Cdm e ministro della Salute Orazio Scillaci: via libera al decreto anti-liste d’attesa

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Via libera del Consiglio dei ministri al decreto legge contenente “misure urgenti per la riduzione dei tempi delle liste di attesa delle prestazioni sanitarie“. Parliamo di  uno dei maggiori cancri della sanità pubblica, che parte  dallo stop al tetto di spesa per il personale all’istituzione di un sistema governativo ad hoc, dall’estensione delle prestazioni mediche ambulatoriali al sabato e la domenica al Cup unico.

“Dal primo gennaio 2025 sarà abolito il tetto di spesa per il personale sanitario”, informa  il ministro della Salute Orazio Schillaci, presentando in conferenza stampa il disegno di legge anti-liste d’attesa. Il tetto di spesa per l’assunzione di medici, infermieri e operatori sanitari sarà superato adottando un nuovo metodo di calcolo che parlerà di fabbisogni. “Vi ricordo che esiste da almeno 20 anni – ha detto Schillaci che si è detto molto soddisfatto – e nessuno l’ha mai abolito fino ad adesso. Già nel 2024 per le regioni che lo vogliono, sarà possibile incrementare il tetto dal 10% al 15%”.

La premier Meloni  sui social si dichiara “molto felice” dell’approvazione dei provvedimenti. “Avevamo promesso ai cittadini che ci saremmo occupati di due problemi che in passato non sono mai stati affrontati efficacemente, ovvero l’abbattimento delle liste d’attesa e la cronica carenza di medici e personale sanitario, e lo abbiamo fatto. I provvedimenti approvati  dal governo, sono frutto di lavoro di confronto con le regioni, gli Ordini professionali e le associazioni dei cittadini, “che – ha detto il ministro della Salute –  sono i veri scontenti delle liste d’attesa. Si va incontro ai cittadini”.

Non è vero che la sanità italiana sta morendo, ha sottolineato la premier davanti ai cronisti. “Nel 2023 l’Istat ci dice che l’aspettativa di vita è tornata ai livelli pre-Covid, sono stato a Ginevra e l’Oms vede il nostro Servizio sanitario nazionale come punto di riferimento. Ognuno deve fare la sua parte:  il ministero, il governo, le regioni e gli operatori sanitari. Così avremo un servizio sanitario migliore. Vorrei che fossero contenti i cittadini e non gli altri”.

Via alle liste d’attesa chiuse. “Non è  più  accettabile. Le liste devono rimanere sempre aperte. E si verificherà che all’interno delle singole aziende ospedaliere il singolo professionista non faccia in intramenia un numero di prestazioni superiori a quelle che svolge per il Sistema sanitario nazionale”.

E ancora: i direttori generali di Asl e ospedali dovranno far rispettare i tempi certi per le prestazioni o con la possibilità dell’intramoenia o con il privato convenzionato. Novità anche sul Cup che viene unificato. Un’attenzione particolare riservata alla disdetta delle prenotazioni. “L’appuntamento sarà ricordato agli assistiti due giorni lavorativi prima della prestazione”, ha spiegato Schillaci, “verrà chiesta la conferma o la cancellazione della prenotazione diffusa anche da modalità da remoto”. “Questo sicuramente andrà  ad incidere soprattutto sulla gestione delle patologie cronico degenerative, e sulle patologie oncologiche.

Nel decreto legge è prevista “l’istituzione del sistema nazionale di governo delle liste di attesa”. Inserita anche la possibilità per i cittadini di “segnalare problematiche di servizi in materia di erogazione delle prestazioni sanitarie”. Un articolo del disegno di legge riguarda anche “misure premiali e sanzionatorie per i direttori generali in relazione ai risultati che otterranno”.

Schillaci ha negato problemi particolari con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti per il reperimento dei fondi. “C’è stata qualche frizione, ma anche grande rispetto e collaborazione, abbiamo portato a casa quello che ci siamo prefissati”.

 “Oggi abbiamo messo due punti fondamentali. Il primo per i cittadini. che finalmente potranno avere le prestazioni di cui necessitano nei tempi giusti e a carico del Servizio sanitario nazionale. Poi per l’abolizione del tetto di spesa per il personale, così le Regioni potranno assumere più medici e operatori sanitari. Un risultato ottenuto da tutto il governo”.

