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Caso Stellantis tra John Elkann e governo. Un tavolo di concertazione con il ministro Urso parte da oggi, 17 dicembre

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Il gruppo Stellantis, nato per essere il quarto produttore mondiale di auto, avrebbe dovuto integrare, sul piano industriale e commerciale, i punti di forza della Fiat e dei francesi di Psa.
La Fiat portava in dote il mercato nordamericano (Usa e Canada), dopo l’acquisizione di Chrysler, ove i francesi erano completamente assenti, e la maggiore capacità produttiva del Sud America, con il proprio stabilimento di Belo Horizonte, contro quelle di Volkswagen, Ford e General Motors.

Il nuovo gruppo avrebbe potuto avvantaggiarsi dell’organizzazione del lavoro operaio voluto da Marchionne, il Wcm (World class manufacturing), con l’ obiettivo, favorendo la motivazione e partecipazione dei lavoratori, di “zero infortuni” e “zero malattie muscolo scheletriche” (il cosiddetto tunnel carpale); una metodologia ingegnerizzata totalmente dagli uomini Fiat ed esportata anche negli stabilimenti americani con grande apprezzamento del potente sindacato metalmeccanico statunitense Uaw. Aspetto non secondario, atteso che la situazione degli infortuni sul lavoro, in particolare quelli mortali, fa registrare al primo posto in Europa la Francia stessa.
Stellantis e il motore elettrico

La Psa vantava, sugli altri concorrenti europei, la migliore conoscenza nella tecnologia del motore elettrico, grazie anche alla partecipazione nel suo azionariato di un socio cinese, oltre alla ultra decennale presenza industriale in Cina e nei Paesi dell’estremo oriente ed africani, frutto del retaggio del passato coloniale francese.

Ed è proprio sul motore elettrico che Stellantis, nella persona di Tavares e del suo entourage, hanno pensato di costruire un vantaggio competitivo in Europa rispetto ai concorrenti, non solo in ottica 2035 ma anche con l’ entrata in vigore già dal 2025 del sistema sanzionatorio in materia di emissioni di CO2 delle autovetture nuove e dei veicoli commerciali leggeri nuovi.

Mentre Fiat supera la crisi dei primi anni duemila con l’arrivo di Marchionne che punta sullo sviluppo con i nuovi modelli, gli investimenti a Mirafiori e Pomigliano e l’entrata nel mercato americano, senza incentivi statali agli investimenti.

Marchionne sottolinea anche che il costo del lavoro è soltanto l’8% del totale dei costi di una azienda automobilistica e, in questa ottica , avvia una stagione di relazioni industriali che portano ai rinnovi dei contratti di lavoro con livelli salariali superiori a quelli del contratto nazionale dei metalmeccanici.

Psa supera al contrario la crisi con l’entrata nel suo capitale dello Stato francese ed affida dal 2014 a Carlos Tavares la riuscita del suo piano di rilancio, basato su riduzioni di personale e taglio dei costi, non rinunciando comunque all’ acquisizione di una azienda decotta come la Opel per aumentare la quota sul mercato europeo in vista di eventuali alleanze, come in effetti è poi avvenuto.
Tavares, nominato amministratore delegato di Stellantis, per consolidare la sua posizione ha come obiettivo di portare agli azionisti immediati risultati positivi, in una logica di breve periodo, secondo quanto i mercati finanziari oggi richiedono, puntando innanzitutto sul taglio dei costi fissi e variabili.
Sono chiusi e venduti stabilimenti come quelli di Grugliasco e Rivalta, nelle fabbriche eliminato il Wcm, giudicato troppo oneroso, rivisitati al ribasso i contratti per le mense e le pulizie dei servizi generali e quelli per la manutenzione ordinaria e straordinaria, alienata la Palazzina del Lingotto e svuotata quella di Mirafiori, evitata per l’intervento delle Belle Arti la cessione del Museo Storico Fiat, ma affidata la gestione al Museo nazionale dell’automobile.

I fornitori italiani vengono “consigliati” di trasferire le loro produzioni in Marocco dove il costo del lavoro è notevolmente più basso, invito non raccolto poiché la filiera del nostro automotive è ormai per oltre il 70% dipendente dall’ industria tedesca, pur nella attuale criticità.

I lavoratori sono invitati ad andare in pensione o a dimettersi con incentivi economici : circa 8 mila dalla costituzione di Stellantis.

