi Vulcano, che a fine 2022 lasciò l’azienda pubblica dei trasporti barese per andare a presiedere l’Asi, l’azienda che gestisce l’area industriale del capoluogo pugliese. Un cambio al vertice che era stato preceduto da un risultato di gestione in deficit dell’azienda di diverse centinaia di migliaia di euro. Nei primi giorni di marzo, per ben due volte fu ascoltata, per diverse ore, la presidente Angela Donvito, proprio mentre a Bari il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, inviava una commissione ministeriale di accesso agli atti per verificare la sussistenza e l’eventuale grado di infiltrazione o condizionamento mafioso della pubblica amministrazione locale. Nelle ultime ore, il colpo di scena che si aspettava da tempo, è stato convocato, dall’amministratore giudiziale, l’avvocato romano Luca D’amore, in viale Jacobini l’avvocato Pierluigi Vulcano, all’epoca dei fatti al vertice dell’azienda barese. Da lui l’amministratore del tribunale, che nel frattempo è entrato a far parte del consiglio di amministrazione in seguito a dimissioni dei componenti, ha chiesto chiarimenti sulla gestione dell’azienda. Da Vulcano, per tre ore, l’avvocato D’Amore si sarebbe fatto spiegare dettagliatamente, stando a quello che sostengono fonti ben informate, le procedure di assunzione del personale, e nello specifico di quello impiegato nel settore della gestione delle soste, come avvenivano le procedure di gara di approvvigionamento di beni e servizi. Informazioni, quelle raccolte dall’amministratore giudiziale, che dovrebbero finire nel dossier da fornire al tribunale di Bari per il prosieguo delle indagini, visto che, nel frattempo, è stato aperto un secondo filone d’inchiesta. Ma la relazione di D’Amore dovrebbe finire anche nei fascicoli della commissioni ministeriale del Viminale e, non si esclude, che possa essere acquisita, anche, a Palazzo San Macudo, dalla commissione Nazionale Antimafia che sul caso Bari ha acceso i riflettori e che nelle scorse settimane ha portato alle audizioni del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, della presidente della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Bari, Giulia Romanazzi e del procuratore della Repubblica di Bari, Roberto Rossi in audizione secretata.
Amtab Bari: l’ex presidente Vulcano sentito dall’amministratore giudiziale
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