Centrodestra siciliano, Roma impugna il rinvio delle elezioni nelle ex province

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Fratelli d’Italia boccia il ritorno delle Province, alla Camera il no ai forzisti e alla Lega, non passano gli emendamenti per ripristinare le elezioni a suffragio universale. Adesso si rischia lo scontro diretto dentro il centrodestra siciliano. Dopo il terzo stop al percorso che porta all’elezione diretta nelle province siciliane gli alleati in Sicilia sembrano pronti alla guerra interna. Succede dopo che da Roma si è nuovamente stoppato il percorso per una deroga alla legge Delrio per la Sicilia riguardo proprio l’elezione diretta nelle ex Province.

Un passo indietro, le puntate precedenti
Facciamo un passo indietro guardando alle puntate precedenti. Il ritorno al voto diretto nelle ex province è nei programma del governo meloni come in quello del governo Schifani. Meloni, però, punta ad una riforma nel 2026 per andare al voto nel 2027 insieme alle elezioni nazionali e magari anche a quelle regionali in Sicilia e a tutti i grandi comuni possibili,. una sorta di enorme election day, ma in Sicilia non si può più aspettare. I Liberi Consorzi sono commissariati da undici anni e per due volte la Corte Costituzionale ha detto che l’ulteriore commissariamento è illegittimo. Nell’isola l’attuale legge prevede elezioni di secondo livello ovvero al voto vanno sindaci e consigli comunali e non i cittadini. Una elezione che, fatta così, dilanierebbe lo schieramento al suo interno. per questo la richiesta di una deroga nazionale per mettere in piedi una elezione diretta in Sicilia da subito ed evitare accordi trasversali molto dannosi.

Ma da Roma, come da Palermo, i meloniani dicono di no. Lo hanno fatto in tutti i modi possibili. Una volta fermando la legge di riforma all’Ars. Una seconda volta è stato il Consiglio dei Ministri ad impugnare la leggina che aveva rinviato le elezioni di secondo livello ottenendo ragione dalla Corte Costituzionale. Più di recente, dopo che in Sicilia una parte di FdI si era accodata alle richieste degli alleati temendo proprio di restare con il cerino in mano in caso di elezioni di secondo livello, una nuova formulazione di quel rinvio è stata, invece, impugnata di nuovo dal Consiglio dei Ministri. Eppure in elezioni di secondo livello vince chi fa alleanze ampie. I più penalizzati rischiano di essere i partiti che non amano le alleanze proprio come FdI a destra e i 5 stelle a sinistra.

La spartizione delle province e l’accordo che salta
E dire che Fra i partiti in Sicilia l’accordo c’era già: a Catania la provincia doveva essere appannaggio di un candidato della Lega, Messina è la terra promessa di Cateno De Luca e di Sud chiama Nord, a Palermo Schifani voleva piazzare Marcello Caruso coordinatore di Forza Italia. In tutti e tre i casi si parla della Presidenza del Consiglio provinciale visto che nelle città metropolitane i presidenti corrispondono ai sindaci delle città capoluogo a meno che la riforma (che l’Ars vuole fare) non cassi anche questo aspetto e porti all’elezione diretta anche il presidente. E allora cambia tutto.

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