E di questo strumento Tavares, o chi per esso, ne ha approfittato alla grande con l’ assegnazione agli stabilimenti italiani di vetture elettriche di nicchia e costose, ma con un mercato inferiore rispetto alle potenzialità produttive, dissaturando la loro capacità produttiva e condannandoli ad una lenta agonia, se non si interverrà con un nuovo piano industriale.

La convinzione che la competenza tecnologica del motore elettrico fosse superiore a quella degli altri concorrenti europei, in particolare di Renault e VolksWagen, ha portato Tavares, ed il management ingegneristico francese, a ritenere che si potessero rispettare le tempistiche europee della transizione green e che ciò costituisse un vantaggio competitivo sugli altri costruttori.

Motivo per cui Stellantis, non condividendo gli allarmi lanciati dall’Acea, l’associazione europea dei costruttori automobilistici, sull’impatto negativo delle politiche comunitarie sulla industria europea, a partire dalle sanzioni previste dal 2025 sul mancato rispetto dei rapporti produttivi tra vetture elettriche ed endotermiche, in aperta polemica usciva dall’Acea stessa,

Il giorno dopo le dimissioni di Tavares, Stellantis manifestava subito l’intenzione di rientrare in tale associazione dal prossimo 1° gennaio.

Peraltro, a fronte di un mercato dell’elettrico non in crescita anzi in diminuzione, e quindi con una produzione dell’ elettrico in calo, per restare nei parametri previsti dal 2025, a regole attuali, Stellantis dovrebbe ulteriormente tagliare anche la produzione della motorizzazione endotermica, aumentando di converso la cassa integrazione negli stabilimenti italiani.
Stellantis: il fronte americano non è andato meglio

Per anni il mercato americano, grazie al colpo di genio di Sergio Marchionne, è stato la “gallina dalle uova d’oro” prima per gli azionisti di Fca e poi di Stellantis.

Per operare in Nord America bisogna però conoscere ed essere conosciuti dagli americani, e Marchionne per loro (presidenti, sindacalisti e lavoratori) era semplicemente Sergio, un americano, che frequentava lo Studio Ovale e i tavoli sindacali, e nei family day lo trovavi al barbecue che serviva hamburger e patatine ai lavoratori Chrysler.

Negli Stati Uniti la “Tavares school”, come viene definita, per fare utili nel breve periodo, cioè taglio dei costi e politica dei prezzi elevati, non ha però funzionato.

I concessionari con i piazzali pieni di vetture invendute si sono ribellati ed il sindacato Uaw ha avviato una serie di scioperi, irrigiditosi anche per la latitanza al tavolo sindacale dell’ amministratore delegato, contrariamente ad una tradizione delle relazioni sindacali americane che vede come protagonista nelle trattative direttamente il Ceo, e non suoi delegati.

Risultato: gli utili sono crollati, portando alle dimissioni repentine di Tavares.

La prima mossa di John Elkann è stata quella di richiamare come suo special advisor Richard Palmer, manager Fiat dei numeri da una vita, ex direttore finanziario di Stellantis ed allontanato da Tavares oltre un anno fa per sostituirlo con una persona esperta dei settori alimentari e già congedata ad ottobre scorso.

Resta la questione italiana, centrale per il nostro Paese ma con la consapevolezza che per Stellantis la produzione nazionale vale oggi circa un decimo del suo totale, e che per raddoppiarla perlomeno ad un milione di vetture ci sarà bisogno di un consistente piano industriale e di un nuovo demiurgo, come in passato la Fiat ha avuto, ad esempio, con Valletta, Ghidella e Marchionne.

Il fatto che l’azionista si sia riservato di individuare il nuovo Ceo entro giugno 2025 potrebbe indicare che in realtà si sia già scelto, ma che per motivi contrattuali, ad esempio per un patto di non concorrenza, non si possa liberare se non in quella data.

Guidata dal presidente John Elkann, Stellantis sta cercando di smantellare rapidamente l’eredità del suo ex amministratore delegato e riallacciare i rapporti con concessionari, partner industriali, governi e lavoratori.

Carlos Tavares si è dimesso improvvisamente il primo dicembre, quasi 18 mesi prima della scadenza del suo contratto, per la crescente distanza con il board e i principali azionisti della quarta casa automobilistica mondiale.

Stellantis, proprietaria di 14 marchi tra cui Fiat, Jeep e Ram, è oggi gestita da un comitato esecutivo ad interim presieduto da Elkann e sta cercando un nuovo AD.

Elkann, 48 anni, è anche presidente di Ferrari e gestisce la holding di famiglia Exor.
La casa automobilistica potrebbe impegnarsi a espandere la produzione e a proteggere i posti di lavoro in cambio di un miglioramento delle condizioni di produzione e del sostegno del governo alla transizione del settore verso l’elettrico, allentando le tensioni con Roma.

