Briatore e lo yacht, nuova causa allo Stato. Il tycoon chiede i danni alla presidenza del Consiglio, che potrebbe rivalersi sulle toghe

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Flavio Briatore chiede il risarcimento per la vendita del Force Blue, lo yacht sequestrato e ceduto nell’ambito di un procedimento giudiziario che ha poi visto l’imprenditore scagionato da ogni accusa. Per Briatore l’imbarcazione sarebbe stata “svenduta” e per tale motivo, dopo la definitiva assoluzione, cita per danni al Tribunale di Torino giudice e commercialista.

L’imprenditore, attraverso una storia Instagram sul suo profilo ufficiale, ha postato uno stralcio di un articolo de ‘Il Giornale’ che parla della vicenda. Briatore ha deciso di citare per danni, davanti al Tribunale di Torino, il commercialista e il giudice per la vendita dello yacht Force Blue, avvenuta ormai quasi quindi anni fa.

Nel 2010 l’imbarcazione, tra i 100 yacht più grandi mai costruiti al mondo, venne sequestrata dalla Guardia di Finanza su indicazione della Procura di Genova che aveva la giurisdizione: l’accusa verteva sulla possibilità che il Force Blue venisse utilizzato per attività di noleggio turistico.

La Corte di Cassazione nel 2018, oltre ad annullare la condanna in appello, chiese che venisse avviato un nuovo giudizio che poi si concluse con la piena assoluzione. Briatore, nonostante sia stato assolto, non ha ottenuto alcun rimborso per la vendita del Force Blue, ceduto dal custode giudiziario dopo la confisca.

La vendita della lussuosa imbarcazione risale al 2021: ad acquistarla fu Bernie Ecclestone, ex patron della Formula Uno, per una cifra che sarebbe di poco superiore ai 6 milioni di euro, ma sotto il valore di mercato dello yacht. In base alla legge del 1988, Briatore chiederebbe un rimborso di 12,6 milioni di euro all’amministratore giudiziario in solido con la Presidenza del Consiglio.

La cifra, secondo Briatore, andrebbe a costituire la differenza tra la somma alla quale il Force Blue è stato venduto e quella del suo reale valore. Il danno viene chiesto all’ufficio della Presidenza del Consiglio perché così prevede la legge del 1988. Qualora il risarcimento venisse concesso, la Presidenza del Consiglio potrà successivamente rivalersi sugli stessi magistrati della Corte d’Appello attraverso la Corte dei Conti.

Dopo l’assoluzione, a Briatore era rientrato soltanto quell’importo (e nemmeno tutto), cioè una somma molto lontana dai 19 milioni che i suoi legali identificano come il giusto valore dello yacht (il prezzo di mercato stimato dai broker della nautica, invece, era di 15 milioni circa). Per avere indietro la differenza, oltre dieci milioni di euro, Briatore si era rivolto alla stessa Corte genovese, che però gli aveva dato torto nel merito: la base d’asta, scrivevano i giudici, era quella corretta “sulla base delle caratteristiche concrete del natante, del suo marchio non rinomato e da ricondurre ad un cantiere che ha cessato l’attività”, nonché “del tempo necessariamente limitato per procedere alla vendita giudiziale senza incorrere in ulteriori perdite, a fronte di un periodo normalmente impiegato di circa 12-18 mesi”. Una decisione confermata dalla Cassazione. Ma ora Briatore vuole essere risarcito e per questo ha fatto causa, davanti al tribunale di Torino, alla Presidenza del Consiglio. Nel caso i giudici piemontesi dovessero dare ragione all’imprenditore, Palazzo Chigi, come detto,  potrebbe rivalersi sui magistrati genovesi.

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