Carceri, tra sovraffollamento e suicidi, destinati 36 milioni di euro per l’edilizia penitenziaria

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‘Non fatemi vedere i vostri palazzi ma le vostre carceri, poiché è da esse che si misura il grado di civiltà di una Nazione’,  famosa affermazione di François-Marie Arouet, meglio conosciuto come Voltaire, il padre dell’Illuminismo.

Già nel secolo dei lumi, infatti, ci si ponevano gli stessi interrogativi di oggi sulle condizioni delle prigioni e sulla necessità che la pena non consistesse in un trattamento contrario al senso di umanità.

Cesare Beccaria, nel suo saggio Dei delitti e delle pene, pubblicato nel 1764, teorizzò per la prima volta una pena come mezzo di prevenzione per la sicurezza sociale e non più come punizione espiatoria, cioè non come vendetta nei confronti del reo ma come strumento per garantire la convivenza sociale. Ma quale è la situazione reale delle carceri italiane nei nostri giorni?

Essenzialmente le carceri in Italia sono suddivise in Case Circondariali (Istituti di custodia cautelare), per i detenuti in attesa di giudizio, e Case di Reclusione (Istituti per l’esecuzione delle pene), per i detenuti condannati definitivamente.

A queste due tipologie vanno aggiunte le Case di Lavoro e le Colonie Agricole (Istituti per l’esecuzione delle misure di sicurezza) dove vengono rinchiusi gli internati sottoposti, appunto, ad una misura di sicurezza. Esiste, poi, un ulteriore circuito penitenziario per il regime 41 bis al quale sono sottoposti i detenuti per reati di mafia, di terrorismo o comunque di riconosciuto allarme sociale. Per questo regime, sono state istituite 11 sezioni ad altissima sorveglianza all’interno di altrettanti istituti penitenziari.

Della custodia, della sorveglianza e delle traduzioni dei detenuti in regime di 41 bis si occupa il personale del Gruppo Operativo Mobile della Polizia Penitenziaria.

Il più grave problema dell’esecuzione penale italiana è, senza ombra di dubbio, il sovraffollamento. Nelle carceri italiane sono rinchiusi più di diecimila detenuti oltre la capienza regolamentare.

Eppure, negli ultimi cinquant’anni, sono stati adottati più di trenta provvedimenti di clemenza (amnistia e/o indulto). Gli ultimi due provvedimenti (indulto) risalgono al 2006 (uscirono più di venticinquemila detenuti) e al 2013 (ne uscirono altri diecimila).

A marzo 2019, su 46.904 posti disponibili nei 191 istituti di pena, erano presenti 60.512 detenuti, ossia 13.608 in più rispetto alla capienza regolamentare, con un sovraffollamento del 129 per cento.

Tuttavia, il sovraffollamento degli istituti penitenziari non è omogeneo su tutto il territorio nazionale.

Al momento la regione più affollata è la Puglia, con un tasso del 161%, seguita dalla Lombardia con il 137%. Se poi si guarda ai singoli istituti, in molti (Taranto, Brescia, Como) è stata raggiunta o superata la soglia del 200%.

Oltretutto, ad una situazione del genere si aggiunge un altro grave problema: la carenza di personale di polizia e degli altri ruoli dell’amministrazione penitenziaria.

La Polizia Penitenziaria, nel 2016, ha subìto un taglio lineare del proprio organico da 45000 a 41000 unità. Ciò nondimeno, il personale di polizia attualmente in servizio è inferiore di cinquemila uomini anche rispetto al nuovo organico previsto (36000 su 41000).

Lo stesso dicasi per il personale dei ruoli socio-pedagogici, dei ruoli amministrativi e di tutti gli altri profili dell’amministrazione penitenziaria. Per non parlare, poi, del personale medico e paramedico.

Negli istituti c’è in media un educatore ogni 80 detenuti ed un agente di polizia penitenziaria ogni 1,8 detenuti. Ma in alcune realtà si arriva a 3,8 detenuti per ogni agente (Reggio Calabria) o a 206 detenuti per ogni educatore (Taranto).

