Visitare una mostra d’arte contemporanea è sempre un’esperienza a sé, ma quando ad accoglierla sono le stanze segrete di Palazzo Doria Pamphilj, spazi ancora oggi parzialmente vissuti da una delle famiglie storiche più affascinanti di Roma, l’incontro diventa qualcosa di più profondo: un dialogo tra epoche, sensibilità e visioni. È questo il senso più intimo della mostra di Chiara Lecca “Dall’uovo alla dea nelle stanze segrete Doria Pamphilj”, curata da Francesca Romana de Paolis e realizzata con il supporto della Principessa Gesine Pogson Doria Pamphilj e di Don Massimiliano Floridi, in collaborazione con la Galleria Fumagalli di Milano.
Varcare la soglia degli Appartamenti Segreti, normalmente non accessibili al pubblico, è già un’esperienza quasi teatrale. Con gli arredi sontuosi, i quadri di scuola caravaggesca, le statue antiche e le reliquie del collezionismo cinquecentesco che fanno da quinta scenica alle undici opere della Lecca, due delle quali site-specific, pensate appositamente per questi spazi.
Il percorso espositivo si snoda secondo un filo narrativo alchemico, in linea con il simbolismo caro alla famiglia Pamphilj: fuoco, aria, terra e acqua come elementi della trasformazione, ma anche come riflessi delle stagioni, del tempo, del passaggio dal giorno alla notte. Le sculture di Chiara Lecca, tra resine traslucide, materiali organici e superfici che ingannano i sensi, sembrano creature nate da una Wunderkammer contemporanea. E in effetti, il titolo stesso della mostra evoca proprio lo spirito delle camere delle meraviglie: quei microcosmi di oggetti strani e rari in cui arte e scienza convivevano, tipici tra Cinquecento e Settecento.
Chiara Lecca riesce, con poetica lucidità, a ridare voce alla materia naturale attraverso una profonda rielaborazione formale. Le sue opere appaiono come reliquie ibride, sospese tra mondo animale e artificio umano. Alcune sembrano fossili di un futuro ancestrale, altre si mimetizzano tra gli oggetti storici degli appartamenti, generando cortocircuiti percettivi che sorprendono e incantano. In certe vetrine, corni di rinoceronte d’epoca convivono con sculture di pelli e squame incastonate in ampolle trasparenti, in un gioco raffinato di simmetrie e continuità visiva.
Notevole l’inclusione, per l’occasione, di due dipinti normalmente custoditi nei depositi della collezione: “Il venditore di meloni” di Leonello Spada, un tempo attribuito a Caravaggio, e un olio su tela seicentesco con una Figura maschile, cane e natura morta, che amplificano ulteriormente la stratificazione estetica ed evocativa del percorso.
Il viaggio si estende oltre le mura del palazzo, il biglietto dà infatti accesso anche all’Ospitale di Santa Francesca Romana in Trastevere, dove alcune opere dell’artista sono esposte nella suggestiva cappella dell’antico complesso. Qui, immersi nel Giardino delle Delizie voluto da Donna Olimpia e nella sobria eleganza neoclassica dell’architettura di Busiri Vici, le installazioni di Chiara Lecca dialogano con il silenzio sacro dello spazio, aggiungendo un’ulteriore dimensione simbolica al progetto: la meraviglia come esperienza mistica, la natura come sacro residuo di un ordine originario.
La visita a questa mostra non è solo un evento artistico, ma una sorta di rito iniziatico che costringe lo spettatore a ridefinire i propri codici percettivi. La natura, nella visione di Chiara Lecca, non è mai solo oggetto: è materia vivente, simbolo, metamorfosi. In un tempo in cui il nostro rapporto con il mondo naturale è sempre più fragile e contraddittorio, la sua opera ci ricorda che tutto è trasformazione, e che la meraviglia, come la memoria, si nasconde nei dettagli più inaspettati.
Lasciamoci quindi guidare dallo stupore e perdiamoci, con lentezza, nelle stanze dove il passato e il presente si guardano negli occhi.
CHIARA LECCA
DALL’UOVO ALLA DEA NELLE STANZE SEGRETE DORIA PAMPHILJ
Fino al 27 Aprile 2025
Palazzo Doria Pamphilj – Via del Corso, 305 – Roma | www.doriapamphilj.it
www.chiaralecca.com

Loredana Margheriti