Il tema della carne coltivata da mesi coinvolge l’opinione pubblica, la politica, ed i media. Ne abbiamo parlato con un’esperta, Antonella Canini Direttore del dipartimento Biologia dell’Università di Tor Vergata.
Cos’è la carne coltivata?
La carne coltivata è una parte di muscolo prelevato dall’animale messo in condizione di crescere e svilupparsi. Sono cellule che con le loro specificità vengono riprodotte. Attualmente infatti gli studi sulla carne coltivata sono effettuati per usi clinici, per la rigenerazione del muscolo, permettendo il ripristino delle funzionalità dello stesso.
La carne coltivata ha pro e contro, quali?
E’ un alimento sicuro, più controllato rispetto al cibo proveniente da allevamenti convenzionali. Ad esempio un allevamento intensivo può utilizzare del foraggio non di qualità, e vi sono altri elementi che possono influire negativamente sulla qualità e salubrità più difficilmente controllabili rispetto ad un processo di produzione basato su carne coltivata che permette di controllare tutta la filiera.
Il ruolo della politica
Premesso che la diffusione e commercializzazione della carne coltivata è una prospettiva molto lontana, adesso la politica dovrebbe concentrarsi più sul garantire la qualità del cibo disponibile. Un elemento fondamentale è garantire la tracciabilità degli alimenti in modo tale che il consumatore abbia la possibilità di scegliere con tutti gli strumenti a disposizione la migliore alternativa.
Anche gli stessi cibi biologici, non sono sinonimo di qualità poiché anche al loro interno vi possono essere presenti tossine, come le muffe, che in assenza di controlli possono finire nel piatto degli italiani.
Qual è l’impatto ambientale del cibo coltivato
Avremmo l’abbattimento di emissioni di circa il 20% degli interi agenti inquinanti. Quando parliamo di allevamenti intensivi dobbiamo prendere in considerazione anche tutto l’indotto, ovvero il trasporto del foraggio, il trasporto degli animali e la macellazione; passaggi che ovviamente non avvengono col cibo coltivato.
In Italia il discorso della sostenibilità è pari zero, si è deciso di sposare la causa della Coldiretti, prediligendo la causa di grandi aziende sulle piccole. Quest’ultime hanno un maggiore rapporto col terreno e animali ponendo quindi una maggiore attenzione al problema della sostenibilità. La qualità del cibo che mangiamo è fondamentale anche per un discorso economico oltre che ambientale, infatti mangiare bene previene molte malattie che vanno a gravare sul sistema sanitario nazionale, specialmente in un paese con una popolazione anziana come l’Italia.
L’informazione su temi scientifici importanti come la carne coltivata?
La comunicazione della politica nel nostro paese nei confronti della ricerca è un problema antico, ci sono argomenti tabù come gli Ogm, la cui stessa parola, organismo geneticamente modificato, spaventa il consumatore così come il termine carne sintetica anziché carne coltivata. Oltre l’utilizzo delle parole bisogna dare la possibilità ai ricercatori di informare meglio la comunità senza alimentare complottismi ed inutili allarmismi che generano un clima di avversità nei confronti della scienza e povertà intellettuale.
La prospettiva del cibo coltivato è inevitabile?
E’ inevitabile anche se bisognerà arrivare ad un equilibrio tra cibo coltivato ed allevamenti, situazione che probabilmente influirà sulla qualità degli alimenti, coltivati e non, arrivando al superamento degli allevamenti intensivi.