Si trova sotto il doppio fuoco incrociato di ordine professionale e azienda sanitaria ospedaliera la 39enne infermiera barese che, il mese scorso, il 25 settembre scorso aveva pubblicato un post sul suo profilo Facebook. Il post in questione riguardava la nascita di una bambina di circa tre chili che la madre, qualche ora dopo il parto, non aveva voluto riconoscere come sua figlia. La bambina fu chiamata Laura dal personale medico del reparto di ostetricia dell’ospedale “Fabio Perinei” di Altamura, nosocomio all’interno del quale è nata la piccola e lavora l’infermiera finita nella bufera deontologica di datore di lavoro e ordine professionale. Il nome venne dato alla neonata attribuendole quello dell’ostetrica che l’aveva fatta nascere. L’infermiera dell’ospedale, che esercita la professione sedici anni, appresa la notizia, pubblicò un post sul suo profilo social esprimendo opinioni personali sulla decisione della mamma di non voler riconoscere la sua bambina. Il post, in questione, secondo l’addebito mosso dalla Asl barese avrebbe riportato, anche, la pubblicazione, senza autorizzazione, di foto interne del grande ospedale della Murgia, divulgando la storia della piccola. Per questa ragione l’azienda ha avviato formalmente, qualche giorno fa, una formale azione disciplinare nei confronti dell’infermiera professionale che riferendosi alla madre della piccola aveva usato termini come codardia e crudeltà, definendola “senza cuore” e, poi, ricorrendo all’ordalia scrivendo “a questa persona le vorrei dire solo che esiste una Giustizia Divina”. Parallelamente all’azione aziendale un altro fascicolo è stato aperto dall’ordine degli infermieri professionali su segnalazione di un privato cittadino. Sulla questione, il presidente regionale dell’ordine degli infermieri, Saverio Andreula, interpellato fa sapere che “l’iscritta è stata deferita e l’ordine sta, purtroppo, valutando il suo comportamento che rientra in un ambito deontologico”. Sembrerebbe, dunque, che l’infermiera, lanciando anche un appello di solidarietà in favore della nascitura in maniera sorprendente, ha ritenuto di dover pubblicare un post che poi ha rimosso sul suo profilo Facebook, esprimendo sue personali considerazioni e formulando accuse varie. Per il numero uno degli infermieri di Puglia “la situazione in esame potrebbe rientrare in una disciplina censurabile sia sotto l’aspetto lavorativo che deontologico che può portare, anche, a prendere in considerazione una eventuale sospensione temporanea attività lavorativa, della protagonista, con eventuale revoca del mandato professionale che potrebbe essere valutata dal consiglio direttivo dell’ordine. Andreula fa sapere che “l’ordine ha avuto, sulla questione, una segnalazione da un cittadino e per questo ha il dovere di verificare la fondatezza della notizia”. Il procedimento nei confronti dell’infermiera è stato aperto una decina di giorni fa dal suo ordine professionale che è chiamato a verificare se l’infermiera ha violato in qualche modo il diritto alla riservatezza della paziente. Pare che la protagonista della storia che ha dato origine ai procedimenti disciplinari, con l’assistenza sindacale ha già inviato al suo ordine una memoria difensiva. Non si esclude che l’infermiera possa essere convocata dal consiglio direttivo del suo ordine per ulteriori approfondimenti sulla vicenda. Lei oggi rischia da parte dell’azienda anche una possibile sanzione pecuniaria, mentre sul fronte dell’ordine, il cui procedimento dovrebbe chiudersi entro un mese, potrebbe andare incontro a un richiamo o a una sospensione. “Auspico”, ha dichiarato Andreula, “che tutto si possa chiarire presto perché noi come ordine, un ente di diritto pubblico, abbiamo il dovere di vigilare per garantire all’utenza il regolare comportamento professionale dei nostri iscritti”.