Antonio Scurati e delitto Matteotti: sospesa la lettura a Rai 3. Corsini: ‘Nessuna censura, solo aspetti economici’

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La cancellazione del monologo di Antonio Scurati dalla trasmissione di Serena Bortone su Rai 3 ha sollevato non poche polemiche a sinistra, con molti esponenti dell’opposizione che hanno subito urlato alla “censura”. A chiarire il tutto ci ha pensato Paolo Corsini, direttore dell’approfondimento Rai, che ha spiegato come la censura non c’entri affatto. All’origine dell’episodio ci sarebbe una questione puramente economica.

“Credo sia opportuno non confondere aspetti editoriali con quelli di natura economica e contrattuale, sui quali sono in corso accertamenti a causa di cifre più elevate di quelle previste e altri aspetti promozionali da chiarire connessi al rapporto tra lo scrittore e altri editori concorrenti – ha spiegato Corsini -. E poi al di là di queste mere questioni burocratiche la possibilità per Scurati di venire in trasmissione non è mai stata messa in discussione”.

Intanto, è stato diffuso il testo che Scurati avrebbe letto in trasmissione. Lo riportiamo integralmente qui di seguito:

“Giacomo Matteotti fu assassinato da sicari fascisti il 10 di giugno del 1924. Lo attesero sottocasa in cinque, tutti squadristi venuti da Milano, professionisti della violenza assoldati dai più stretti collaboratori di Benito Mussolini. L’onorevole Matteotti, il segretario del Partito Socialista Unitario, l’ultimo che in Parlamento ancora si opponeva a viso aperto alla dittatura fascista, fu sequestrato in pieno centro di Roma, in pieno giorno, alla luce del sole. Si batté fino all’ultimo, come lottato aveva per tutta la vita. Lo pugnalarono a morte, poi ne scempiarono il cadavere. Lo piegarono su se stesso per poterlo ficcare dentro una fossa scavata malamente con una lima da fabbro.

Mussolini fu immediatamente informato. Oltre che del delitto, si macchiò dell’infamia di giurare alla vedova che avrebbe fatto tutto il possibile per riportarle il marito. Mentre giurava, il Duce del fascismo teneva i documenti insanguinati della vittima nel cassetto della sua scrivania.

In questa nostra falsa primavera, però, non si commemora soltanto l’omicidio politico di Matteotti; si commemorano anche le stragi nazifasciste perpetrate dalle SS tedesche, con la complicità e la collaborazione dei fascisti italiani, nel 1944. Fosse Ardeatine, Sant’Anna di Stazzema, Marzabotto. Sono soltanto alcuni dei luoghi nei quali i demoniaci alleati di Mussolini massacrarono a sangue freddo migliaia di inermi civili italiani. Tra di essi centinaia di bambini e perfino di infanti. Molti furono addirittura arsi vivi, alcuni decapitati.

Queste due concomitanti ricorrenze luttuose – primavera del ’24, primavera del ’44 – proclamano che il fascismo è stato lungo tutta la sua esistenza storica – non soltanto alla fine o occasionalmente – un irredimibile fenomeno di sistematica violenza politica omicida e stragista. Lo riconosceranno, una buona volta, gli eredi di quella storia?

Tutto, purtroppo, lascia pensare che non sarà così. Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nell’ottobre del 2022, aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia. Ha indubbiamente imboccato la seconda via.

Dopo aver evitato l’argomento in campagna elettorale, la Presidente del Consiglio, quando costretta ad affrontarlo dagli anniversari storici, si è pervicacemente attenuta alla linea ideologica della sua cultura neofascista di provenienza: ha preso le distanze dalle efferatezze indifendibili perpetrate dal regime (la persecuzione degli ebrei) senza mai ripudiare nel suo insieme l’esperienza fascista, ha scaricato sui soli nazisti le stragi compiute con la complicità dei fascisti repubblichini, infine ha disconosciuto il ruolo fondamentale della Resistenza nella rinascita italiana (fino al punto di non nominare mai la parola “antifascismo” in occasione del 25 aprile 2023).

Mentre vi parlo, siamo di nuovo alla vigilia dell’anniversario della Liberazione dal nazifascismo. La parola che la Presidente del Consiglio si rifiutò di pronunciare palpiterà ancora sulle labbra riconoscenti di tutti i sinceri democratici, siano essi di sinistra, di centro o di destra. Finchè quella parola – antifascismo – non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana”.

