Bari – In dirittura d’arrivo il lavoro degli 007 del viminale

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Si attende ad horas, nelle prossime ore, la convocazione da parte del prefetto di Bari, Franco Russo del comitato provinciale per la sicurezza e l’ordine pubblico al quale dovrebbe partecipare anche il procuratore della Repubblica del tribunale di Bari, Roberto Rossi per discutere su quanto emerso dal lavoro della commissione ministeriale sul caso Bari. Sul tavolo della commissione approderà il lavoro che i tre 007 inviati in Puglia dal Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, hanno depositato a fine mese scorso nelle mani del prefetto del capoluogo pugliese. La commissione di accesso per valutare eventuali infiltrazioni e condizionamenti mafiosi nel consiglio comunale barese e nelle sue aziende collegate, partecipate e di proprietà comunale, formata dai prefetti, Claudio Sammartino, e Antonio Giannelli, insieme al maggiore dello Scico, il servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata della Guardia di Finanza, Pio Giuseppe Stola, fu nominata dal ministero dell’Interno, a fine marzo, all’indomani dell’operazione “codice interno”, condotta, lo scorso 27 febbraio dagli uomini della squadra mobile della questura di Bari. Il blitz portò agli arresti 137 persone con accuse a vario titolo di associazione a delinquere aggravata dal metodo mafioso. Tra coloro che finirono nelle maglie della giustizia  ci fu l’ex presidente della “multiservizi”, l’avvocato Giacomo Olivieri, in carica fino al 2015, la moglie Maria Carmen Lorusso, consigliera comunale in carica del gruppo di maggioranza di centro sinistra, anche se era stata eletta, cinque anni, prima nelle fila del centro destra. Oltre a loro finì sotto la gogna giudiziale anche un ex consigliere di una società partecipata, il fratello di un consigliere circoscrizionale e l’Amtab, la società municipalizzata che gestisce la mobilità urbana del comune di Bari, con alcuni suoi funzionari e dipendenti. Quest’ultima, su disposizione della terza sezione del tribunale di prevenzione, finì in amministrazione giudiziale perché secondo il teorema accusatorio corroborato da intercettazioni ambientali e telefoniche e dichiarazioni rese da pentiti, sarebbe stata condizionata per alcune assunzioni a tempo determinato di parenti e amici dal potente clan mafioso del quartiere “Japigia” dei Parisi. Dalle carte dell’inchiesta emerse, anche, la circostanza nel corso della quale due vigilesse oltraggiate durante il servizio da un automobilista indisciplinato, anziché procedere come per legge alla denuncia dello stesso si sarebbero rivolte ad alcuni esponenti del potente clan mafioso dei Parisi per avere in qualche modo soddisfazione del torto ricevuto. Fatti questi, insieme, alle verifiche sulle procedure di assunzione del personale e delle loro progressioni professionali nell’ambito della pubblica amministrazione locale barese che sono finite sotto la lente di ingrandimento dei tre esperti ispettori. Un’altra parte importante della verifica ha riguardato le procedure di appalto relativa all’acquisizione di beni e servizi della macchina amministrativa barese. Infine, i tre super commissari hanno verificato, anche, eventuali legami di parentele tra responsabili pubblici ed esponenti della criminalità organizzata del capoluogo pugliese. Un lavoro quello della commissione che, rispetto alla nomina iniziale di tre mesi, ha avuto bisogno di una proroga per essere portato a termine dopo sei mesi di studi, controlli e approfondimento di atti amministrativi a tutti i livelli. Dopo la convocazione del comitato provinciale per la sicurezza e l’ordine pubblico il prefetto di Bari, entro la scadenza di 45 giorni dal deposito del lavoro della commissione, avrà ulteriori 15 giorni per inviare lo stesso con una sua relazione al ministro Piantedosi che deciderà in merito.

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