Fino al 28 aprile, la Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano ospita Art Crimes, un’installazione site-specific di Angelo Accardi, esponente di spicco del Pop Surrealism. L’esposizione, allestita nella Sala del Foro Romano, propone un dialogo tra la tradizione rinascimentale e l’arte contemporanea, mettendo in discussione i concetti di ispirazione, citazione e appropriazione nell’arte.
Un’indagine sul furto intellettuale nell’arte
Il punto di partenza di Art Crimes è il Cartone preparatorio della Scuola di Atene di Raffaello, conservato nella Biblioteca Ambrosiana. Accardi ne offre una rilettura attraverso la lente del Pop Surrealismo, inserendo nel celebre affresco Duchamp, Bacon, Dalí, Warhol, Cattelan e Picasso accanto ai protagonisti originali. L’esposizione si trasforma così in un percorso immersivo, tra tele, video, sculture e design, che esplora la sottile linea tra omaggio e plagio.
“Il bravo artista copia, il grande artista ruba”, diceva Picasso. Da questa provocazione prende vita Art Crimes, in cui l’arte diventa un continuo dialogo tra passato e presente. “Ogni opera nasce da un’altra”, spiega il curatore Nino Florenzano. “L’arte si nutre di citazioni e trasformazioni: ogni artista rielabora il passato, ruba frammenti di idee e li reinventa”.
Angelo Accardi: tra surrealismo e critica sociale
Nato negli anni ’90 come sperimentatore della nuova figurazione, Angelo Accardi ha saputo distinguersi per la capacità di mescolare realismo e surrealismo, dando vita a immagini stranianti e visionarie. Con la serie Misplaced, l’artista introduce la figura dello struzzo, simbolo della paura diffusa nella società contemporanea. Espone in tutto il mondo, dalla Biennale di Venezia a New York, Miami, Mykonos e Tel Aviv, collaborando con Eden Gallery. Nel 2024 partecipa alla 60ª Biennale d’Arte di Venezia, consolidando la sua presenza sulla scena internazionale.
Art Crimes rappresenta un’occasione unica per immergersi nel suo universo artistico, dove l’ironia incontra la profondità concettuale e il classico si fonde con il contemporaneo.
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Quattro domande ad Angelo Accardi
Nel tuo percorso artistico, l’elemento del citazionismo è sempre stato presente. Qual è il confine, secondo te, tra ispirazione e appropriazione nell’arte?
Nelle mie rappresentazioni il citazionismo risponde a una sorta di alfabeto artistico che mi permette di creare di volta in volta vere e proprie gallerie di opere provenienti da universi paralleli che qui collidono per fare da sfondo alle mie rappresentazioni. La citazione non è appropriazione, in quanto le opere che cito sono molto rispettose degli originali e la fonte è dichiarata. Quando si spaccia per propria qualcosa di un altro, si configura il reato di truffa, come quando si creano dei falsi d’autore. Pare tra l’altro che i Musei più prestigiosi del mondo siano pieni di quella roba.
In Art Crimes reinterpreti la Scuola di Atene di Raffaello con un nuovo pantheon di artisti. Come hai scelto le figure da inserire e quale messaggio volevi trasmettere?
La prima volta che vidi il cartone preparatorio all’Ambrosiana, provai una tale emozione che mi ha spinse a realizzare una mostra proprio rivisitando l’opera che però non era destinata a un pubblico. Allo stesso modo ho voluto realizzare qualcosa che avesse le stesse caratteristiche cromatiche monocrome che inducono lo spettatore, come per l’opera Guernica, a un approccio più analitico. Nella sua ascesa Raffaello si è macchiato di crimini artistici ai danni del Perugino dello Sposalizio della Vergine, per l’affresco La Scuola di Atene ha saccheggiato le architetture di Bramante con il suo partner in crime Bastiano da Sangallo, ha clonato la tecnica michelangiolesca dei corpi ipertrofici proprio reinserendolo nell’affresco dopo averlo colpevolmente omesso durante la stesura del Cartone preparatorio. Con questa mostra ho voluto rendere giustizia a una pratica molto diffusa, quanto necessaria agli artisti per evolvere e trovare il proprio filone espressivo. Pur rispettando l’impianto generale del cartone, ho voluto inserire alcuni protagonisti del ‘900 che hanno influenzato gli artisti contemporanei da Duchamp a Warhol, da Koons a Cattelan, tutti hanno qualche scheletro nell’armadio, un ready made o una buccia di banana sulla quale scivolare. Ogni riferimento all’ispettore Clouseau è voluto.
La tua arte spesso riflette sul rapporto tra l’individuo e la società contemporanea. Qual è il ruolo dell’artista in un’epoca dominata dall’intelligenza artificiale e dai social media?
L’Ambrosiana è stata la prima biblioteca cittadina e poi, grazie alle collezioni private, il primo museo forse del mondo. Un archivio vivo e aperto ai cittadini che qui potevano attingere da codici sorgenti del passato, senza l’ausilio di un device. Oggi con l’AI che non pensa ma immagazzina ed elabora freddi dati senza un fremito di emozione e margine di errore che possa cambiare il risultato, quella condizione chiamata “serendipity” in cui l’errore ti fa accedere a una scoperta inaspettata. L’artista è iperconnesso con il mondo e spesso preconizza fatti che poi si avverano. Alla fine degli anni ’90 ho sentito l’esigenza di inserire nei miei quadri elementi fuori contesto, boeing alla deriva nel centro di Manhattan, struzzi fuori posto in una Londra deserta. Anni dopo, alla luce dell’11 settembre e del cigno nero del 2008 che hanno cambiato il mondo, ho affidato allo struzzo il monito di stare in campana, come direbbe Bauman, quel sentimento di pericolo imminente denominato “Liquid Fear”, di aspettarci che da un momento all’altro, tutto ciò che riteniamo scontato, possa in un attimo mutare. E’ successo ancora con il lockdown e con la guerra in Ucraina, ma chi avrebbe immaginato un Presidente degli USA sodale col suo nemico n°1 e nemico degli alleati storici?
Dopo Milano, hai in programma nuovi progetti o esposizioni internazionali che proseguano questo discorso sull’arte e la sua evoluzione?
Sto valutando alcune proposte che riguardano di replicare altrove sia la mostra Icarus’ Dream realizzata a Venezia durante la 60° edizione della Biennale, sia Art Crimes che sta registrando un grandissimo interesse a la media di 500 visitatori al giorno. Poi ci sono gli appuntamenti con le gallerie di New York, Dubai, Malé e Saint Tropez entro luglio. A settembre stiamo valutando una mostra in Piemonte ma è ancora prematuro parlarne.
L’ingresso alla mostra è gratuito, con accesso da Piazza San Sepolcro, Milano.

Barbara Lalle