“Pubblico io il testo di Antonio Scurati, non chiederò mai la censura di nessuno”. Dopo una giornata di polemiche e strumentalizzazioni, è la premier Giorgia Meloni a prendere la situazione in mano e smascherare il gioco sporco delle opposizioni.

Il caso è noto. Lo scrittore e intellettuale di sinistra sarebbe dovuto intervenire a Che sarà, trasmissione del sabato sera di Rai 3 condotta da Serena Bertone. Un intervento di poco più di un minuto sul 25 aprile. Ospitata però saltata. Pd e Movimento 5 Stelle gridano alla “censura”, allo “spettro del fascismo” che si aggira a viale Mazzini, sostenendo a gran voce la protesta della Bortone stessa. Quindi Repubblica pubblica lo screenshot di un documento interno che attribuisce la mancata partecipazione di Scusati a “motivi editoriali”. Non spiega, però, Repubblica, che quel documento non fa riferimento alla mancata partecipazione, bensì alla pratica di annullamento del pagamento del compenso che, come ha spiegato Corsini, è risultato più alto di quanto preventivato. Secondo Fratelli d’Italia, “duemila euro per un minuto”. Ed è qui, per sgombrare il campo da ogni pelosa accusa, che interviene il presidente del Consiglio.

“In un’Italia piena di problemi, anche oggi la sinistra sta montando un caso. Stavolta è per una presunta censura a un monologo di Scurati per celebrare il 25 Aprile. La sinistra grida al regime, la Rai risponde di essersi semplicemente rifiutata di pagare 1.800 euro (lo stipendio mensile di molti dipendenti) per un minuto di monologo”, scrive su Facebook la premier, che aggiunge: “Non so quale sia la verità, ma pubblico tranquillamente io il testo del monologo (che spero di non dover pagare) per due ragioni: 1) Perché chi è sempre stato ostracizzato e censurato dal servizio pubblico non chiederà mai la censura di nessuno. Neanche di chi pensa che si debba pagare la propria propaganda contro il governo con i soldi dei cittadini. 2) Perché gli italiani possano giudicarne liberamente il contenuto”.

Sul suo profilo Facebook, Meloni pubblica quindi per intero il monologo che lo scrittore Scurati avrebbe dovuto fare in Rai. E, prima di trascrivere le parole di Scurati, Meloni augura “Buona lettura”.

Scurati, la farsa di Fratoianni: “Bortone, che esagerazione! Invita un reduce di Salò”

E con Nicola Fratoianni la protesta si trasforma subito in farsa. Si parla del caso del giorno, la “denuncia” di Serena Bortone e la sinistra che grida allo scandalo e alla censura. La vicenda in questione è il monologo di Antonio Scurati in vista del 25 Aprile a Chesarà, trasmissione della Bortone in onda su Rai 3 questa sera, sabato 20 aprile.

La levata di scudi tra i progressisti è stata impressionante: commenti da decine di parlamentari Pd e M5s, poi anche gli immancabili Landini e Saviano e chi più ne ha più ne metta. Ma come detto in premessa, ecco che a distinguersi (in peggio) è Nicola Fratoianni, leader di Sinistra Italiana.

“Però che esagerazione da parte di Serena Bortone e della sua redazione voler invitare un autorevole scrittore e autore dell’opera M a parlare del 25 aprile! Doveva invitare piuttosto qualche reduce o fan sfegatato della Repubblica di Salò”, afferma Fratoianni. “A parte le battute – riprende -, c’è ben poco da ridere: questi vertici Rai per poter assecondare il potere meloniano sono pronti a tutto, pure a decisioni ottuse e grottesche come questa”, spara ad alzo zero “dimenticando” le spiegazioni di Viale Mazzini.

Dunque prosegue nel festival dell’insulto, come il più inascoltabile dei dischi rotti: “Hanno occupato la Rai, hanno distrutto e stanno continuando a distruggere Rai 3. E lo stanno facendo nel modo peggiore e ridicolo, ma non meno pericoloso. I vertici Rai e la direzione da cui dipende questa decisione assunta lo devono spiegare agli italiani, il Governo Meloni lo dovrà spiegare in Parlamento. Per ora solidarietà a Serena Bortone, alla sua redazione, ai lavoratori e ai giornalisti della Rai che sono costretti a lavorare in questa situazione”, conclude la sua intemerata Fratoianni.

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