Indubbiamente, una situazione del genere non aiuta a mantenere tranquilla la situazione delle carceri in Italia.

Il contesto stressogeno che già contraddistingue la condizione carceraria, viene amplificato dalla condizione di sovraffollamento esistente in quasi tutte le prigioni in Italia

In questa drammatico stato di cose, si inserisce un altro tragico fenomeno: quello dei suicidi.

Nelle carceri in Italia avvengono, purtroppo, una media di quattro/cinque suicidi al mese. Senza tener conto di quelli sventati dalla Polizia Penitenziaria quando riesce ad intervenire in tempo.

Nel 2018 ci sono stati 64 casi di suicidio, in crescita rispetto all’anno precedente, quando erano stati 50, e sono stati quasi mille i tentativi di suicidio sventati dai poliziotti, cioè, per ogni suicidio messo in atto, ce ne sono almeno 25 tentati. Dal 2000 a oggi, i suicidi nelle prigioni italiane sono stati più di mille, mentre i morti in totale sono stati quasi tremila.

Purtroppo, i suicidi avvengono anche tra il personale che lavora in carcere. Negli ultimi mesi, cinque poliziotti e un dirigente penitenziario.

Nella Polizia Penitenziaria, in particolare, il fenomeno dei suicidi fa registrare percentuali preoccupanti: nella società civile 0,06 ogni mille abitanti, nelle forze dell’ordine 0,10 ogni mille poliziotti, nella polizia penitenziaria 0,13 ogni mille poliziotti penitenziari.

Purtroppo, mediamente ogni anno si suicidano sette poliziotti penitenziari.

‘Sulle carceri ereditata una situazione disastrosa’, afferma il sottosegretario alla

Giustizia, Andrea Delmastro delle Vedove:  ‘Sono stati approvati dal comitato paritetico giustizia – Mit  nuovi interventi in materia di Edilizia penitenziaria per un valore di oltre 36 milioni di euro.  Sono orgoglioso del poderoso intervento del governo Meloni sull’Edilizia penitenziaria che riguarda la creazione di nuovi posti detentivi, il rifacimento di alcune caserme agenti, l’adeguamento sanitario e l’efficientamento energetico di diverse strutture sul territorio nazionale. Altra promessa mantenuta è l’ok definitivo alla creazione di due nuove Scuole di Formazione della Polizia Penitenziaria, che finalmente consentiranno al Corpo di avere concorsi più veloci e soddisfare completamente il fabbisogno di spazi da dedicare alla formazione del personale. Abbiamo ereditato una situazione disastrosa, con istituti fatiscenti ed un Corpo di Polizia ridotto allo stremo perché flagellato da turni massacranti e mancanza di dotazioni e risorse. Ogni giorno compiamo un piccolo passo nell’invertire la rotta per recuperare posti detentivi, garantire caserme dignitose ai nostri agenti di Polizia Penitenziaria, efficientare i nostri istituti e soprattutto metterli in sicurezza’.  

‘Rispetto al sovraffollamento delle carceri al 23 aprile 2024, siamo a 61.351, rispetto a un capienza regolamentare di 51.144 e di 47.190 posti effettivamente disponibili’,  ha detto Maurizio D’Ettore, presidente del Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, in audizione in commissione Giustizia alla Camera, nell’ambito dell’esame della proposta di legge in materia di concessione della liberazione anticipata e disposizioni temporanee concernenti la sua applicazione.

Inoltre, dall’inizio dell’anno a oggi, i dati sono al 23 aprile – ha aggiunto – i suicidi in carcere sono stati 32, i tentati suicidi 604, di cui un notevolissimo numero evitato dalla polizia penitenziaria e anche dagli inservienti e dagli operatori carcerari. I casi di autolesionismo sono stati 3890. Più le aggressioni al personale della polizia penitenziaria e una serie di altri elementi che dimostrano una particolare criticità in questo momento del mondo carcerario.

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