Giorgia Meloni e il governo hanno promesso e garantito che avrebbero fatto funzionare i centri in Albania, grazie alla Cassazione che ha dato ragione al governo sulla competenza governativa di stabilire la lista di “Paesi sicuri”, in capo ai magistrati il compito di valutare il singolo caso.
La risposta di rimando a quanto statuito dalla Cassazione è stata di cercare nella Corte di Appello di Roma toghe della sezione immigrazione che sin qui hanno svuotato i centri albanesi.
Lo scorso 9 dicembre l’esecutivo aveva approvato un emendamento per “svuotare” dalle competenze le sezioni immigrazione dei tribunali in modo da spostare la competenza sui trattenimenti nei centri di rimpatrio, siano essi in Italia o all’estero, alle Corti di Appello. Lo stesso valga per i reclami dei dinieghi alla protezione internazionale. La sezione più importante è quella di Roma, che deve valutare i casi dei migranti portati in Albania.
Il plenum del Csm nominò quattro anni fa ha il presidente della Corte d’appello di Roma nella di Giuseppe Meliadò, già presidente della Corte d’appello di Catania e consigliere del Csm. La Corte d’appello di Roma ha una particolare importanza perché è la più grande Corte europea e il presidente Meliadò ha arruolato quattro magistrati precedentemente adibiti alle sezioni ora eliminate, insistendo sul fatto che tale decisione non rappresenti un atto di opposizione alla politica, bensì l’unica risposta tecnicamente fattibile di fronte a un’improvvisa emergenza legata all’aumento di procedimenti per la protezione internazionale.
“Nel 2023 la sezione protezione internazionale” di Roma, ha spiegato Meliadò, “aveva emesso 693 provvedimenti di convalida e al 18 novembre del 2024 ne erano stati emessi 664”. Numeri a cui la Corte di Appello, secondo loro, “è impossibilitata a far fronte con i suoi attuali organici a queste nuove competenze che determinano una vera e propria situazione di emergenza per l’ufficio”. Da qui la richiesta di nuovo personale tra i magistrati di primo grado, ed hanno risposto a questi ruoli gli stessi giudici che nei scorsi mesi erano in forze alla sezione immigrazione.
Si tratta, ha spiegato Repubblica, di Antonella Marrone, Maria Rosaria Ciuffi, Cecilia Cavaceppi e Giuseppe Molfese che “hanno una specifica competenza”. La Marrone non è solo una delle magistrate che hanno già bocciato i trattenimenti in Albania ma anche la toga che aveva condiviso un post decisamente critico contro la Meloni. Per la precisione aveva scritto: “Ah, non sono la rabbia, l’ego, l’ambizione e l’invidia a muoverla? Sentendola parlare con quel vocione rabbioso mi sembrava l’opposto ma mi sarò sbagliata…”.