Bari – Il Politecnico guarda all’Africa come grande opportunità di crescita

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Un Politecnico quello del capoluogo pugliese che si proietta verso il futuro guardando al 2050 con un futuro che si auspica possa vederlo ampliato, sempre più collegato a livello internazionale con il mondo e aperto a una sempre maggiore contaminazione tecnico scientifico, strizzando l’occhio ad aspetti umanistici della formazione accademica. Un politecnico quello barese che ambisce e si candida a diventare un polo di riferimento del Mediterraneo per i giovani talenti anche dei Paesi Africani in settori strategici come l’intelligenza artificiale e l’energia. Questa una delle tante sfide annunciate nel corso dell’inaugurazione, ieri, nell’aula magna “Attilio Alto” dell’anno accademico 2024/2025. A farlo è stato, in maniera chiara e diretta il magnifico rettore Francesco Cupertino che non ha tralasciato aspetti essenziali per la crescita accademica e della società come una grande attenzione verso la nuova classe dirigente, investimenti nel capitale umano, moderne attività di formazione e nuove forme di finanziamento per il mondo accademico. Sono queste le arterie universitarie da potenziare per cogliere la ghiotta opportunità che viene dall’incremento demografico dei prossimi del continente africano rispetto al vertiginoso decremento di quello italiano in una grande occasione per tutti. Una cerimonia inaugurale, quella di ieri che è stata, anche, foriera di idee e proposte come quella nel settore delle politiche fiscali che devono essere “incentivanti attraverso programmi di supporto mirati che possano creare un terreno fertile, perché  il percorso verso la crescita sostenibile delle PMI passa soprattutto attraverso la formazione e l’innovazione, ambiti nei quali le università italiane possono giocare ora un ruolo ancora più incisivo rispetto al passato”, ha chiosato Cupertino, secondo il quale “le sfide del futuro si baseranno sulla capacità di trasferire questo modello alle piccole e medie imprese italiane, che spesso non hanno risorse per sviluppare, da sole, nuove tecnologie e processi”. Un’idea questa che passa attraverso la fase attuativa di laboratori tra il settore pubblico e quello privato dell’imprenditoria, dei saperi e dell’economia. “L’Africa”, ha concluso il giovane magnifico rettore, “con i suoi prossimi due miliardi e mezzo di abitanti, come hanno fatto nell’ultimo quarto di secolo Cina e India, si troverà a vivere un grande momento di sviluppo economico e demografico e se noi ci faremo trovare pronti a supportarla ne trarremo, certamente, grandi benefici. Dobbiamo, quindi approfittare di questa opportunità,  cercando di crescere insieme in una sorta di logica di crescita condivisa e per questo servirà l’impiego delle nostre capacità digitali dei nostri giovani talenti formati che con l’aiuto di fonti energetiche rinnovabili a prezzi competitivi potranno fare la differenza ed entrare in questo virtuoso meccanismo di crescita globale”. Un visione futura quella del politecnico barese che fonda le sue convinzioni sui positivissimi dati accademici, non ha caso si registrano iscrizioni in forte crescita e, poi, il fiore all’occhiello che arriva dal miglior tasso italiano di laureati occupati che raggiunge l’invidiabile percentuale del novantuno per cento, con un incremento del quindici per cento in più rispetto all’anno precedente che era già in crescita di dieci punti percentuali rispetto all’anno prima. “Sono dieci anni di continua crescita”, ci ha tenuto a evidenziare il numero uno del politecnico di Bari che sul tema dei ricercatori, e del tentativo in corso di revisionare la Gelmini, Cupertino ha, anche, formulato una proposta che riguarda il percorso pre ruolo di docenza affermando che  “oggi solo una piccola percentuale di ricercatori precari ha la possibilità di accedere a posizioni di professore associato e ordinario, lasciando molti giovani studiosi in una condizione di incertezza per lunghi periodi. In questo la riforma potrebbe rappresentare una svolta, se reintroducesse figure a tempo indeterminato, come tecnologi e ricercatori, già presenti in altri paesi europei. Questi ruoli rappresenterebbero uno sbocco concreto tra il precariato e la stabilizzazione in posizioni da professore, fornendo percorsi intermedi più accessibili per i giovani ricercatori. Si potrebbe estendere il regime intramoenia, oggi riservato al personale medico, a figure come ingegneri, architetti e altri professionisti accademici. In questo modo” ha spiegato il rettore, “le università non solo beneficerebbero di un’ulteriore fonte di reddito, ma permetterebbero ai ricercatori di avere un contatto diretto con il mondo del lavoro, offrendo loro un’esperienza pratica che arricchirà anche la didattica. Inoltre, questo permetterebbe ai ricercatori di guadagnare di più, consentendo loro di beneficiare dei progetti di cui sono responsabili per affidamenti esterni o per bandi competitivi, permetterebbe anche di attrarre i migliori talenti”.

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