AYMEE NUVIOLA giovedì 1° agosto Parco del Celio (Colosseo)

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Jazz& Image, nello splendido scenario del Parco del Celio, a due passi dal Colosseo, a cura dell’Associazione Culturale Suond Image, con la direzione artistica dell’Alexanderplatz di Eugenio Rubei, presenta, giovedì 1° agosto, la fantastica cantante cubana Aymèe Nuviola. L’Avana, la mia amata Avana, immensa e magica. Immensa per le sue dimensioni culturali, e magica, per la sua bellezza, per il suo Malecon Habanero, per la sua gente, e per quei locali notturni che offrivano musica e ballo in modo seducente e unico. Quella era l’Avana che conoscevo e che mi ha cullato. Sono nata e cresciuta lì, in una casa piantata in mezzo al suo cuore, nel cuore dell’Avana, ed è stato in quella casa che ho sentito, nascosta dentro un vecchio giradischi, la musica che mi ha segnato per sempre, la musica di un’Avana inebriante e notturna. (Aymée Nuviola)

C’erano tempi in cui L’Avana di notte era anche bolero e Filin, e Aymée Nuviola lo sa molto bene. Non era solo un momento della giornata: era una metamorfosi, una nudità disinibita, una trasmutazione. Con la notte, L’Avana ha brillato, ha diffuso il suo giorno febbrile e la sua luce, e ha scatenato i suoi sentimenti, quando senza preavviso o concerto in molti luoghi l’amore, il crepacuore, la felicità e la tristezza sono stati cantati come mai prima.

Gli anni ’50 e ’60 regalarono all’Avana la più grande costellazione di cantanti e compositori che interpretarono fedelmente il significato di vivere, amare e godere in una città bella e vivace come L’Avana, capace di ispirare musicisti provenienti da molte altre latitudini. Erano i continuatori, in misura maggiore o minore, di un movimento musicale emerso alla fine del decennio precedente nel cuore dei popolosi quartieri della capitale, incentrato su musicisti per lo più empirici, poveri ma colti, e ugualmente influenzati dal jazz vocale, dal jazz debussyiano l’impressionismo e la tradizione del son e del bolero cubano: El filin. Stile interpretativo e compositivo, modo di vivere e divertimento, el filin permeava non solo il bolero ma anche altri generi più ritmati e perfino ballabili.

Se ai suoi esordi il movimento di el filin, i suoi incontri e le sessioni di improvvisazione nelle case di ospiti gentili e devoti erano gli spazi ideali e possibili per questo nuovo modo di esprimere esperienze e sentimenti con il minimo supporto della chitarra, o del pianoforte, nei decenni successivi gli esecutori uscivano esultanti alla conquista della notte della loro Avana all’ombra dei piccoli locali e piano-bar dove intimità e sentimenti dialogavano, dove una marea crescente interagiva con loro, riconoscendosi in quelle forme semplici e poetiche testi e in una musica virtuosa e innovativa.

Quelle voci e quegli ambienti notturni raggiungevano la ragazza Aymée durante il giorno, nei momenti ispirati in cui Adelaida, sua madre, osava suonare un vinile, cantare lei stessa in un’azione liberatoria o in un’esplosione di sentimenti avendo come unico spazio il breve spazio del soggiorno. palco condiviso con gli amici cantanti ormai leggende delle notti della loro città.

Il suono e la ragion d’essere di quell’Avana notturna e sconosciuta rimasero tatuati a fuoco nella formazione musicale e nella sensibilità di questa ragazza che sarebbe poi diventata una delle voci femminili più note e interessanti della sua generazione.

Il bolero, la canzone e, soprattutto, el filin, sono anche la sua essenza, presente fin dall’inizio della sua carriera professionale in modo naturale nei concerti e nei dischi, nel suo modo di intendere la musica e di darsi ad essa, come una sorta di di dipendenza reciproca: El filin ha bisogno della voce di Aymée e di lei, el filin, come quelle notti che potevano essere solo habaneras e che lei poteva vivere solo nella sua immaginazione.

Questo è Havana Nocturne, il canto e l’emozione di un ricordo, la ricreazione sonora di una città spettrale che rifiuta di rinunciare alla sua leggenda e si aggrappa come unico appiglio possibile alle loro voci, alla sua musica. Fin dalla sua concezione, supportata dalla produzione musicale di Paulo Simeón e Kemuel Roig, Aymée Nuviola sapeva che sarebbe stato un viaggio emotivo verso il perfetto riflesso dello spirito e della musica di una città.

Con un format minimalista, guidato da Roig al pianoforte e con Lowell Ringel al basso, Hilario Bell alla batteria, José “Majito” Aguilera alle percussioni e Julián Ávila alla chitarra, Aymée Nuviola percorre le strade della città delle ombre e delle luci al neon , mentre il tempo passa, il suo tempo, quello della città: Me faltabas tú e Novia Mía, di José Antonio Méndez; Realidad y fantasía, di César Portillo de la Luz, Rosa mustia, di Ángel Díaz, ed El jamaiquino di Niño Rivera, sono grandi classici di oggi nelle cartelle autoriali di coloro che sono nomi fondamentali del sentimento, icone palpabili della loro generica diversità.

Furono seguiti da altri giovani che, nella seconda ondata, assunsero o furono permeati dagli influssi filinera dei loro predecessori, tra cui tre nomi paradigmatici presenti in Havana Nocturne nelle versioni dei loro anch’essi classici Tú no sospechas e Imágenes: Marta Valdés e Frank Domínguez, rispettivamente, e Meme Solís, così giovane quando scrisse De la misma forma, un bolero rimasto fino ad oggi inedito.

L’impronta del sentimento nell’opera di René Touzet, grande compositore dalla lunga storia, è palpabile in Me contaron de ti, alla maniera di Nuviola. Quando canta Obsesión, del portoricano Pedro Flores; Perfidia del messicano Alberto Domínguez e Vete de mí, tango dell’argentino Virgilio Expósito, Aymée rivendica l’influenza universale del filin nella creazione e nell’interpretazione al di là dei generi e degli spazi geografici. Quédate, scritto da lei, Aymée fa appello alle chiavi essenziali dello stile filinero quando compone e canta, espressione di quel ricambio generazionale che può renderlo eterno.

In Havana Nocturne, Aymée Nuviola ritorna nella città che le è allo stesso tempo sua e straniera; lo fa ora con un inevitabile carico di influenze, ricordi e contributi che fanno appello all’universale, ma anche alla sua stessa essenza, alle forze musicali che l’hanno sempre sostenuta e che tentano la magia della sua voce. Camminando per le strade di una città che non esiste più, i suoi fantasmi le ricorderanno ad ogni passo gli enormi debiti del bolero con quello sfuggente spazio cittadino, eternamente e inevitabilmente scortato dal mare… e dalla notte.

www.jazzimage.it

Ingresso ai concerti serali 5 euro

Jazz Brunch e fino alle ore 20,00, ingresso gratuito

Inizio concerti ore 21,00

Info e prenotazioni:

Cellulare whatsapp +39 349 977 0309

E‐mail info eventi.alexanderplatz@gmail.com

E‐mail prenotazioni prenotazioni.alexanderplatz@gmail.com

Acquisto biglietti c/o il botteghino della manifestazione

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