I cristiano-democratici della Cdu/Csu vincono le elezioni in Germania con il 29% dei voti e il partito di Angela Merkel e Helmut Kohl tornerà a guidare il governo. Il cancelliere sarà il suo leader, Friedrich Merz, ex avversario interno proprio della Merkel. L’ultradestra di Afd fa il boom, passa dal 10% del 2021 al 19,5%, affermandosi come secondo partito in Germania. Un risultato eccellente per i nostalgici guidati da Alice Weidel, ma i numeri escludono il temuto governo destra-ultradestra Cdu-Afd.
‘Mi congratulo con la Cdu-Cus e con Friedrich Merz per la vittoria alle elezioni del Bundestag. Una voce chiara da parte degli elettori, e vediamo quanto questo sia importante per l’Europa. Non vediamo l’ora di proseguire il nostro lavoro congiunto con la Germania per proteggere vite umane, avvicinare davvero l’Ucraina alla pace e rafforzare l’Europa’, ha scritto su X il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. “L’Europa deve essere in grado di difendersi, sviluppare le sue industrie e raggiungere i risultati necessari. L’Europa ha bisogno di successi condivisi e quei successi porteranno un’unità ancora maggiore all’Europa”.
Il leader della Cdu Friedrich Merz vuole formare il nuovo governo tedesco entro Pasqua. È quello che ha affermato, partecipando al Belriner Runde di Ard e Zdf. “Abbiamo appena otto settimane fino a Pasqua, e io trovo che questo dovrebbe essere un arco di tempo massimo per costruire un governo in Germania”, ha affermato. “Se l’Unione avrà bisogno di due partner sarà più difficile, ma anche in quel caso dovrà riuscire”, ha concluso.
“In Germania vedremo quale maggioranza si comporrà, sicuramente ci sono dati interessanti: quello dell’affluenza” che significa “una richiesta di cambiamento” ma c’è anche “una sconfitta per il governo uscente con un risultato alto dei nazionalisti dell’Afd e un raddoppio della sinistra” con Linke. Lo ha detto la segretaria del Pd, Elly Schlein durante una diretta sui social. “Ha pesato molto sicuramente – ha aggiunto – la condizione materiale delle persone, il caro energia e la difficoltà di questa recessione economica che va avanti da un po’” e che “pesa sulla percezione rispetto al proprio futuro”. “Le destre – ha concluso – sono forti anche con la spinta di Trump e di Musk ma non sono imbattibili e non le batteremo rincorrendo o cedendo sul loro terreno” ma “trascinandole dove non hanno risultati” sul terreno economico e sociale.
L’Austria si prepara ad avere un governo. A cinque di distanza dalle elezioni sembra essere stato trovato l’accordo per una coalizione di stampo europeista tra il Partito popolare (Ovp), quello socialdemocratico (Spo) e i liberali di Neos. I rispettivi leader – Christian Stocker, Andreas Babler e Beate Meinl-Reisinge – il 22 febbraio hanno, infatti, incontrato il presidente della Repubblica Alexander Van der Bellen.
Nulla è stato ancora firmato, ma le sensazioni sono positive. A confermarlo è lo stesso Stocker: “Sono molto fiducioso che nel terreno comune che abbiamo trovato, riusciremo a finalizzare un accordo di governo di coalizione”.
Un esito tutt’altro che scontato. A spingere nuovamente insieme le tre formazioni è stata soprattutto la paura dell’estrema destra, rinvigorita dall’insediamento di Donald Trump. Nelle consultazioni elettorali, infatti, il primo partito era stato Fpö, guidato da Herbert Kickl.
Saltata l’intesa tra Ovp, Spo e Neos, il capo dello Stato aveva, con riluttanza, chiesto a Kickl di formare un governo assieme ai popolari. Non essendo stato trovato un accordo che avrebbe dato all’Austria il primo governo di destra dal 1949, le strade che si sono aperte erano due. La prima, andare a nuove elezioni: uno scenario quasi scontato, visto che erano state già sondate tutte le possibili coalizioni, ma che spaventava popolari, socialdemocratici, liberali e anche i verdi. Così è stata scelta la seconda strada, quella di sedersi nuovamente al tavolo per riuscire a fare sintesi.
Fermo restando l’imprescindibile presenza sia dei popolari che dei socialdemocratici bisognava trovare il terzo partner di governo: i verdi o i liberali di Neos. Alla fine, sono stati questi ultimi a spuntarla. “Siamo in dirittura d’arrivo, non abbiamo ancora superato il traguardo, ma la volontà c’è”, ha confermato Meinl-Reisinger. In attesa di capire come si spartiranno i vari ministeri, il presidente della Repubblica Van der Bellen ha certificato l’impatto che l’avvento di Trump, che ha rinvigorito i sovranisti di tutto il mondo, ha avuto sull’accelerazione delle trattative.