Via al quarto e ultimo giorno della convention repubblicana a Milwaukee, quella che incoronerà formalmente Donald Trump come candidato del partito per la Casa Bianca, sotto una pioggia di 100 mila palloncini rossi, bianchi e blu, i colori della bandiera americana.
Il tycoon ha tenuto l’attesissimo discorso di accettazione della nomination intorno alle 21 locali (le 4 di notte in Italia), sotto gli occhi delle tv di tutto il mondo, di 2.429 delegati, di migliaia di giornalisti e di tutti i famigliari, compresi Melania e Ivanka.
Sarà la sua apoteosi, nel giorno dedicato al tema ‘Make America Great Once Again’. Presentato da Dana White, il ceo della organizzazione di arti marziali miste ‘Ultimate Fighting Championship’: una scelta forse non casuale, che incarna lo spirito combattivo di Trump anche nei momenti più difficili, come durante l’attentato, quando ha alzato il pugno e gridato “Fight, fight, fight”, diventato un nuovo slogan del popolo Maga.
All’inizio del terzo giorno della Convention Nazionale Repubblicana a Milwaukee, nel Wisconsin, Donald Trump è apparso per un’altra serata in cui ha preso la scena J.D. Vance, che ha accettato la nomination come vice presidente in caso di elezione di Trump alla Casa Bianca. Vance ha parlato dell’impegno dei repubblicani a favore dei lavoratori.
“La visione del presidente Trump è così semplice eppure così potente: abbiamo finito, signore e signori, di provvedere a Wall Street, ci impegneremo a favore dei lavoratori. Abbiamo finito di importare manodopera straniera, lotteremo per i cittadini americani e i loro buoni posti di lavoro e i loro buoni salari. Abbiamo smesso di comprare energia da paesi che ci odiano: la otterremo proprio qui dai lavoratori americani in Pennsylvania, Ohio e in tutto il paese”.
L’annuncio rimbalza da Washington ai media americani: Joe Biden è positivo al Covid e presenta sintomi leggeri. Il presidente americano avrebbe dovuto partecipare a Las Vegas a un evento di UnidosUS, l’organizzazione che rappresenta gli ispanici e i Latinos in cui – nella campagna in vista delle elezioni del 5 novembre – avrebbe dovuto affrontare temi relativi ai cittadini di origine latino-americana, ma la sua partecipazione è stata cancellata. Andato in isolamento nella sua casa di Rehoboth.
«Grazie per la vostra pazienza. Purtroppo, ero al telefono con il presidente Biden. Mi ha espresso la sua delusione perché non ha potuto essere con noi oggi. È appena risultato positivo al Covid», ha comunicato con rammarico Janet Murguia, presidente e Ceo di UnidosUS.
Tempi sempre più duri per il presidente degli Stati Uniti in carica, il cui stato di salute fisica e politica è al centro di speculazioni e preoccupazioni crescenti. Ora ci si è messo anche il Covid, anche se la Casa Bianca, ancora una volta, si affretta a minimizzare, confermando la positività di Biden, ma evidenziando al tempo stesso che il presidente «è vaccinato e ha fatto il richiamo. Presenta sintomi leggeri».
Una situazione sempre più precaria e la possibilità di un passo indietro.
Covid a parte, comunque, non sono tanto i «sintomi relativi alle vie respiratorie superiori, con un malessere generale» – si legge nella nota diffusa dalla portavoce della Casa Bianca Karine Jean-Pierre – che impensieriscono la Casa Bianca. Quanto piuttosto lo stato di salute politica del presidente 81enne, sempre più precario e sotto attacco del suo stesso schieramento democratico. E se per il Covid a Biden, fanno sapere sempre dal suo staff, «è stata somministrata la prima dose di antivirale Paxlovid» e i parametri del presidente, secondo le informazioni diffuse dalla Casa Bianca, «non presentano anomalie per quanto riguarda temperatura corporea, battito cardiaco e saturazione», per la ricetta elettorale il decorso sembra sempre più complicato da diagnosticare.
Le sue ultime dichiarazioni: «Il ritiro? Ci penso se non sto bene»
L’inquilino della Casa Bianca, dopo settimane passate a ribadire la sua ferma intenzione a continuare la corsa elettorale, starebbe prendendo in considerazione la possibilità di farsi da parte a determinate condizioni: «Se avessi qualche problema medico, se qualcuno, se un dottore venisse da me dicendomi che ho questo e quel problema». Il tema della salute di Biden è sotto i riflettori dal disastroso confronto televisivo del 27 giugno con Donald Trump: e i dubbi sulle capacità fisiche e cognitive del presidente continuano a condizionare il dibattito politico.
