Bari: arrestato rampollo del clan Capriati

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Un altro duro colpo, nel fine settimana appena trascorso, è stato inferto dalle forze dell’ordine della città di Bari all’indirizzo della malavita organizzata del capoluogo pugliese. Ancora guai per la famiglia del boss, Antonio Capriati, ritenuta dalla giustizia, leader incontrastata delle attività criminali di stampo mafioso della Bari vecchia e di buona parte della città. Questa volta, a finire nei guai con la giustizia, è stato Sabino Capriati, meglio conosciuto con il nomignolo “Bino” che, nella nottata tra sabato e domenica scorsa, è stato arrestato dagli uomini della guardia di finanza con l’accusa di detenzione di sostanze stupefacenti ai fini dello spaccio. “Bino”, considerato dagli investigatori la vera testa calda della storica famiglia malavitosa del borgo antico, è stato fermato dagli uomini delle fiamme gialle impegnati in un servizio di controllo del territorio. I militari lo hanno trovato in possesso di un quantitativo di droga ben più alto del consentito come uso personale e lo hanno arrestato. In realtà, l’uomo, figlio di Lello Capriati, ucciso la sera di Pasquetta, durante un agguato mafioso a Torre a Mare, insieme al fratello Christian, è considerato dagli investigatori uno dei due nuovi leader emergenti del clan del borgo antico di Bari che, negli ultimi tempi, sta cercando di allargare il suo predominio in città, a scapito dell’altro clan predominate barese quello dei Parisi-Palermiti che, negli ultimi mesi, è stato falcidiato da diverse esecuzioni di ordinanze di custodia cautelare e da diverse misure cautelari interdittive che hanno colpito molti esponenti e affiliati al clan che farebbe capo allo storico boss di Japigia, Savinuccio Parisi. Un sodalizio, quello criminale della città vecchia di Bari che, ultimamente, ha dimostrato, anche, di non temere le possibili ripercussioni che potrebbero arrivare in seguito alla faida in atto con un altro importante clan malavitoso di stampo mafioso cittadino, come quello della famiglia Strisciuglio. Pare sia stato, davvero, casuale il controllo nel quale è incappato, sabato, in tarda serata, Sabino Capriati nonostante era tenuto sotto controllo dalle forze dell’ordine che, nelle ultime settimane, hanno intensificato la loro attività investigativa verso la famiglia Capriati. Dopo la sparatoria di Carbonara a cui seguì, pochi giorni, dopo l’agguato mortale di Torre a Mare e dopo il blitz della vigilia della festa di San Nicola, che portò in manette il 27enne Giuseppe Capriati, figlio di Domenico Capriati detto “Mimmo”, ammazzato nel 2018, il 28enne Onofrio Lorusso, cognato del 41enne Raffaele Capriati, il 21enne Vito Lucarelli e il 20enne Michele Schiavone, questi ultimi due ritenuti, dagli inquirenti, organici al clan, l’organizzazione malavitosa sembra essere sotto assedio. Per questa ragione, con l’arresto di Sabino Capriati, ancora, un’altra tegola pare essere caduta sulla testa della potente famiglia malavitosa del centro storico barese. Un arresto, questo, che, secondo fonti investigative, potrebbe aver indebolito significativamente, il vertice del clan lasciandolo, così, di fatto, nelle mani delle nuovissime fila emergenti imparentate, alla lontana, con lo storico boss “Tonino” che sta scontando la sua pena in carcere da decenni. Un arresto, questo di “Bino”, che potrebbe finire di indebolire la già precaria “governance” della famiglia malavitosa “barivecchiana”, finendo per rafforzare i clan rivali del crimine barese che, però, potrebbero avere, con questo arresto, un obiettivo in meno con il quale fare i conti. Ma questa volta, com’era già successo qualche giorno fa, a mettere nei guai il clan della famiglia Capriati sono state le attività criminali legate al mondo delle sostanze stupefacenti che hanno incastrato, in meno di una settimana, ben cinque uomini chiave dell’organizzazione criminale colpendo, soprattutto, i giovani rampolli di famiglia che erano già pronti a prendere i posti di comando di genitori e zii.

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