Bari – La movida “ghettizzata” dalle ordinanze

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Sembra di essere tornati ai tempi medievali della Roma papalina quando il ghetto ebraico veniva chiuso al tramonto per essere riaperto all’alba. La movimentata movida del fine settimana barese, soprattutto, nell’affollatissimo quartiere “umbertino” trascorre tranquillamente senza episodi degni di cronaca. Centinaia di giovani, ragazzi e ragazze e di adulti già dalle prime ore della serata hanno iniziato ad affollare pub, ristoranti e locali di ritrovo. Con il passare delle ore man mano che ci si inoltra nella notte il numero del popolo della movida barese aumenta, tanti di loro dopo aver stuzzicato o mangiato e bevuto qualcosa si riversa sul lungomare per passeggiare, sedersi sulle panchine o appoggiarsi alle colonne del lungomare. All’interno dei locali i decibel della musica crescono come cresce l’affluenza di pubblico. Di un pubblico che non sembra risentire delle ultime decisioni amministrative legate alla somministrazione di bevande alcoliche. E’ noto che nel capoluogo pugliese come un po’ ovunque, soprattutto a sud Italia, la movida inizia con l’aperitivo e prosegue fino a tarda notte, con discoteche che rimangono aperte fino all’alba. Considerando il perdurare del clima ancora in qualche modo estivo, il popolo della notte tende a cenare davvero tardi, con le cucine dei locali che restano aperte, senza problemi, quasi fino a mezzanotte. Con i disco pub e le discoteche, invece, che si affollano dopo mezzanotte. “Noi vogliamo solo divertirci, senza problemi per scaricare le tensioni di una settimana di studi o lavoro a seconda degli impegni di ognuno di noi”, spiega Sara Bastioni, una ventenne studentessa universitaria, fuori sede, di giurisprudenza che proviene dalla provincia di Matera e che aggiunge: “personalmente non credo che la sicurezza durante le nottate del week end o degli altri giorni della settimana, la si possa garantire con scelte amministrative che impongono divieti a gente, come noi che è in grado di badare a stessa al di là di ordinanze e controlli di forze di polizia”. Girando per le squadrate strade dell’umbertino fino a tarda notte non si incontrano particolari presenze delle forze di polizia, nessun controllo per una nottata che trascorre serena all’insegna del divertimento. Dello stesso tenore il pensiero di un gruppo di ragazzi che arriva, come ogni fine settimana, dalla provincia per trascorrere le nottate del fine settimana in città all’insegna del divertimento. “Noi sappiamo badare a noi stessi, del resto arriviamo qui e andiamo via in macchina”, racconta Davide un giovane della comitiva, che poi aggiunge, “chi come noi ha voglia di divertirsi ci tiene alla vita e come tale è attento a evitare consumi di bevande alcoliche o di assumere sostanze stupefacenti dovendosi, poi, mettere alla guida per rientrare a casa. E’ innegabile”, continua il giovane operaio modugnese, “che ci può essere qualcuno che assume comportamenti che vanno al di fuori degli schemi del vivere civile, ma non si può fare di tutta un’erba un fascio”. “Così sembra di essere piombati nell’era del proibizionismo americano di inizio novecento che noi più giovani abbiamo conosciuto attraverso i film in televisione”, gli fa eco il suo amico Stefano. Note dello stesso pentagramma esprimono il pensiero degli operatori commerciali della zona umbertina. “Non è con le ordinanze che si risolvono i problemi, del resto ho letto sui giornali oggi, che lo ha dichiarato anche il procuratore della repubblica Giannella”, spiega tra lo stizzito e il deluso Andrea che spiega il suo stato d’animo. “Fino a prima del covid”, racconta il baresissimo Andrea, “ero titolare in questa zona di un pub all’interno del quale il popolo della notte, soprattutto, più giovane, ha trascorso tantissime notti di fine settimana divertendosi e sempre senza nessun problema. Dalla pandemia, poi”, continua il suo racconto il ragazzo sulla trentina, “ho chiuso il mio locale ma ho sempre continuato a lavorare come barista, pr e come si vede adesso, come cameriere, sempre in questa zona e in modo particolare nel week end. Non è con le imposizioni che si risolvono i problemi, ma con il confronto, il buon senso e la collaborazione di tutti, nella consapevolezza che la tranquillità e il divertimento non lo si può normare con una disposizione ma deve appartenere alla maggior parte se non a tutti noi”.

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