Un sondaggio di Ap-Norc Center fotografa impietosamente la realtà: quasi due terzi degli elettori democratici vogliono che Biden abbandoni la corsa; solamente tre democratici su dieci lo ritengono in grado di assolvere un secondo mandato. Un sondaggio interno commissionato dai Democratici indica che Biden sta perdendo terreno nei confronti di Trump in 14 Stati-chiave, compresi quelli che riuscì a strappare al tycoon nel 2020: Arizona, Georgia, Michigan, Pennsylvania e Wisconsin. Ma Biden non molla, nonostante i media liberal, come il New York Times, abbiano ricominciato a martellarlo: «Self over party», uno dei titoli, l’ego che prevale sull’interesse di partito.
Puntuale come l’annuncio del Covid quasi in tempo reale, arrivano dal web anche indiscrezioni che, col passare delle ore, diventano veri e propri sospetti social: il virus una scusa per ritirarsi? Una exit strategy ordita dietro le quinte e in qualche modo ventilata da quell’interrogativo che il presidente Usa avrebbe posto solo ieri nelle conversazioni off records: Kamala può vincere? Il dubbio si insinua sul web e dopo l’annuncio dell’annullamento della convention in Nevada prende corpo il sospetto: nei commenti al bollettino della Casa Bianca sulle condizioni del candidato dem alla presidenza nelle prossime elezioni, ecco infatti spuntare l’ipotesi alternativa: il virus non sarebbe altro che la scusa per ritirarsi dalla corsa, una soluzione montata ad arte dopo i dubbi sulla lucidità di Biden, nella bufera dall’ormai famoso flop al dibattito contro Trump trasmesso dalla Cnn.
Gli Stati Uniti hanno già avuto una donna nera come Presidente. Per un’ora e 25 minuti, nel 2020. Un battito di ciglia nella storia americana, in cui Kamala Harris ha avuto tecnicamente il potere mentre Biden era sotto anestesia generale per una colonscopia di routine. Anche Donald Trump si sottopose a una colonscopia, nel 2019, ma non lo fece sapere proprio per non dover consegnare le chiavi dello Studio Ovale all’allora vicepresidente Mike Pence.
Il “trasferimento di poteri”, in ben altra veste, potrebbe riformularsi a breve: chissà se sarà il Covid l’ultima goccia che farà traboccare il vaso della candidatura di Biden. La pezza d’appoggio – lo stato di salute – che regalerà ai Dem la chance di accantonare il Presidente troppo anziano per vincere. Su chi – eventualmente, ma sempre più probabilmente – prenderebbe il testimone nella corsa alla Casa Bianca, in cui Trump ha ormai ben più di un piede, ci sono pochissimi dubbi. Ancora lei, la vicepresidente in carica: Kamala Harris.
Biden e il Covid: in rete dilagano i sospetti
Ma non è tutto. A molti infatti non sfugge il collegamento con le parole pronunciate solo ieri dal presidente uscente. «Considererei il ritiro in caso di un problema medico», aveva detto Biden. E nei commenti ecco arrivare l’ennesima raffica di ipotesi, dubbi e commenti al vetriolo. «Abbandonerà sotto consiglio del medico per motivi di salute. Una fuga pulita», azzardano in molti. Mentre altri sottolineano a loro volta: «Certo che il tempismo è strano…». Già, il tempismo: come la coincidenza con quell’interrogativo posto dal presidente nelle ultime ore: «Kamala Harris può vincere?».
Un segnale dell’apertura del presidente degli Stati Uniti all’ipotesi di ritirare la propria candidatura e cedere il passo alla vicepresidente nelle elezioni del 5 novembre contro Donald Trump. Biden, appena risultato positivo al Covid e rientrato in Delaware, secondo il quadro delineato dalla Cnn avrebbe modificato il proprio atteggiamento. Un primo segnale pubblico è arrivato con una delle ultime interviste, in cui l’inquilino della Casa Bianca ha vincolato la possibilità di un passo indietro a condizioni di salute non ottimali: non è chiaro se il Covid, però, rientri in questo discorso.
Il Democratic National Committe, confermando le indiscrezioni di questi giorni, ha ammesso i piani per procedere a un «roll on» (una conta dei delegati) in modalità virtuale, prima della convention di partito che prenderà il via il 19 agosto. «È senza precedenti», hanno lamentato deputati e senatori Dem. Ma Biden vuole tirare dritto. Presentandosi a Chicago già incoronato ufficialmente candidato, sarà pressoché impossibile scalzarlo. Il voto online dovrebbe avvenire non prima di fine mese. Nel frattempo, il presidente ha fatto sapere in un’intervista che abbandonerebbe la corsa solo se glielo chiedessero «i medici». Pochi giorni fa, aveva detto che avrebbe dato retta solo a «Dio Onnipotente». Uno stratega Dem, che ha voluto rimanere anonimo, parlando con Axios si è detto convinto che ormai non ci sia più tempo per cambiamenti in corsa e che Biden abbia vinto la sua battaglia interna. «Game over», ha detto.