Prosegue l’inchiesta contro ignoti con l’ipotesi di reato di crollo colposo, al momento non risultano, ancora, iscrizioni nel registro degli indagati, per il crollo della palazzina. Sono ancora tanti gli interrogativi ai quali gli investigatori stanno cercando di dare risposta. Su disposizione della procura della Repubblica del tribunale di Bari l’area tra via De Amicis e via Di Pinto è sotto sequestro. Si tratta di un atto dovuto e necessario per agevolare il lavoro investigativo. Il procuratore aggiunto, Ciro Angelillis e la collega Silvia Curione, sostituto procuratore dopo aver acquisito le prime carte inerente la disposizione di sgombero del comune di Bari per rischio crollo di febbraio 2024 che disponeva il divieto di sosta per almeno cinque civici, oltre a quello di accesso nel palazzo inagibile l’immediata evacuazione degli ambienti inibiti all’accesso ad eccezione dei tecnici autorizzati e la documentazione di avvio dei lavori e aver iniziato nella giornata di ieri iniziato ad ascoltare i primi testimoni, hanno stabilito come procedere per il prosieguo delle indagini. Nelle prossime ore verranno ascoltati i proprietari degli appartamenti di quella palazzina dissoltasi poco prima delle 19 dello scorso 5 marzo. Dopo i proprietari, toccherà all’amministratore condominiale, al progettista e al direttore dei lavori e ai tecnici dell’impresa appaltatrice la Dell’Aera di Casamassima che solo qualche settimana fa, praticante un anno dopo l’ordinanza di sgombero, aveva ricevuto l’incarico di procedere ai lavori di messa in sicurezza e ristrutturazione dell’edificio. Una dilatazione dei tempi dovuta da un lato alla complessità dell’intervento da progettare e dall’altro ad alcuni dissidi tra i proprietari e la gestione condominiale sulla scelta della stazione appaltatrice. Al vaglio degli inquirenti la posizione di chi doveva sorvegliare sulla sicurezza del cantiere evitando che all’interno entrassero persone non autorizzate e quella dello stesso amministratore che pare abbia inoltrato ai proprietari degli appartamenti, poche decine di minuti prima del crollo un messaggio telefonico invitandoli a non entrare in casa. Agli inquirenti, sia il direttore dei lavori che la ditta esecutrice dei lavori dovranno fornire una copia del Duvri, il documento unico di valutazione dei rischi interferenti, che è il documento che analizza la corretta gestione della sicurezza durante le attività in appalto. In base a quel documento c’era chi doveva vigilare sulla presenza delle persone autorizzate a stare nell’area cantiere che a quanto pare non sia stata rispettata o fatta rispettare da nessuno. Verranno ascoltati, in modo particolare i feriti e, soprattutto, lei Rosalia De Giosa, la 73enne pensionata rimasta, per più di un’intera giornata, sepolta viva sotto le macerie. Agli inquirenti tutti dovranno spiegare a perché l’immobile era frequentato da persone estranee ai tecnici e operai di cantiere che per poter essere presenti all’interno dovevano essere dotati dei necessari Dpi, i dispositivi di protezione individuale previsti per legge. Nelle prossime ore, poi, da via Dioguardi, forse subito dopo l’iscrizione dei primi nominativi nel registro degli indagati verrà conferito un incarico peritale per effettuare una consulenza irripetibile al fine di stabilire quale è stata la causa scatenante che ha determinato il crollo. Una perizia alla quale oltre ai tecnici della procura potranno partecipare, se nominati, anche i tecnici di parte degli indagati che potrebbero essere diversi e a vario titolo, con la possibilità che all’attuale capo di imputazione se ne possano aggiungere ancora altri. Gli investigatori, in questa fase, dovranno cercare di stabilire, con l’ausilio degli esperti se il crollo è avvenuto in conseguenza degli interventi effettuati dalla ditta o se sono state fatte errate valutazioni in partenza. Gli inquirenti cercheranno di capirlo innanzitutto dalla consulenza tecnica: l’incarico sarà affidato nei prossimi giorni e potrà svelare la causa tecnica del disastro ed eventuali nessi di causalità con i lavori da poco iniziati. A ricostruire tutta la cronologia e la dinamica dell’evento sono le testimonianze, già nelle mani della procura, degli addetti dell’azienda presenti lo scorso mercoledì a pochi secondi dall’ implosione. Un residente del palazzo accanto, intorno alle 18, di quella sera, pare che abbia avvisato il direttore dei lavori della presenza di una crepa e di cigolii sospetti. Subito dopo sul posto sono accorsi l’ingegnere e l’architetto direttori dei lavori, un collaboratore e due operai. Tutti si sono diretti verso un pilastro ritenuto pericolante. Era ormai troppo tardi perché il palazzo stava iniziando a crollare. Operai e ingegneri sono scappati immediatamente mettendosi, fortunatamente, in salvo. Intanto, la vicenda viaggia, anche, sui binari della giustizia civile. Una famiglia proprietaria di uno degli appartamenti della palazzina crollata si è già attivata per chiedere un risarcimento dei danni. Da quanto si apprende, la richiesta è stata formulata nei confronti dell’amministratore del condominio, dell’impresa che aveva iniziato i lavori di ristrutturazione dello stabile e degli ingegneri che hanno redatto il piano di ristrutturazione.