Bari – Amtab, i licenziamenti per mafia. Martetdì si riunisce il Consiglio di Disciplina

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È stata convocata per martedì prossimo la riunione del nuovo Consiglio di Disciplina dell’Amtab, la società pubblica barese che si occupa della gestione della mobilità cittadina su gomma e delle aree di sosta. L’organismo dell’azienda torna a riunirsi dopo due mesi, all’indomani della richiesta alla Regione Puglia, da parte dei vertici della municipalizzata, di sostituire due componenti. All’ordine del giorno della seduta c’è da discutere e decidere gli eventuali provvedimenti da adottare sulla proposta di licenziamento, avanzata dall’azienda, nei confronti dei dipendenti incappati nelle maglie della giustizia, a febbraio 2024, in seguito all’operazione “codice interno”, condotta dagli uomini della squadra mobile della questura di Bari, che portò alla sbarra 137 persone con l’accusa, a vario titolo, di associazione a delinquere con l’aggravante del metodo mafioso finalizzata alla compravendita di voti per l’elezione del consiglio comunale del capoluogo pugliese. Tra i destinatari dei provvedimenti cautelari di quella inchiesta, che per quasi un anno ha tenuto con il fiato sospeso la politica cittadina del capoluogo pugliese, oltre ad alcuni personaggi di spicco della politica locale c’erano, anche, Massimo Parisi e Tommaso Lovreglio, rispettivamente fratello e nipote acquisito e del potente boss del clan mafioso del quartiere “Japigia”, Savino Parisi. Sia Lovreglio che Parisi, insieme a Michele De Tullio, zio di Lovreglio, meglio conosciuto in città e negli ambienti della mala con il nomignolo “sotto ghiaccio”, furono, a maggio dell’anno scorso, raggiunti da un primo provvedimento aziendale si sospensione dal lavoro e dalla corresponsione degli emolumenti perché, secondo la tesi del teorema accusatorio formulato dalla Procura della Repubblica barese furono accusati di aver imposto alla società municipalizzata di totale proprietà del Comune di Bari, l’assunzione, a tempo determinato, di alcune persone, ritenute dagli inquirenti, vicine, contigue se non proprio affiliate al potente clan mafioso “Parisi”. In seguito al provvedimento di sospensione, l’Amtab aveva avviato le procedure per il licenziamento dei tre dipendenti, contro il quale Parisi e Lovreglio avevano presentato ricorso al Consiglio di Disciplina, a differenza di De Tullio che non lo aveva fatto per raggiungimento del limite di età pensionabile e, quindi, non più interessato a mantenere lo statu lavorativo di dipendente. Sulla vicenda, dopo una serie di rinvii, di alcune adunanze convocate e mai tenute, a metà febbraio scorso, si era riunito l’organismo di disciplina che si compone di tre componenti nominati dall’azienda, tre rappresentanti sindacali e il presidente nominato dalla Regione Puglia, in questo caso il professor Bruno Caruso, un giurista siciliano, all’epoca della designazione indicato dall’allora assessore ai trasporti Anita Maurodinoia, anch’essa coinvolta nell’inchiesta “codice interno”. Durante la riunione di due mesi fa l’organismo non riuscì a emettere un provvedimento, perché i sindacalisti, trattandosi di materia estranea alle normali contestazioni maturate nei confini delle logiche e dinamiche lavorative ordinarie, ma bensì oggetto di valutazioni processuali di ambito penale, per fatti non legati strettamente a inosservanze o elusione di regole lavorative, preferirono astenersi, in attesa del pronunciamento della magistratura penale con efficacia definitiva e gli altri quattro componenti, presidente più i tre rappresentanti aziendali, si divisero esattamente a metà e, non riuscirono a emettere un provvedimento sulla questione. Per questa ragione, l’amministratore unico dell’azienda di viale Jacobini, l’avvocato romano Luca D’Amore, per uscire dall’impasse, chiese alla Regione Puglia di essere autorizzato alla designazione di altri due nuovi componenti dell’organismo di tutela dei lavoratori, normato da un Regio Decreto istitutivo del 1931. Designazione che il presidente della Giunta regionale pugliese, Michele Emiliano, con apposito decreto presidenziale dello scorso 24 marzo ha autorizzato. E proprio in virtù di questa decisione regionale, tra tre giorni l’organo interno per la tutela del diritto di difesa dei dipendenti della Società in ambito di procedimenti disciplinari interni tornerà a riunirsi nella speranza che possa assumere una decisione, che verrà conseguentemente comunicata sia all’organismo comunale che a quello giudiziario.

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