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Bari – Neonato morto si cerca la mamma attraverso filmati e cartelle cliniche

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In attesa domani, alle 12, della perizia tecnica sulla culletta termica all’esterno della chiesa di “San Giovanni Battista”, al residenziale quartiere “Poggiofranco” a Bari, dove la mattina dello scorso 2 gennaio venne ritrovato il corpo senza vita di un neonato, continuano anche nel fine settimana, in secondo di seguito le indagini da parte degli uomini della squadra mobile della questura del capoluogo pugliese, coordinate dal procuratore aggiunto Ciro Angellilis e dal sostituto procuratore della Repubblica, Angela Morea. La perizia tecnica di domani disposta dalla procura, alla quale se nominati parteciperanno anche i consulenti dei due indagati, verrà effettuata dal professor Saverio Mascolo docente di Ingegneria Elettrica del Politecnico di Bari e dal perito Luigi De Vecchis. Intanto adesso, in attesa dei riscontri peritali e di quelli autoptici definitivi e completi gli inquirenti stanno concentrando il loro operato sull’altro filone di indagine verso ignoti e sull’altro capo di imputazione legato all’abbandono con conseguente morte del neonato. Infatti, adesso i detective stanno cercando di risalire all’identità dei genitori, della giovanissima vittima e di chi ha riposto quel neonato in quella culla. Per questa ragione in queste ore, dopo essere stati acquisiti, vengono passati al vaglio, frame dopo frame, sequenza dopo sequenza i filmati delle telecamere di videosorveglianza della zona, in un arco temporale di trentasei ore prima del tragico ritrovamento. La speranza è quella di notare un qualche particolare che possa portare all’identificazione di chi ha abbandonato quel bambino. Un lavoro certosino di controllo delle targhe dei mezzi delle auto che sono transitate in quella zona in quel lasso di tempo. Dalle targhe si risalirà ai proprietari delle auto per, poi, verificare, se qualcuno di queste possa essere divento genitore nelle ultime tre o quattro settimane. A quel punto verranno partiranno le verifiche di esistenza in vita dei nascituri, figli dei proprietari di quelle auto che hanno circolato nella zona della chiesa un giorno e mezzo prima del rinvenimento del corpicino senza vita del neonato. Un’altra direzione parallela delle indagini vede impegnati gli inquirenti nello screening delle nascite di bambini maschi negli ospedali della città di Bari e dell’area metropolitana, nell’ultimo mese con, anche in questo caso attivazione delle procedure di verifica di esistenza in vita dei neonati a oggi. Procedura di verifica, questa delle nascite in ospedale che non si esclude possa essere estesa, anche, a tutta la regione e alle zone di confine di Basilicata e Molise. Insomma si cerca a trecento sessanta gradi di identificare la mamma del neonato alla quale verrebbe attribuita la responsabilità penale dell’abbandono del figlio con conseguente morte. Ricerca questa che vede impegnati gli investigatori anche in verifiche che verranno effettuate alle frontiere portuali e aeroportuali della regione, non escludendo, anche, l’ipotesi che possa trattarsi dell’abbandono di un neonato che possa essere arrivato nel capoluogo pugliese dall’estero per essere lasciato in quel giaciglio che avrebbe dovuto salvargli la vita. Un’azione di scandagliamento delle nascite, soprattutto per quanto riguarda quelle non dichiarate avvenute come ha stabilito il primo riscontro autoptico al termine dell’intero periodo di gestazione della quaranta settimane di gravidanza. Un particolare curioso viene fatto notare dagli addetti ai lavori ed è quello che qualora si arrivi all’identificazione dell’identità della mamma del neonato, a questa verrebbe contestato il reato di abbandono di minore con conseguente morte, ma la stessa potrebbe cercare di dimostrare che la sua scelta di lasciare in quel posto il piccolo non era direttamente collegata al pericolo di morte, anzi tutt’altro. E nel caso gli esiti peritali dovessero accertare malfunzionamenti e negligenze tecniche e procedurali legate alla culletta la donna potrebbe essere nelle condizioni di rivendicare, anche, una sorta di risarcimento danni per la morte del suo bambino. Fattispecie, questa, che la porterebbe a pretendere, da coloro i quali dovesse essere accertata una responsabilità per la morte del bambino, una cospicua somma di denaro a titolo di risarcimento.  Aspetto, quest’ultimo, che aprirebbe un’altra pagina e un’altra kermesse giudiziaria, ma questa volta di tipo civilistico e non penale anche se strettamente collegata a quest’ultima.

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