La culla termica all’esterno della chiesa di “San Giovanni Battista” lunedì non è risultata essere, affatto, termica poiché dalle prove effettuate dalla commissione peritale tecnica nominata dalla procura di Bari per la vicenda del neonato trovato morto nella culla per bambini abbandonati, di via Arcidiacono Giovanni, l’impianto di riscaldamento del condizionatore non è risultato funzionante. Un’altra tegola si abbatte sull’inchiesta già di per sè, alquanto complicata. Il mancato funzionamento potrebbe essere attribuito, ma è tutto da verificare, alla possibile mancata ricarica di gas dell’impianto. Per questa ragione i periti nominati dal procuratore aggiunto Ciro Angellilis e dal sostituto procuratore della Repubblica, Angela Morea e quelli di parte dei due indagati per omicidio colposo, il parroco Don Antonio Ruccia e il tecnico elettricista, Vincenzo Nanocchio, dovranno nei prossimi giorni tornare sul luogo del ritrovamento per effettuare tutte le verifiche tecniche e gli approfondimenti procedurali necessari per accertare il livello di funzionalità del condizionatore, in considerazione del fatto che, come è emerso dall’autopsia, la piccola vittima è deceduta per ipotermia. Malfunzionamento, quello dell’impianto di riscaldamento che emerse anche dalle dichiarazioni, la mattina del 2 gennaio scorso, di Roberto Savarese, il titolare dell’agenzia di onoranze funebri che ritrovò il bambino e che sostenne che, al momento del rinvenimento del corpicino senza vita, dal climatizzatore, che si accende automaticamente una volta rilevato un movimento gli era parso che non usciva aria fredda. Per quest’aspetto dell’indagine gli inquirenti, al momento, stanno procedendo per similitudine ipotizzando che l’apparecchio, come avviene nelle automobili, non sia stato ricaricato e che, quindi, si possa essere attivato dopo aver rilevato il movimento, emettendo, però, aria fredda e non calda. Della possibile mancata ricarica del condizionatore gli investigatori stanno cercando di capire di chi era la responsabilità di segnalarla e di effettuarla. Da oggi, poi, è tutto pronto all’interno dei laboratori della facoltà di ingegneria elettrica del politecnico di Bari per procedere all’esame laboratoriale del tappetino della culletta e in modo particolare dei suoi sensori che al momento della perizia in loco non hanno funzionato non attivando di fatto l’entrata in funzione della scheda telefonica e del suo commutatore. Per effettuare questo approfondimento peritale tutti i consulenti si ritroveranno nelle prossime ore nei laboratori del campus dove verranno analizzate le diverse componentistiche del materassino, che al momento è stato posto sotto sequestro dall’autorità giudiziaria. In virtù di quanto emerso, in sede di prima verifica, e a differenza di quanto acclarato al momento del conferimento dell’incarico ai periti potrebbero volerci più dei venti giorni previsti per arrivare ad avere determinazioni certe sulla funzionalità della struttura.