Bari – Le controverse storie legate al crollo della palazzina

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Una svolta nelle indagini per quanto riguarda l’inchiesta sul crollo della palazzina, sul fronte delle responsabilità per la violazione del divieto di ingresso dopo che il comune di Bari aveva emesso l’ordinanza di sgombero, potrebbe arrivare quando in procura verranno convocati tutti i residenti dell’immobile imploso. Alcuni dei proprietari di casa erano stati autorizzati ad entrare nel palazzo pericolante dallo stesso amministratore di condominio, Michelangelo Di Chiaro, attraverso uno scambio di messaggi vocali e scritti su WhatsApp. A darne notizia è Rino Papagna, il figlio della signora Rosalia De Giosa, la 73enne rimasta intrappolata sotto le macerie del palazzo crollato per quasi ventisette ore. “io, come altri a quanto mi risulta, chiedevamo all’amministratore singolarmente il permesso di poter entrare nel palazzo. La prima volta è avvenuta alle 14,15 del 26 febbraio 2024, quando gli ho mandato un messaggio vocale chiedendogli se potevo entrare in casa per prendere delle cose e lui, tredici minuti dopo, alle 14,28 mi autorizzava, scrivendomi vai”. Un’autorizzazione quella che era stata concessa solo due giorni dopo la notifica dell’ordinanza di sgombero d’urgenza che intimava, anche, di provvedere entro sette giorni alla puntellatura del palazzo per la prima attività di messa in sicurezza che avvenne come da atti depositati in comune il 29 febbraio solo dopo cinque giorni dall’ordinanza, due prima del termine concesso. In pratica l’amministratore del condominio aveva autorizzato l’accesso all’interno dello stabile oggetto di ordinanza ancor prima che questo venisse puntellato come risulta dalla certificazione depositata dal tecnico al comune di Bari. A conferma di tutto ciò ci sarebbero due i messaggi scritti sul gruppo WhatsApp “Condominio via Pinto 6” dallo stesso amministratore, il primo inviato alle 17,59 di mercoledì 5 marzo, ovvero 54 minuti prima del crollo che diceva: “Buonasera …. Quello che sto per scrivere va inteso nella gravità della situazione che ci sta occupando con il restauro del palazzo …. Gli scavi in corso di esecuzione hanno fatto comparire nuovi quadri fessurativi sulle facciate prospettiche di cui mi hanno dato notizia i tecnici pochi minuti fa”. A questo primo messaggio di allarme, sempre lo stesso amministratore condominiale nello stesso gruppo WhatsApp, due minuti dopo, alle 18,01, quindi 52 minuti prima del crollo, che diceva: “pertanto da oggi fino a venerdì 14 marzo nessuno potrà accedere e/o permanere nell’edificio … ora parliamo di incolumità delle persone per cortesia nel vs interesse adeguatevi”. Sulla vicenda interpellato telefonicamente l’amministratore del condominio ha risposto: “in questi giorni, dopo quello che abbiamo vissuto, ho bisogno di recuperare serenità, preferisco non rilasciare interviste o dichiarazioni oggi, posso solo dire che gli accessi nell’immobile non erano consentiti perché i condominio non potevano fare quello che volevano in quanto sapevano che il palazzo era in quelle condizioni e gli accessi andavano autorizzati dalle autorità competenti”. Intanto, gli inquilini dello stabile crollato, come fa sapere Rino Papagna hanno chiesto di poter ricevere indietro le somme fino ad oggi versate per quei lavori che non si faranno ormai più. “io avevo da pagare circa quaranta mila euro”, racconta Papagna, “che dovevo versare con una rateizzazione di quattordici rate, fino ad oggi ho versato circa la metà della somma che ritengo giusto ci sia ripetuta, anche in considerazione che abbiamo perso tutto e che quel denaro ci serve per vedere come andare avanti”. Un’altra notizia negativa sembra arrivare, sempre a detta degli inquilini, dalla compagnia assicuratrice con la quale l’immobile era assicurato. “Sembra, anche, che l’assicurazione abbia risposto a qualcuno di noi che questo tipo di danno non è risarcibile, ma di questo come di altro si dovranno occupare i nostri legali”, ha concluso il demoralizzato Rino Papagna che ha un dubbio amletico e che continua a chiedersi “è giusto e normale che i lavori sono iniziati, con l’uso di martelli pneumatici, in quella situazione generale, dalle pareti e non dai pilastri?”. Dubbi e situazioni queste che verranno chiarite nei prossimi giorni dagli esiti investigativi delle indagini avviate dalla procura della Repubblica di Bari che sulla vicenda ha aperto un fascicolo, al momento contro ignoti, con l’ipotesi di reato di disastro colposo.

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