Al Teatro Trastevere è andato in scena Anicka, uno spettacolo intenso, commovente e sorprendentemente ironico, capace di toccare corde profonde con pochi elementi scenici ma con un’eccezionale forza espressiva.
Due attrici, Ania Rizzi Bogdan e Killa Paz Alvarez, dinamiche e brillanti, si muovono in scena con serrato, orchestrando parole, silenzi e mimica con estrema precisione. Anicka è un lavoro che racconta, attraverso un’autofiction, il delicato processo di ricostruzione del sé a partire da frammenti sparsi della propria storia personale.
Lo spettacolo prende vita da una residenza artistica durata un anno, sostenuta da Teatro Trastevere e Spin Time Labs, e nasce dalla collaborazione fra le due protagoniste e la regista Eleonora Gusmano. Sul palco, una scrivania piena di fotografie e pochi oggetti evocativi bastano a creare un universo narrativo sospeso tra ricordi e finzione, dove l’essenziale diventa profondamente significativo.
Commovente, ma a tratti anche divertente, Anicka gioca sul paradosso di una giovane attrice peruviana che interpreta una ginnasta ucraina cresciuta in Italia. Due culture geograficamente distanti – Ucraina e Perù – si incontrano e si intrecciano in scena, mostrando quanto possa essere universale la ricerca di un’identità che si definisce proprio nel confronto con l’altro.
Il risultato è un’esplorazione teatrale originale, un viaggio tra malinconia e ironia, in cui i confini – emotivi, culturali, geografici – si fanno porosi. L’immedesimazione e lo scambio di ruoli tra le due attrici coinvolgono progressivamente anche il pubblico, superando la quarta parete e facendo vibrare domande comuni a tutti: quanto siamo davvero liberi di raccontare la nostra storia? Possiamo riscriverla, reinventarla, condividerla?
Anicka non offre risposte definitive, ma lascia spazio a riflessioni profonde, portando sulla scena tutta la bellezza fragile di una storia che, pur essendo personale, parla a ognuno di noi.
Barbara Lalle
“Anicka”: la linea sottile tra identità, memoria e appartenenza
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