Ricordo uno scontro vivace tra Pier Luigi Bersani e Italo Bocchino sull’operato del governo Meloni relativo alla salute ed alla rispondenza del governo in questo campo. Bocchino afferma che sulla sanità nel governo Meloni “i numeri parlano” e aggiunge: “Quando tu eri al governo, in 8 anni avete dato 8 miliardi in più al Fondo Sanitario, la Meloni nel primo triennio ha destinato 9 miliardi in più al Fondo Sanitario, quindi stiamo parlando di più del doppio di quello che avete fatto voi. La verità è che avete lasciato un paese allo sfascio”.

Bersani sorride e spiega a Bocchino come funziona la spesa sanitaria, che va sempre rapportata a quanto cresce il paese: “Guarda che non si calcola così la spesa sanitaria in nessun posto al mondo. Se a un bambino di 10 anni dai una scarpa del 22 e poi quando compie 30 anni gliene dai una del 24 dicendogli che gli hai dato due numeri in più, lui deve tagliarsi un piede. La spesa sanitaria si calcola sempre rispetto al Pil. E mai, mai è andata al livello a cui la state portando voi, cioè al 6% del Pil, quattro punti sotto la Germania e la Francia. Ma che cosa mi vieni a raccontare? Bocchino, io lo so che non è facile e possiamo discuterne, ma se partiamo raccontandoci delle balle, non andiamo da nessuna parte”.

“Meloni dice di aver fatto il più grande investimento in sanità pubblica, ma i dati la smentiscono, la spesa sanitaria sta scendendo, la direzione è il 6,2% del Pil, che sarebbe il minimo storico”. Lo ha detto la segretaria Pd Elly Schlein al Festival dell’Economia. “Non è sciatteria, penso che sia un disegno, vogliono una sanità dove chi ha il portafogli gonfio può saltare le liste e chi non ce l’ha rinuncia a curarsi. Per questo ho chiesto con una proposta di legge più fondi alla sanità pubblici e di sbloccare le assunzioni”.

Per Schlein la premier sui fondi alla sanità “mente e sono gli stessi dati del governo a smentirla. La spesa sanitaria non si calcola in valori assoluti ma sul Pil, e da quando siede a Palazzo Chigi sta scendendo a livelli pre-pandemia. Si prevede che scenda al 6,2% del Prodotto interno lordo nel 2027, che sarebbe il minimo storico degli ultimi vent’anni. Se vogliono fare la cosa giusta basta che votino insieme a noi la proposta di legge che porta la mia prima firma e che maggioranze di destra hanno votato anche a livello regionale. Chiediamo di far arrivare progressivamente la spesa sanitaria alla media europea del 7,5% del Pil. E chiediamo di sbloccare le assunzioni in quel settore, che sono state bloccate nel 2009 da un governo di cui lei faceva parte. Solo così potremo ridurre le liste d’attesa, altre soluzioni favoriscono comunque il privato a danno della sanità pubblica”.

Il Ministro della Salute Schillaci già  a Pescara anticipava il decreto: “Stiamo preparando e lavorando a un decreto per combattere le liste d’attesa, lo presenteremo nei prossimi 15 giorni”

Schillaci annunciava un imminente decreto per affrontare uno dei problemi cronici del sistema sanitario italiano: i lunghi tempi di attesa per le visite specialistiche e gli esami diagnostici. Durante la conferenza di Fratelli d’Italia a Pescara, il ministro ha rivelato che il decreto, atteso entro 15 giorni, introdurrà misure innovative a costo zero per migliorare l’efficienza del servizio sanitario.

Schillaci ha evidenziato l’urgenza di questa riforma, citando casi eclatanti come quello di pazienti costretti ad attendere fino a un anno e mezzo per una risonanza magnetica. La mancanza di un sistema di monitoraggio nazionale delle liste d’attesa è stata identificata come una delle principali lacune: “È essenziale avere un controllo capillare delle prestazioni mancanti a livello regionale per poter intervenire efficacemente”, ha spiegato il Ministro.

Fino ad oggi, l’assenza di un sistema di monitoraggio nazionale ha impedito una gestione efficace delle prestazioni sanitarie. Schillaci propone di affidare ad Agenas, l’agenzia sanitaria nazionale, il compito di monitorare la disponibilità delle prestazioni mediche su scala regionale. Questo consentirà di identificare e colmare le lacune in modo più sistematico.

Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro della salute, ha approvato ieri, 4 giugno 2024, la deliberazione motivata sostitutiva dell’intesa necessaria per l’adozione del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri di sospensione del Presidente di AGENAS, Enrico Coscioni, nominato in data 28 ottobre 2020 per la durata di 4 anni. Con tale deliberazione è stata quindi superata la mancata intesa da parte della Conferenza Stato-Regioni, sancita nella seduta del 16 maggio 2024, a causa del non raggiungimento dell’unanimità delle Regioni. A seguito di tale approvazione è possibile adottare il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri che dispone la sospensione del prof. Enrico Coscioni, quale Presidente di AGENAS, fino alla fine del processo penale e comunque a scadenza naturale dell’incarico, in considerazione dell’ordinanza in sede penale che ha disposto la misura cautelare interdittiva del divieto di esercizio della professione medica in relazione a fatti occorsi in occasione di un intervento chirurgico presso l’Azienda Ospedaliera di Salerno.

Un altro aspetto cruciale del decreto riguarda la riduzione degli esami medici superflui. Il ministro punta a migliorare l’appropriatezza delle prescrizioni mediche, spesso gonfiate dalla pressione dei pazienti o dalla paura dei medici di commettere errori. Con il supporto dell’Istituto Superiore di Sanità, verranno sviluppate linee guida nazionali per garantire che gli esami vengano prescritti solo quando strettamente necessari.

Il decreto prevede anche un sistema di allerta per i medici di base.

Questo meccanismo avviserà le autorità regionali quando un medico supera il numero consigliato di prescrizioni, pur lasciando ai professionisti la libertà di valutare individualmente ogni caso.

Questo approccio si basa su iniziative precedenti, come quelle dell’ex Ministro Lorenzin, che non riuscirono però a radicarsi. Il Ministro ha sottolineato la collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità per sviluppare linee guida chiare e nazionali che riducano le prescrizioni mediche superflue del 20%.

Schillaci ha anche annunciato l’intenzione di rendere permanente lo scudo penale per i medici, attualmente in vigore solo per quest’anno, per ridurre la pratica della prescrizione eccessiva dovuta alla paura di conseguenze legali. Un’altra novità riguarderà la possibilità per le aziende ospedaliere di acquistare direttamente prestazioni dai propri medici che operano in libera professione, un tentativo di aumentare l’offerta di servizi medici disponibili.

Nonostante l’ambizione del piano, il Ministro Schillaci ha riconosciuto che la realizzazione di queste misure dipende dalla disponibilità di fondi.

Nonostante la mancanza di nuovi stanziamenti dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, il ministero della Salute sta esplorando opzioni per finanziare direttamente le prestazioni sanitarie private dei medici per ridurre ulteriormente.

«È il piano delle ‘buone intenzioni’, destinato a restare sulla carta come il precedente di cui ripropone gli errori. A cominciare dall’assenza di un budget e di un meccanismo di verifica efficace. La speranza è che il ministro Schillaci, che aveva chiesto esplicitamente risorse dedicate per la cronicità, solleciti i necessari correttivi prima di trasmettere il testo alle Regioni». Il presidente di Salutequità Tonino Aceti tiene da sempre i riflettori accesi sulla cronicità e scorrere il documento anticipato dal Sole-24Ore e Sanità24 non lo conforta: ‘Primo punto è l’assenza di fondi, a fronte di risorse dedicate per tutte le altre grandi progettualità, dal Piano oncologico al Piano malattie rare. Eppure l’Atto d’indirizzo del ministero della Salute sia per il 2023 che per il 2024 è chiaro: sull’emergenza cronicità bisogna investire. Questa bozza disattende l’indicazione chiara del ministro della Salute. Poi manca il necessario orizzonte temporale, che tutti i piani hanno: altro peccato originale insieme all’assenza di un cronoprogramma capace di dettare il ritmo degli adempimenti. In teoria gli obiettivi potrebbero essere raggiunti anche in cento anni. Peccato che sia totalmente inefficace: come nel 2016 si ripropone lo schema del monitoraggio delle delibere formalmente adottate dalle giunte regionali, senza tempistiche. Inoltre, la verifica interessa solo i Pdta delle patologie incluse nel Piano: lasciare fuori tante altre malattie croniche preclude una visione di governance complessiva della cronicità. In ogni caso, il modello di monitoraggio attivato non dialoga con il sistema degli adempimenti ai fini dei Lea, i Livelli essenziali di assistenza. Andrebbero previsti indicatori ad hoc nel Nuovo sistema di garanzia, introducendo ad esempio l’attività di stratificazione della popolazione, la telemedicina e modelli di medicina di iniziativa. Inoltre i Pdta per patologia devono diventare indicatori ‘core’, decisivi ai fini della valutazione di una Regione. Anche perché gestione appropriata della cronicità significa sostenibilità. Ma anche su questo fronte, il nuovo piano riporta le lancette indietro di decenni presentando i pazienti cronici come un fardello, un costo e non come un valore. Una prospettiva da rovesciare: l’approccio corretto è investire in salute, anche e soprattutto per la cronicità’.