Una fonte di Stellantis, parlando a condizione di anonimato, ha detto che è il momento giusto per firmare un accordo. Sembra che l’azienda voglia apparire meno centralizzata e dare più autonomia alle sue strutture nazionali, anche nei rapporti con i concessionari”, ha detto.

Tavares, veterano del settore auto che ha guidato Stellantis fin dalla sua nascita nel 2021 dalla fusione tra Psa e Fiat-Chrysler, è stato premiato per aver aumentato i margini operativi del gruppo.
Kevin Farrish, presidente del consiglio dei concessionari di Stellantis, ha detto che Elkann si è incontrato con il loro consiglio direttivo negli Stati Uniti all’inizio di dicembre per discutere di come la casa automobilistica possa riallacciare i rapporti con i dealer.

Elkann ha detto che Antonio Filosa, nominato chief operating officer in Nord America a ottobre, avrà il potere di reagire alle condizioni del mercato, ha aggiunto Farrish. “Significa molto per noi”, ha detto in un messaggio. “Abbiamo moltissime opportunità per aggiustare ciò che il signor Tavares ha rovinato”.

Santosh Viswanathan, proprietario di una concessionaria Stellantis nel Delaware, ha detto che le prime mosse di Elkann sono promettenti, anche se c’è ancora molto lavoro da fare. “Il gruppo dei concessionari, che è il vostro canale di distribuzione, è rimasto a pezzi”, ha detto Viswanathan.
“In questo momento, tempi duri richiedono misure drastiche”.

Il titolo di Stellantis, dopo essere sceso ai minimi dal luglio 2022 il 2 dicembre in seguito alla notizia delle dimissioni di Tavares, è rimbalzato di oltre il 18%, dopo aver perso più del 40% da inizio dell’anno.”Riconoscere che ci possono essere dei rischi e avere rapporti più costruttivi con la politica, a livello nazionale e comunitario, dovrebbe aiutare Stellantis”.

Una terza fonte, che come le altre ha parlato a condizione di anonimato perché non autorizzata a parlare pubblicamente del tema, ha detto che Elkann sta dedicando la maggior parte del suo tempo a Stellantis. La fonte ha anche detto che il presidente ha optato per un team esecutivo ad interim, piuttosto che assumere la posizione di amministratore delegato ad interim come aveva fatto quando Ferrari era rimasta senza amministratore delegato alla fine del 2020. “La sua idea è di avere una gestione più collegiale durante questa fase, con una maggiore attenzione ai dirigenti di alto livello, al loro ruolo e alle loro competenze, rispetto al precedente stile ‘one-man-only’ sotto Tavares”, ha aggiunto la fonte.

Qualcosa è cambiato, dopo l’addio dell’amministratore delegato Carlos Tavares a Stellantis, almeno a giudicare dalle mosse del presidente John Elkann, che l’altra sera ha incontrato il presidente argentino Milei – reduce dalla festa di Atreju – e che oggi ha accettato l’invito del ministro Urso all’apertura di un tavolo di concertazione con governo e sindacati.

Un “tavolo” di concertazione su Stellantis è dunque in calendario da oggi, 17 dicembre. “Credo che possa manifestarsi con chiarezza un nuovo inizio per quanto riguarda gli stabilimenti di Stellantis nel nostro Paese” dice il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, precisando però che “il lavoro principale va fatto in Europa perché è lì il problema e lì va risolto“.

Il nuovo approccio sarà testato oggi, quando i rappresentanti della casa automobilistica incontreranno il ministro e i sindacati per cercare di concordare un piano a lungo termine per la produzione in Italia. La casa automobilistica potrebbe impegnarsi a espandere la produzione e a proteggere i posti di lavoro in cambio di un miglioramento delle condizioni di produzione e del sostegno del governo alla transizione del settore verso l’elettrico, allentando le tensioni con Roma.

Non si escludono anche novità sui singoli stabilimenti, tra cui Mirafiori, Pomigliano d’Arco e Cassino. «Non c’è più Tavares, l’ex ad non aveva capito la realtà», aveva detto Urso dal palco del Circo Massimo nel corso della festa di Atreju, aggiungendo: “Si può manifestare con chiarezza un nuovo inizio per quanto riguarda gli stabilimenti di Stellantis nel nostro Paese con un rapporto collaborativo. L’obiettivo è di dimostrare a tutti di aver rimesso su strada l’auto italiana, che era deragliata e ormai sul ciglio del burrone”.

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