Bari – Neonato morto. Intervista all’uomo che l’ha trovato: “non ci potevo credere”

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 A trovare il piccolo neonato morto nella culla riscaldata della chiesa di San Giovanni Battista, al quartiere “Poggiofranco del capoluogo pugliese è stato il 56enne Roberto Savarese, titolare dell’omonima agenzia di onoranze funebri. Ci ha raccontato com’è andata.

 

Come ha scoperto il corpo del piccolo?

Il ritrovamento è stato del tutto casuale. Stavo effettuando con i miei colleghi della mia agenzia un servizio funebre e durante l’omelia del sacerdote che stava officiando il rito funebre, mentre insieme ai miei collaboratori ero all’esterno dell’aula di culto, stavo ricordando ai ragazzi che l’anno scorso, in questo periodo di festività natalizie, venne ritrovato un neonato che era stato abbandonato, in questo posto, in una incubatrice nella “ruota degli esposti”, all’interno della bussola girevole di forma cilindrica che si trova all’esterno della chiesa. Alcuni dei miei collaboratori non ricordavano l’episodio e non erano a conoscenza dell’esistenza del dispositivo. A quel punto li ho portati a far vedere di cosa stavo parlando. Ci siamo spostati di qualche metro da dove eravamo e siamo andati davanti al bussolotto. Stavo spiegando a un mio collaboratore a che cosa serviva quella culla della parrocchia di San Giovanni Battista. A quel punto, avendo capito che il mio collaboratore era rimasto particolarmente interessato e incuriosito dall’argomento, ho fatto scorrere l’apertura anteriore del giaciglio che resta sempre aperta per mostrare loro dove era posizionata l’incubatrice e appena ho spostato quella porticina mi sono reso conto che nell’incubatore c’era qualcosa. Mi sono avvicinato rapidamente è ho subito notato quel corpicino all’interno di quella tutina per neonati. Era un bambino di carnagione bianca che a me è sembrato, solo a guardarlo, potesse avere poche settimane di vita, forse un mese”.

E, poi, cosa è successo?

“Ho cercato di capire in che condizioni di salute stesse ed è stato in quel momento che mi sono reso conto che quel corpicino non respirava e non aveva più il battito cardiaco”.

Cosa ha pensato in quel momento?

“Onestamente non so cosa mi possa essere passato per la mente, ma in me è scattata subito istintiva adrenalina del chiedere aiuto. Ho preso dalla tasca il mio cellulare e ho chiamato il numero unico di emergenza componendo 112 che mi ha passato la sala operativa del 118. Pochissimi minuti dopo i soccorritori e gli agenti della polizia di stato sono arrivati sul posto”.

Ha avvisato, anche, il sacerdote?

“No, non ho potuto avvisare subito il parroco perché si trova fuori città e la messa del funerale la stava celebrando un altro sacerdote che lo stava sostituendo”.

Nonostante il suo lavoro è rimasto particolarmente colpito da quanto accaduto e da quel ritrovamento?

“Certo, innanzitutto perché non mi sarei mai aspettato, quando ho aperto il dispositivo per mostrarlo ai miei collaboratori, che all’interno ci potesse essere un corpicino e men che mai che potesse essere senza vita. Poi, la morte di un bambino, e in questo caso particolare di un neonato, è pur sempre un evento che ti tocca le corde della sensibilità del cuore e che non può lasciare mai nessuno indifferente. In questo caso, poi, stiamo parlando di un evento che si è verificato durante un particolare periodo di festa come quello natalizio nel quale si celebra la nascita di un bambinello che ha cambiato la storia del mondo”.

 

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