“Mai temuto di non farcela. La premier Meloni ha sempre voluto fortemente questa riforma. L’ho avuta al mio fianco”. Così, in un’intervista al ‘Corriere della Sera’, il ministro della Salute, Orazio Schillaci, in merito al provvedimento che riorganizza il sistema delle liste di attesa, approvato dal Consiglio dei ministri.

“Il Mef ha fatto il suo lavoro: far quadrare i conti. E’ stata dura e alla fine abbiamo ottenuto tutto ciò che volevamo per una sanità più veloce nel rispondere ai bisogni dei pazienti”, sottolinea il Ministro, aggiungendo: “I cittadini potranno ottenere visite e esami diagnostici entro i tempi previsti in base all’urgenza. Se la prestazione non sarà disponibile in un centro pubblico, la riceveranno in una struttura convenzionata o giovandosi, col solo pagamento di ticket, della libera professione del medico in regime di intra moenia (all’interno dell’ospedale ndr)”. E alla domanda su cosa cambierà davvero, risponde: “Cambia che stavolta ci saranno controlli stringenti. Premieremo i direttori generali e sanitari delle aziende che garantiranno efficienza e sanzioneremo le negligenze”. Tra gli altri punti qualificanti del decreto, “ambulatori aperti il fine settimana, volendo anche con orario prolungato’’.

“Abbiamo ottenuto, per il 2024 – aggiunge -, l’aumento del tetto di spesa per le assunzioni dal 10 al 15% e, dal 2025, la sua abolizione”.

“Il decreto – sottolinea il ministro Schillaci – obbliga le Regioni a dotarsi di centri unici di prenotazione, i Cup, che raccolgono le disponibilità di ospedali pubblici e privati così da ampliare le possibilità. Basta con le agende chiuse o con indegni galleggiamenti”. “Spesso – dice – chi chiama si sente rispondere che non è possibile dare un appuntamento, per mancanza di posti liberi nei successivi due mesi. Una scusa per nascondere che in realtà l’attesa sarebbe molto più lunga. Poche Regioni si avvalgono di questo sistema. La Lombardia, il Lazio e forse qualcun’altra al nord”. Verrà creata una piattaforma per il monitoraggio dei tempi di attesa “e così sapremo quanto c’è da attendere e dove sono le criticità – aggiunge -. Oggi non abbiamo dati certi. Gli unici si basano sulle testimonianze dei cittadini, raccolte in modo non scientifico. Non nego l’esistenza delle liste d’attesa. Il fenomeno c’è. Manca un’analisi seria delle sue dimensioni”.

Per Schillaci “non è per niente una mini riforma. Chi è mai intervenuto in modo così completo e strutturale? Ora sono definiti chiaramente i compiti e soprattutto il cittadino non sarà lasciato solo, per legge”. “C’è la copertura finanziaria punto per punto, bollinata dal Mef. E rivolgendosi alle Regioni, dichiara: “Il decreto è la sintesi di tavoli di lavoro dove sono stati coinvolti tutti. Rispetteremo le loro competenze, certi della collaborazione. Le esorto intanto a spendere i fondi già stanziati per il recupero dei tempi d’attesa accumulati durante la pandemia”.

Questo, in sintesi è quanto, e bisogna valutare che già sono partite le critiche al decreto, partendo dallo start. In pratica è già sancita la sconfitta e il risultato finale di quanto proposto dal  Ministro Schillaci che, a dire il vero, è quanto accaduto nel tempo a governi precedenti…

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