Arrestato Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria

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Giovanni Toti, governatore della Liguria, è stato arrestato oggi, martedì 7 maggio,  con l’accusa di corruzione dopo le indagini della Guardia di finanza. Si trova ai domiciliari. In manette anche Paolo Emilio Signorini, ad di Iren, e l’imprenditore Aldo Spinelli, ex presidente di Genoa e Livorno.

Il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti è agli arresti domiciliari nell’ambito di una inchiesta della Direzione distrettuale antimafia (Dda) genovese e della Guardia di finanza, con l’accusa di corruzione.

Il governatore, secondo LaPresse, sarebbe stato arrestato su disposizione del giudice per le indagini preliminari (gip) di Genova in un’inchiesta della Procura guidata da Nicola Piacente sulle elezioni Regionali 2020.

Oltre a lui, infatti, ci sarebbero coinvolte altre 9 persone, tra cui Paolo Emilio Signorini (ad di Iren da agosto 2023), Aldo Spinelli (imprenditore, ex presidente di Genoa e Livorno) e Matteo Cozzani, capo di gabinetto di Toti.

La Guardia di finanza, inoltre, avrebbe sequestrato 570 mila euro nei confronti di alcuni imprenditori.

Sono in corso perquisizioni disposte dalla Procura di Genova.

Un’altra parte delle accuse, riguarda finanziamenti e favori scambiati con Esselunga, un altro grande sostenitore del centrodestra ligure. Con l’avvento delle giunte guidate da Toti, Esselunga ha aperto i suoi primi negozi in Liguria, mettendo fine al dominio storico delle Coop.

L’altro ramo delle indagini

Un secondo ramo di indagini allarga il cerchio del sospetto sulla Liguria fino a coinvolgere il tema del voto mafioso. Una parte dell’inchiesta si concentra su pacchetti di voti che avrebbero spiegato il successo elettorale del partito fondato da Toti, Cambiamo, che alle regionali del 2020 ha ottenuto un risultato straordinario del 22%, superando partiti della sua stessa coalizione ben più radicati a livello nazionale come la Lega (17%), Fratelli d’Italia (10%) e Forza Italia (5,7%). Gli investigatori ritengono che dietro a questo exploit ci siano pacchetti di voti garantiti da individui legati a clan mafiosi nisseni originari di Riesi, che hanno contribuito alle preferenze ottenute da vari candidati di Toti.

In questo contesto, il braccio destro di Toti, Matteo Cozzani, suo capo di gabinetto ed ex sindaco di Porto Venere, è sotto indagine per promesse elettorali aggravate dal coinvolgimento mafioso, mentre Toti stesso è indagato solo per promesse elettorali. Cozzani è anche coinvolto in un’ulteriore indagine per corruzione aperta dalla Procura di La Spezia, insieme ad alcuni imprenditori sospettati di aver offerto soggiorni di lusso a persone vicine a Toti in cambio di favori.

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